Quarant’anni in due. Lui, Antonio Spinnato, ne ha 23 e si è formato alla scuola del grande chef Gualtiero Marchesi. Sua sorella Aurora, 17 anni, studia all’alberghiero di Termoli ed è appassionata di pasticceria. L’amore per il mangiar bene e il saper preparare pietanze e dolci deliziosi è un vizio di famiglia. Papà Antonino, dipendente di Poste Italiane, ha fantasia da vendere, a Natale ha inventato davanti alle telecamere di Zonalocale (guarda i filmati) una cena in cui ha utilizzato in modo innovativo i sapori tipici della cucina vastese, e ha da poco presentato domanda per partecipare alle selezioni di Masterchef, il talent show che va in onda su Sky.
Come nasce la vostra passione per la cucina? L’avete semplicemente ereditata da papà, oppure c’è dell’altro?
Antonio: “Ho sempre avuto la passione per la cucina. Poi ho studiato all’Istituto alberghiero di Termoli, quindi ho intrapreso un percorso di studi per apprendere le tecniche della cucina fino ad approdare nel 2011 alla scuola dello chef Gualtiero Marchesi, a Parma. Ho imparato la lavorazione delle carni, della selvaggina e anche del pesce. Non ho cavalli di battaglia. Come dice papà, sono un bravo esecutore, più che un creatore. Me la cavo bene soprattutto con le carni”.
Aurora: “La mia passione è la pasticceria da quando ho iniziato a studiare all’Istituto alberghiero di Termoli. L’arte pasticcera mi ha colpito più della cucina. Antonio dice che nella pasticceria non c’è la stessa precisione della cucina. Invece c’è tecnica, meccanica, chimica e fantasia nell’estetica e nella decorazione. La mia passione? La mousse ai tre cioccolati”.
Cos’è home restaurant, cui vi dedicate?
“L’home restaurant è la cucina in casa. Usiamo un appartamento e la sua cucina per eseguire piatti non troppo complicati, preferendo puntare più sulla qualità che sulla quantità. E’ fondamentale la ricerca delle materie prime sul territorio, senza stravolgere le tradizioni. Ed è una cucina presentata bene. Si tratta di una forma di ristorazione avviata prima negli Stati Uniti e ora, da tre-quattro anni, ampiamente diffusasi in tutta Italia. E’ diversa dalla consegna a domicilio, che è fatta per la banchettistica e per un minimo di 15-20 persone. Nell’home restaurant, invece, si cucina in casa per un numero ristretto di persone: noi ne ospitiamo non più di 12 alla volta, in modo da garantire la qualità. La quantità va a scapito della qualità: quando si deve cucinare per tante persone, è necessario molto personale, oppure alcune preparazioni vanno eseguite con qualche giorno d’anticipo”.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Aurora: “Spero di aprire una pasticceria a Parigi, dove imparerei l’arte pasticcera francese, ma farei anche pasticceria italiana”.
Antonio: “Mi piacerebbe aprire un ristorante all’estero, in Australia o negli Stati Uniti, dove fare cucina italiana, con 20-30 coperti. Questo non significa che voglio scappare da Vasto, dove ci si può anche organizzare in casa, perché aprire una struttura costa e poi si rischia di lavorare solo nei fine settimana. Si può mangiare di qualità anche con menu dal prezzo compreso tra i 20 e i 35 euro”.