“Affermare quanto già in essere in alcune regioni in ottemperanza alle direttive ministeriali ma non attuato con omogeneità su tutto il territorio nazionale. Rispondere alla solitudine delle famiglie, per affermare con forza che i bisogni non si esauriscono ai 18 anni né solo alla cura sanitaria o alla inclusione scolastica. Rivendicare il diritto a vivere”. Così ha aperto il suo intervento alla Camera dei Deputati in dichiarazione di foto per conto del gruppo del Partito Democratico, l’onorevole Maria Amato chiamata a relazionare sull’emendamento alla legge, approvato in Commissione Affari Sociali cui è componente.
“Nel titolo della proposta di legge arrivata dal Senato – ha spiegato la deputata Pd – compaiono parole chiare che lasciano intuire i contenuti: una scelta non casuale delle parole ci fa parlare di persone e non di malati, di abilitazione piuttosto che di percorsi riabilitativi, di diagnosi e cura alla persona, ma di assistenza alla famiglia. Con queste parole si dipinge un quadro ben noto a chi per professione, per affetto o per casualità ha conosciuto questo mondo, in cui il rischio dello stigma, della solitudine, della segregazione e della emarginazione è ancora molto alto. Una legge attesa, accolta con favore dalle associazioni, approvata con ampio consenso al Senato, sollecitata dalla Presidenza della Repubblica. È questa attesa che abbiamo tenuto bene a mente in Commissione da cui il testo esce con pochi cambiamenti che lo rendono però più incisivo. In Commissione abbiamo aggiunto l’articolo 3 bis, con un emendamento della maggioranza con lo scopo di rendere il testo più cogente e ridurre il rischio che gli impegni restino solo belle parole, introduce il riferimento alla Conferenza Unificata Stato Regioni che nell’applicazione dei LEA deve provvedere all’aggiornamento triennale delle linee di indirizzo. Il comma 2 recita che l’attuazione delle linee di indirizzo costituisce adempimento ai fini della valutazione da parte del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei LEA. Il cuore della legge sta nell’aggiornamento dei LEA specifici, è in questo passaggio che c’è l’impegno economico del governo. Le Regioni hanno un approccio molto diversificato nell’offerta e nelle modalità di assistenza affiancando a virtuose realtà terapeutiche nel pubblico e nel privato, a centri di riferimento specifici e rodati, il vuoto del mancato rispetto dell’accordo siglato nel 2012″.
“Il testo di legge quindi, conclude l’onorevole Amato – nell’articolo 3 definisce elencandoli i compiti delle Regioni e delle Provincie autonome, rispettando la loro specifica competenza attuativa e organizzativa. Ricordiamo che la persona affetta da disturbo dello spettro autistico non guarisce, ma può migliorare, e noi possiamo attraverso questa legge garantirgli la migliore delle qualità di vita possibili. Impegno sentito e dovuto, un diritto riconosciuto in un paese civile”.