Si è conclusa ieri sera con un incontro sull’occupazione di Bosco Motticce la due giorni di eventi organizzata dal laboratorio culturale e politico di San Salvo Democratica, iniziata mercoledì con l’evento che ha visto protagonista Aleida Guevara (qui l’articolo). Ieri sera, invece, spazio ai protagonisti e agli studiosi di quello che è stato definito come uno dei momenti storici più importanti nello sviluppo della città di San Salvo, nel suo 65° anniversario: l’occupazione di Bosco Motticce da parte di 1500 sansalvesi, che allora rappresentavano circa la metà della popolazione. Lo scopo, quello di fare di quel terreno campi da coltivare.
Dopo l’introduzione del consigliere comunale di Ssd Angelo Angelucci, è stato Gabriele Marchese a presentare gli ospiti del convegno, tra cui Nicola Verna, autore del libro Il bosco e la bandiera, Antonio D’Orazio, direttore Ires Cgil Abruzzo, e due testimoni diretti dell’evento storico, Fioravante D’Acciaro e Michelina Pracilio. Marchese ha tenuto a ringraziare Verna per il lavoro di due anni che ha portato alla pubblicazione del suo libro, primo tassello di un progetto che è poi proseguito con un cd realizzato da Panfilo Di Silvio, quand’era assessore provinciale alla Cultura, e prevede in futuro la realizzazione e la messa in posa di un cippo a ricordo dell’evento. Marchese ha poi ricordato che i soldi provenienti dalle assegnazioni definitive di quelle terre sono “nel teatro comunale”: “Ci sono state delle discussioni a riguardo, qualcuno voleva utilizzarli per le strade, ma la maggioranza ha deciso, durante la precedente amministrazione, di utilizzarli per qualcosa che rimanesse nel tempo, a ricordo dell’importante evento storico”.
È stato poi Fioravante D’Acciaro a ripercorrere quei momenti che di fatto hanno cambiato la storia di San Salvo: “Allora c’era miseria, non avevamo né stipendi né pensioni, l’unico sostentamento arrivava dalla terra, ma non ce n’era abbastanza per tutti. Così, nell’allora sezione del Pci di San Salvo è nata l’idea di occupare Bosco Motticce, anche se in realtà c’era rimasto solo il sottobosco, visto che il bosco vero e proprio era già stato tagliato sotto la guerra, per farci parti delle rotaie delle ferrovie. Naturalmente non è stata un’azione improvvisata: ogni compagno aveva il compito di avvisare 10 famiglie. E ogni capo decina faceva riferimento a Luigi Ruggieri. Il punto di ritrovo per partire per il bosco che si trovava a 5 chilometri di distanza era via Gargheta. Quella mattina del 12 marzo – ha ricordato Fioravante D’Acciaro – una moltitudine di uomini, donne e giovani arrivò da ogni parte, come migliaia di formiche. Sul posto, arrivarono anche il sindaco e i carabinieri, che provarono a convincere la popolazione a desistere, ma ormai l’entusiasmo era incontenibile. All’arrivo al bosco gli uomini cominciarono a tagliare la legna e le donne ad accatastarla. Nel pomeriggio arrivarono molti carabinieri, che tentarono di rimandare i contadini a San Salvo, ma non ci riuscirono. La notte, donne e bambini tornarono alle loro case, mentre gli uomini continuarono l’occupazione. Accesero dei fuochi che da San Salvo davano un’immagine viva del bosco. La mattina dopo ricominciarono i lavori, e tutto filò liscio. Nel primo pomeriggio, però, arrivarono centinaia e centinaia di carabinieri, con i cani. Usarono i manganelli e spararono. La popolazione era ormai spaventata e disorientata, ma arrivò l’onorevole Corbi: avevamo raggiunto il nostro scopo. La popolazione tornò a San Salvo in un clima di festa, sapevamo di aver raggiunto un obiettivo importante, anche se poi quelle terre nemmeno andarono a quelli che avevano organizzato l’occupazione”. A conclusione del suo racconto, inevitabile un moto di commozione nel ricordare quei momenti di comunione e solidarietà: “Ci furono molti arresti, ma quelli che sono rimasti liberi hanno continuato a zappare i terreni anche di quelli che erano in galera. Quando furono scarcerati e tornarono a piedi da Vasto, gli altri compagni gli corsero incontro, e si incontrarono vicino al torrente Buonanotte, tra baci e abbracci. Allora c’era un solidarietà che forse oggi non esiste più“.
A seguire, è stato proiettato un video con altre testimonianze e poi la parola è passata ad Antonio D’Orazio e Nicola Verna, i quali hanno inserito gli eventi del 12 marzo 1950 a San Salvo nel contesto più ampio della travagliata storia d’Italia di quegli anni.