Continuano a produrre polemiche il Parco nazionale della Costa teatina e la sua perimetrazione, anche dopo l’annuncio del commissario Giuseppe De Dominicis, che ha confermato di aver chiuso l’iter e di aver già pronta la proposta per il Ministero. Da un lato, infatti, la Camera di Commercio di Chieti, con il suo presidente, Roberto Di Vincenzo, mostra una certa soddisfazione per il risultato conseguito, sottolineando: “La Costa dei trabocchi e il Parco nazionale della Costa teatina devono entrare in un progetto nazionale ed internazionale, in quanto costituiscono un unicum dell’offerta turistica regionale. Il tavolo che si è riunito nei giorni scorsi ha trovato una confluenza di interessi sul tema. Le camere di commercio sono deputate a rappresentare le istanze territoriali dell’economia e ad essere l’interlocutore con la parte politica. Auspico che tutti i soggetti interessati, di parte pubblica e privata, riescano valorizzare il filo d’unione tra le progettualità per lo sviluppo territoriale, questa sarà l’arma vincente dell’Abruzzo”.
Dall’altro lato, però, non tutti hanno accolto con entusiasmo il risultato raggiunto; i sindaci dei comuni di San Vito Chietino, Rocca San Giovanni e Villalfonsina, rispettivamente Rocco Catenaro, Gianni Di Rito e Mimmo Budano, infatti, hanno già fatto sapere di aver inoltrato una missiva al Ministro dell’Ambiente con la quale criticano l’operato del commissario e non solo: “I sindaci, nel ribadire la netta contrarietà alla istituzione del parco nazionale con particolare riferimento alla inevitabile creazione del direttivo dell’Ente parco, quale organo sovraordinato ai Comuni, che escluderà i sindaci – e quindi i cittadini – dalla gestione del territorio, fanno rilevare al Ministro che il commissario ha svolto il suo incarico senza alcuna concertazione né con i sindaci (incontrati un’unica volta a Fossacesia il 5 dicembre 2014) né con le relative amministrazioni che rappresentano le comunità locali perché democraticamente elette dai cittadini. Questo è un aspetto assolutamente rilevante perché, oltre alla Regione, i comuni (proprio perché espressione diretta dei cittadini) sono gli unici soggetti, ai quali la legge sull’istituzione dei parchi attribuisce potere-dovere di partecipare al procedimento di istituzione del parco e che, quindi, il commissario avrebbe dovuto obbligatoriamente consultare costantemente, tra l’altro con modalità ufficiali e non attraverso incontri che, semmai ci sono stati con gli altri sindaci, si sono svolti nel chiuso di una stanza ed in modo assolutamente informale”.
I tre sindaci, inoltre, lamentano che “ai comuni non è stata trasmessa alcuna cartografia della proposta di perimetrazione, né delle diverse aree di protezione graduale individuate, come, del resto, ammesso dallo stesso commissario nella sua nota fatta pervenire ai comuni il 30 aprile scorso con la quale rassicura i sindaci che ‘avrà cura di inviare al più presto copia del suo lavoro’. Ancor più grave è il fatto che, come risulta nella citata missiva, il commissario ha anche predisposto (non si comprende con il contributo di quali soggetti) delle ‘Misure di salvaguardia’ andando, quindi, ben oltre il compito affidatogli con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri limitato, invece, alla delimitazione provvisoria del parco”.