“Palmoli ha sempre avuto una tradizione di accoglienza e ospitalità”. Sono state la parole di Giuseppe Masciulli, sindaco di Palmoli, ad aprire la serie di interventi dei sindaci del Vastese durante il convengo “Perchè integrazione significa conoscenza?”. erano presenti i quattro primi cittadini dei comuni che oggi ospitano sul loro territorio i centri di prima accoglienza per immigrati gestiti dalla cooperativa Matrix.Hanno raccontato le esperienze vissute nelle loro comunità, tra paure e perplessità dei cittadini a cui, anche attraverso l’azione amministrativa, hanno cercato di dare risposta. A Palmoli già nel 1997, “erano stati ospitati 80 albanesi sbarcati sulle coste pugliesi – racconta Masciulli -. La struttura utilizzata risale al 1300, nella sua storia è stato un convento donato ai religiosi in fuga dalla Spagna, potremmo dire che l’accoglienza è nel suo destino”. Sono tante le paure dei cittadini e tante le domande. “Porteranno malattie? Arriveranno delinquenti?”. Il primo cittadino ha una visione chiara. “Sono paure legittime, alimentate dalla crisi. Avremmo potuto lavarcene le mani, come qualche altro sindaco ha fatto. Ma abbiamo deciso che questa esperienza andava fatta. Un Paese civile ha l’obbligo di accogliere anche perchè non si può pensare di costruire una carriera politica speculando sul dolore della gente”. All’arrivo dei 70 profughi in paese sono state “fissate regole, li abbiamo accolti in maniera ponderata facendo capire loro diritti e doveri”. Così si punta sulle attività lavorative “perchè l’ozio è il peggiore dei mali”, sono state fissate delle regole che permettono agli ospiti del centro di uscire a gruppi, mai tutti insieme, e fissano l’obbligo di rientro alle 22.
Più recente e travagliata l’esperienza di Schiavi d’Abruzzo. Il sindaco Luciano Piluso è finito sotto accusa da una parte di cittadini (in particolare molti che vivono a Roma ma hanno origini schiavesi) per come avrebbe gestito la vicenda dell’arrivo dei profughi. È stato ricordato come sull’arrivo degli immigrati i Comuni non hanno competenze. È la prefettura a ricevere la disponibilità delle strutture e quindi programmare l’arrivo. L’unica competenza delle amministrazioni locali è quella riguardante l’agibilità della struttura. Sul caso-Schiavi Piluso ha aggiunto. “Questa situazione è un risveglio per le zone interne, crea economia, genera nuovi posti di lavoro”. Poi una stoccata a chi ha contestato. “Ho avuto problemi con persone che non sono a Schiavi ma molti devono ricredersi”.
Il sindaco di Carunchio, Gianfranco D’Isabella, sottolinea un altro aspetto positivo dell’integrazione di persone straniere nelle comunità locali. “Nei piccoli comuni si fa fatica a tenere aperte le scuole. E capita che bambini immigrati vadano a completare le classi, evitando la chiusura. Noi, a Carunchio, abbiamo già fatto esperienza di integrazione, il nostro parroco è del Ruanda e svolge un servizio a favore di tutta la comunità”. Anche per D’Isabella, la presenza di nuove persone in paese ha una “ricaduta positiva sulle attività commerciali”. Anche a Lentella c’è un nutrito gruppo di immigrati, ospitati presso una struttura fuori dal paese. “Nel nostro comune – ha spiegato il sindaco Carlo Moro – c’era già una casa famiglia per minori e una per le donne vittime di violenza. Eravamo già pronti all’accoglienza, le difficoltà non mancano ma con la buona volontà si possono superare anche i preconcetti”. Anche da Moro una stoccata ai suoi colleghi amministratori- “Fanno ridere quei sindaci che dicono non li vogliamo. Sono ospitati in strutture private, il sindaco non ha potere”.