Dopo l’allarme lanciato dalla Slp-Cisl sul piano di razionalizzazione degli uffici postali nel Vastese (leggi qui l’articolo), non si sono fatte attendere le reazioni politiche a più livelli, da quello parlamentare a quello degli enti locali, passando per l’Anci regionale.
A livello parlamentare, è stata l’onorevole del Partito Democratico, Maria Amato, a interrogare il ministro per lo Sviluppo Economico per sapere le ragioni che hanno indotto Poste Italiane ad avviare un piano che “rischia di tradursi in gravi disservizi per la nostra comunità”. L’onorevole Amato, insieme agli altri firmatari dell’interrogazione, ha chiesto quindi di sapere “quali azioni il Ministro intenda intraprendere per garantire il rispetto dei disposti stabiliti dall’Autorità per il Garante delle Comunicazioni in ordine al divieto di chiusura degli uffici postali nelle aree svantaggiate, e conseguentemente favorire una concertazione tra la direzione di Poste Italiane Spa e le amministrazioni locali, al fine di scongiurare la possibile chiusura degli uffici postali nei comuni più piccoli del territorio nazionale, nonché come si intenda intervenire per evitare che decisioni unilaterali assunte da Poste Italiane Spa arrechino disagi ai cittadini-utenti che non vedono garantita l’effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità, nel rispetto dell’accordo siglato fra le Poste Italiane Spa e lo Stato”.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente regionale dell’Anci, Luciano Lapenna, che ha già annunciato, per mercoledì prossimo, un incontro con Poste Italiane: “L’Abruzzo è una delle regioni italiane più penalizzate dalla proposta di riordino che Poste Italiane ha comunicato ai sindacati, – ha sottolineato Lapenna – che prevede la soppressione di ben 19 uffici postali e la razionalizzazione per altre 35 sedi. Per razionalizzazione si intende la garanzia di apertura delle sedi per un massimo di 3 giorni a settimana. Inutile sottolineare che la decisione delle poste è stata presa unilateralmente, ma tengo molto ad annunciare che essa verrà contrastata dall’Anci Abruzzo. Anci Nazionale ha chiesto ed ottenuto, per mercoledì prossimo, un incontro a Roma con la società guidata da Francesco Caio. Un confronto su tema finalizzato ad esaminare la situazione che si verrebbe a determinare con il piano previsto. Non è possibile dimenticare o sottovalutare la funzione fondamentale di presidio per i territori che viene esercitato dagli uffici postali per la possibilità che offrono di accesso ai servizi essenziali. La chiusura interessa piccoli comuni, soprattutto montani, privandoli in alcuni casi, dell’ unico servizio rimasto ancora in essere”.
L’Anci, inoltre, contesta la violazione di un protocollo bilaterale sottoscritto tra le parti, con l’impegno delle poste ad un rapporto di collaborazione e concertazione con i comuni soprattutto nei centri di minore densità demografica: “Il protocollo infatti prevedeva di sviluppare sinergie sempre più efficaci con il sistema dei comuni istaurando un dialogo volto a individuare soluzioni compatibili con i bisogni della popolazione. Dopo l’incontro di mercoledì a Roma chiederemo alla Direzione delle Poste abruzzesi un incontro. Sentiremo anche i sindacati di categoria e la Regione Abruzzo, affinché si garantiscano a tutti i cittadini abruzzesi quei servizi necessari, a tutela soprattutto degli anziani, che già vivono condizioni di oggettiva difficoltà per la residenza nei piccoli centri, che vedrebbero aggravata la loro condizione di isolamento”.
Il sindaco di Scerni, Giuseppe Pomponio, invece ha scritto direttamente alla direzione e al responsabile Area Centro di Poste Italiane, per riportare “il grido di allarme lanciato dalla popolazione che mi onoro di amministrare”, insieme alla richiesta “di un sollecito intervento, affinché venga rivista l’eventuale decisione adottata dai vertici di Poste Italiane Spa”.
“Chiedo con viva forza, – ha sottolineato Pomponio nella sua nota – anche in nome e per conto dell’intera amministrazione, che l’ufficio postale di San Giacomo venga mantenuto in quanto a servizio non soltanto dei cittadini scernesi residenti in quella località, ma anche di quelli dei Comuni limitrofi il cui territorio confina con la contrada. Tanto si è detto sulla funzione sociale che gli uffici postali svolgono specialmente nei centri di modeste dimensioni demografiche, e dell’efficienza dei servizi resi dagli stessi in un mercato concorrenziale in cui la competitività è diventata la parola d’ordine, per cui non voglio ribadire concetti ormai noti ed acquisiti, mi preme invece sottolineare in questa sede che l’erogazione di certi servizi, come quelli postali, dovrebbe prescindere da ogni logica legata alla produttività e redditività ed essere, invece, ancorati alla natura dei bisogni e, quindi, ad una valutazione degli interessi collettivi coinvolti. Basterebbe seguire tale criterio per concludere che i tagli non dovrebbero riguardare gli uffici postali e, nella fattispecie, l’ufficio ubicato in contrada San Giacomo di questo Comune”.