Mattinata intensa presso la palestra della scuola secondaria di primo grado di via Scopellitti, a San Salvo, dove l’istituto comprensivo n°1 guidato dal dirigente scolastico Anna Paola Sabatini ha organizzato una manifestazione per la Giornata della Memoria, nella quale si commemorano le vittime dell’Olocausto e dell’oppressione nazifascista.
Presenti all’incontro moderato dalle giornaliste Paola Calvano e Tiziana Smargiassi, gli assessori Maria Travaglini e Giovanni Artese, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, e l’insegnante Ida Marinucci, della “Salvo d’Acquisto”, che ha riportato l’esperienza del toccante viaggio a Cracovia e Auschwitz, a cui ha partecipato lo stesso istituto con una delegazione ministeriale. La giornata è stata impreziosita dagli interventi musicali dell’orchestra degli studenti, diretta dal maestro Fausto Esposito.
“Questa giornata – ha sottolineato il dirigente scolastico Anna Paola Sabatini – arriva a 70 anni dalla caduta dei cancelli di Auschwitz, in un momento storico in cui è viva la minaccia dell’estremismo islamico. È ancora fresco in noi il ricordo del Viaggio della Memoria, effettuato con la delegazione ministeriale a Cracovia e ad Auschwitz, per questo abbiamo pensato di affidare questa ricorrenza alle parole della professoressa Ida Marinucci e di due alunne della scuola, per la testimonianza di quello che abbiamo visto. Personalmente ho riportato dentro di me un’esperienza di grande dolore, silenzio e freddo, che non si poteva combattere coprendosi di più, perché è un freddo che viene da dentro, insieme a quel silenzio che solo le parole dei sopravvissuti hanno potuto rompere”.
La dottoressa Sabatini ha quindi spiegato il titolo della manifestazione, “Interrompiamo la sequenza”, studiato per legare i terribili fatti del passato a una presa di coscienza che eviti il ripetersi degli stessi errori, in un momento storico così delicato, nel quale l’odio e la cattiveria dell’uomo contro l’uomo non sono certo cessati: “La commemorazione del passato – ha infatti sottolineato il dirigente scolastico – ha senso sono se è in grado di lasciare, oltre alla traccia emotiva, l’impulso alla riflessione per la vita di tutti i giorni, affinché agiamo, ciascuno nel nostro piccolo, per costruire la pace”.
Parola poi all’assessore Artese, che ha voluto ringraziare dirigente e scuola per la manifestazione, per poi soffermarsi su una riflessione sul valore dell’integrazione: “Oggi più che mai sentiamo la difficoltà di integrazione con culture diverse e ci confrontiamo continuamente in temi che vanno dalla difesa della propria identità all’apertura alle altre cultura. So benissimo che è difficile accettare culture diverse dalle nostre, ma la giornata di oggi ci ricorda che non c’è altra strada“.
A seguire l’assessore Travaglini ha invece ricordato i progetti che sta portando avanti il suo assessorato in collaborazione con le scuole di San Salvo e ha poi sottolineato l’importanza di conoscere direttamente questi avvenimenti: “Mi sento di dire che esperienze come quelle della visita ad Auschwitz rappresentano una opportunità unica per far capire ai nostri figli cosa può concepire la mente umana, per fa sì che queste tragedie non avvengano più”.
Particolarmente emozionante, infine, il momento in cui la professoressa Ida Marinucci ha ripercorso il viaggio a Cracovia e Auschwitz, con tutte le tappe, dalla piazza di Cracovia, dove sono stati rastrellati 15mila ebrei per esser relegati nel ghetto, fino al “viaggio all’inferno” di Birkenau e Auschwitz. In religioso silenzio i ragazzi hanno ascoltato l’abominio delle persecuzioni, in un ghetto, “murato” con le lapidi del cimitero ebraico, dove venivano separati gli ebrei che potevano lavorare nelle fabbriche tedesche e quelli che invece dovevano andare direttamente ai campi di concentramento. Toccante il racconto della scuola del ghetto, dove vivevano i bambini degli operai che lavoravano nelle fabbriche: “Un giorno – ha ricordato la professoressa Marinucci – gli adulti sono tornati dal lavoro e non hanno più trovato i bambini: erano stati portati nel bosco e fucilati”.
La professoressa Marinucci ha poi continuato questo “viaggio all’inferno” con le tappe successive, quelle nei campi di Birkenau e Auschwitz. “C’erano due modi per morire subito e smettere di soffrire, – ha ricordato la docente dell’istituto, riportando le parole dei sopravvissuti ascoltate sul posto – si poteva correre a perdifiato contro la recinzione di filo spinato ad alta tensione e morire folgorati, oppure passare in infermeria. Chi varcava la soglia dell’infermeria era spacciato, perché il bisogno di cure stabiliva automaticamente l’inabilità al lavoro, e quindi la morte”. Tra le testimonianze riportate, quelle delle sorelle Bucci, scampate alla morte in quanto gemelle, e quindi “utili” agli esperimenti umani che si conducevano sul campo. Ma in pochi sono sopravvissuti: nella maggior parte dei casi, i bambini usati per gli esperimenti morivano atrocemente, come un cugino delle stesse, ritrovato impiccato a un gancio da macellaio, dopo terrificanti esperimenti. Altre poi le testimonianze crude, ma significative, di uno sterminio che ha portato alla morte 6 milioni di ebrei; 12 milioni le vittime “complessive”.
“Oggi spesso ci si lamenta che si parla sempre dell’olocausto, ma se ne deve parlare. Occorre conoscere e far conoscere questi fatti, solo così possiamo sperare che non accadano più; certe cose sono potute accadere anche perché in molti hanno fatto finta di niente“.