Con il saluto del sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, si è aperta la serata dedicata alla presentazione del libro di monsignor Bruno Forte, arcivescovo della diocesi Chieti-Vasto,
intitolato Lettere dalla collina. “Davanti all’uomo che sbriciola i valori fondamentali, necessari alla convivenza – ha sottolineato Lapenna, aumentano i dubbi, la voglia di risposte nuove a vecchi interrogativi, mentre vacillano presunte certezze”.
A moderare l’incontro, don Gianni Sciorra, parroco di San Paolo Apostolo e vicario della Zona pastorale di Vasto, il quale ha introdotto il dialogo spiegando che “la formula comunicativa della lettera, adottata dall’autore, facilita l’accoglienza della proposta di senso, il tracciato della riflessione che attraversa ogni tema e ogni capitolo. Si trova a proprio agio con questo libro – ha continuato Don Gianni – chi vive l’inquietudine del cuore, chi desidera amare ed essere amato, chi non ha paura di guardarsi dentro”.
La parola è poi andata al professor Michele Cascavilla, docente di Filosofia del diritto all’Università di Chieti: “Seppure ne ha tutte le qualità, non credo che questo libro sia stato scritto per fare un’esegesi della storia della salvezza, né vuole essere un saggio di teologia. Questo libro vuole condividere un’esperienza di fede. Già il titolo – ha spiegato il professor Cascavilla – esprime questa volontà di comunicare un’esperienza di fede: la lettera, infatti, indica un livello comunicativo impegnato, mentre la collina, per chi ha dimestichezza con la Bibbia, indica un posto alto, un monte, il luogo dove appunto si fa esperienza di Dio”. Il professor Cascavilla ha poi rivelato anche “a chi è rivolto” il libro di monsignor Forte: “È rivolto sia ai credenti che vogliono rendere la propria fede più autentica, sia a chi non crede, ma è alla ricerca del senso della vita e della fede. Ci sono solo due categorie di persone che non troveranno interessante questo libro: quelli che traducono la propria fede in una sorta di sicurezza ideologica e quelli che hanno smesso di cercare il senso della vita e l’incontro con Dio“.
A seguire, l’avvocato Raffaella Valori, presidente dei Giuristi cattolici di Vasto ha spiegato la propria presenza al tavolo dei relatori, proprio come “l’interlocutore ideale” citato dal professor Cascavilla, in riferimento al proprio percorso di ricerca “inquieta”. L’avvocato Valori ha poi voluto citare lo stesso monsignor Forte nella sua ormai nota definizione di credente, che “non è altro che un povero ateo che si sforza di cominciare a credere” per sottolineare quanto la fede non sia una “certezza”, ma un lungo e faticoso percorso fatto di dubbi e ricerca: “La differenza, quindi, non è tra credenti e atei, ma tra pensanti e non pensanti“.
Parola, poi, a don Nicola Florio, parroco di Cupello e responsabile della Pastorale giovanile diocesana, che ha declinato il senso e il contenuto del libro nell’ottica dei più giovani: “Se dovessi definire il genere di questo libro, direi che è un libro di avventura, e l’autore mi perdonerebbe. Padre Bruno, infatti, ci porta in un magnifico viaggio interiore che ci porta alla scoperta del senso della vita che non può risiedere che nell’amore. Ma come in ogni viaggio avventuroso ci porterà a un bivio, quello tra l’amore per questo mondo passeggero e l’amore più forte della morte, quello nei confronti di Dio”.
Ultimo relatore della serata, don Domenico Spagnoli, responsabile della Pastorale vocazionale diocesana, che ha affrontato la lettura del libro dal punto di vista dei tanti giovani che magari hanno già avviato un percorso di fede, ma si trovano bloccati, incapaci di proseguire il proprio cammino: “Da questo punto di vista è un libro incoraggiante, perché il giovane lettore si trova davanti a un autore che ha fatto concretamente esperienza di Dio, e quindi si rende conto che è un percorso reale, che può realmente condurre a Dio. La via del Vangelo è possibile, perché Dio gratuitamente è coinvolto nella vita dell’uomo”.
Le conclusioni, infine, affidate all’autore, monsignor Bruno Forte, che ha ribadito l’intento di condividere la propria esperienza di fede: “Le lettere non sono un trattato, ma coltivano relazioni. Questo libro rappresenta una testimonianza che non ha la pretesa di imporsi, ma la speranza di contagiare. È un libro piccolo, che si può tenere a mani giunte, come quando si prega. Vorrebbe essere tenuto in mano, per entrare nel cuore e infine non servire più”.