Si è svolto questa mattina presso la Pinacoteca di Palazzo d’Avalos il convegno conclusivo per fare un bilancio del Progetto Penelope, in rapporto ai territori di Pescara e Vasto, nel quale è stato sviluppato con l’obiettivo di rafforzare le politiche e le pratiche d’intervento integrate per la prevenzione e il contrasto della violenza su donne e minori attive presso i Centri antiviolenza che operano sul territorio.
Presenti all’incontro, il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, l’assessore alle Politiche sociali, Anna Suriani e rappresentanti delle forze dell’ordine del territorio, il vice questore Alessandro Di Blasio, dirigente del locale Commissariato, e rappresentanze di polizia municipale e carabinieri. Con loro, operatori, avvocati e personali dei Centri antiviolenza coinvolti nel progetto.
Dopo gli indirizzi di saluto del sindaco Lapenna, e Rita Pellegrini, presidente di Ananke Onlus, ente partner del progetto, la prima sessione di lavori, coordinata da Felicia Zulli, dello sportello DonnAttiva del Comune di Vasto e coordinatrice del Progetto Penelope, ha visto la partecipazione del procuratore capo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Vasto, il dottor Giampiero Di Florio, del vice prefetto aggiunto della Prefettura di Chieti, il dottor Luciano Conti, e della ricercatrice del Cnr, Loredana Cerbara, che ha illustrato i dati relativi alle schede di rilevazione rispetto all’attività dei centri antiviolenza. A moderare l’incontro, la giornalista Maria Rosaria La Morgia.
Come spiegato nei report illustrati dalla dottoressa Cerbara, quello della violenza di genere risulta essere un “fenomeno in crescita”, soprattutto in Abruzzo, ma il dato ha un aspetto positivo: “Questo non significa che in Abruzzo avvengono più casi, ma le vittime sono sempre più a conoscenza di strutture del territorio dedicate al contrasto della violenza e quindi sono più portate a servirsene, rispetto a territorio in cui il sommerso (inevitabile anche in Abruzzo) è più accentuato”. La dottoressa Cerbara ha poi sfatato qualche luogo comune legato al fenomeno: “Non è vero che questo tipo di episodi si verificano ai danni di persone con livello culturale basso e in situazioni sociali degradanti. Spesso vittime e carnefici hanno un buon livello sociale e anche un grado di istruzione elevato“.
Per quanto riguarda i profili che emergono dai dati illustrati, le vittime sono per l’80% italiane, di età non molto diversa dal maltrattante, il quale risulta molto spesso occupato (stabilmente al 67%) e italiano (90%). Un altro luogo comune sfatato, quello relativo alle dipendenze: solo il 30% dei casi di violenza, infatti, è imputabile a persecutori che hanno sviluppato una qualunque forma di dipendenza.
Capitolo a parte, quello dello stalking, un tipo di reato che si concretizza in comportamenti persecutori, per la maggior parte dei casi legati all’invasione della privacy, contatti indiretti e tentativi di avvicinamenti. Non mancano, purtroppo, percentuali significative relative a intimidazioni e minacce e a violenza fisica. Per quanto riguarda la violenza fisica, nella maggior parte de casi si tratta di spintoni, schiaffi o tirate per i capelli; a seguire, in misura sempre consistente, pugni, calci o tentativi di colpire con oggetti, fino allo strangolamento, l’uso di armi da taglio e altre forme di tentato omicidio.
Non meno importanti i problemi di tipo economico che emergono in queste circostanze: “Il dato più allarmante è il fatto che solo il 27% delle donne ha un reddito sufficiente, il 20% non ha alcun reddito. Questo mette di fatto le donne in una posizione di debolezza e di dipendenza che può contribuire ad aumentare le difficoltà già presenti”. Da questo punto di vista, importantissimo diventa anche l’azione dei Centri antiviolenza nel settore: “Siamo particolarmente felici dei risultati raggiunti rispetto a questa problematica – ha infatti spiegato Felicia Zulli – poiché siamo riusciti ad effettuare degli inserimenti nel mondo del lavoro addirittura maggiori di quelli che avevamo previsto nel progetto”.
Segue l’intervista al procuratore capo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Vasto, il dottor Giampiero Di Florio.