L’atmosfera è quella degli scantinati simbolo dei mitici anni ’60. Sale prova ricavate nelle cantine divenute ritrovo di giovani musicisti, luogo di aggregazione e di passioni. Un “covo” come quello in cui ci porta Davide Tittaferrante è oggi un po’ più raro da trovare, visto che in tanti cercano di trovare una sorta di “perfezione” anche nell’allestimento della sala prove. Ma la sua perfezione, come scopriamo dopo poco, è nascosta sotto teli, e coperte. Una luccicante batteria di cui bisogna iniziare a contare i pezzi senza perdere il conto. “Ma questa è solo una delle cinque che ho. E non sono neanche montati tutti i pezzi”. La passione per la musica di Davide, come per tantissimi giovani, nasce tra le mura domestiche. “Mio zio è professore di musica, ha studiato trombone e piano ed insegnato al Conservatorio di Prato”. Il rientro a Gissi dello zio è il momento giusto per insegnare al giovane nipote. “A sei anni ho iniziato con piano e tastiera. Però il mio desiderio era suonare la batteria”. Un giorno suo padre torna a casa con un bel regalo. “Un batterista di Gissi suo amico gli regalò questo rullante. Per me era più che sufficiente anche perchè, con i fustini del Dixan, i coperchi e le pentole, avevo la mia batteria”. Il ritmo era per Davide qualcosa di innato. “Mia madre mi racconta che quando avevo 3 anni mi mettevo davanti alla finestra, nei giorni di pioggia, a contare le gocce portando il tempo”. Doveva per forza finire dietro ad una batteria.
A 12 anni i genitori capirono che la strada era quella giusta e così lo iscrissero a lezione. “Il primo maestro fu Demetrio Tornese. Poi, terminate le scuole superiori, andai a Roma per studiare seriamente batteria”. Nella capitale Davide iniziò a studiare con Vincenzo Restuccia, storico batterista e percussionista italiano (il papà di Marina Rei), “uno della vecchia scuola, eccezionale come batterista”, e poi l’ingresso nell’accademia La Fonderia delle Arti, con i maestri Maurizio Boco e Davide Pettirossi. L’inizio, da adolescente, è stato con gli amici del paese. “Affittavamo qualche casa in zona e iniziavamo a suonare, cercando di fare qualcosa. Se ci penso ora era solo tanta commedia, però è stato bello”. E poi tanta musica con suo fratello, Fiorindo. “Abbiamo avuto la collaborazione di artisti importanti, come Massimo Varini, poi Massimo Priviero, i Gang, Bubola”. Il suo stile alla batteria è esuberante e, quando passi per una serata, ti accorgi che c’è lui perchè i set che porta in giro sono solitamente molto “ingombranti”. “Quando ho iniziato a suonare volevo già la batteria grande. Ma mio padre mi fece desistere. Iniziando a suonare, seguendo i batteristi più importanti, volevo già qualcosa che potesse farmi sfogare così. Quando ho iniziato a studiare a Roma ho iniziato a capire l’importanza della batteria perchè se non sai quello che suoni non serve a nulla avere uno strumento con tanti pezzi. Ma tu devi essere bravo sia con un set minimo che con qualcosa di più grande”.
Che abbia una passione per le batterie “importanti”, lo si capisce dall’entusiasmo quando racconta la composizione del suo strumento in versione completa, sognando magari di arrivare ad avere uno strumento come quello di Terry Bozio. Nel corso degli anni, prima che il lavoro lo occupasse in maniera importante, ha suonato con varie formazioni, tra cui gli Eclipse (cover band dei Pink Floyd), la cover band dei Beatles. Le situazioni preferite sono quelle familiari. “Con mio fratello ho la possibilità di scrivere le mie parti di batteria e riesco a dare il meglio di me. Mi è piaciuto molto suonare con gli Old Boy. Sono entrato al posto di Nicola D’Adamo, che aveva altri impegni, e il gruppo mi ha dato la possibilità di mettere del mio. È stato davvero bello”. Un’esperienza accumulata nel corso di tanti anni alla batteria e dalla guida dei più grandi batteristi incontrati in occasione dei seminari in giro per l’Italia. Oggi Davide deve necessariamente dividersi tra la musica e il lavoro di Vigile del Fuoco, in cui la sua irrefrenabile energia si fonde con la razionalità. “Più che un lavoro è una missione. Fare il pompiere non è solo spegnere il fuoco, forse quella è l’ultima delle cose. Si affrontano interventi davvero problematici. Forse ci vuole il tocco di follia, ma deve essere una follia razionale. Quando sei al lavoro devi avere la giusta paura. Se non hai paura non hai capito niente del lavoro, in determinate situazioni la paura ti fa riportare la pelle a casa. Se non hai paura rischi di farti male”. Davide è così, una spavalderia che necessita però di autocontrollo. Anche perchè l’esuberanza del batterista deve comunque portare a tempo una band. “In ogni situazione c’è sempre uno schema da portare avanti. Quando vai a registrare in studio non è che vai, ti siedi, fai rumore ed è a posto”. Gissi ha una grande tradizione bandistica e anche Davide ha fatto parte di questa realtà. “Ho suonato con la banda da quando avevo 14 anni, anche quella è stata esperienza. Era nata anche una big band con il maestro Nicola Mariani. Io credo che in ogni situazione puoi fare esperienza”.
Con un lavoro che preso sarà fatto da turni particolari, la musica rischia di essere messa in disparte. “Non sarà così. Finirò di lavorare e verrò a suonare. La musica è l’unica cosa che non lascio mai. A casa ho il mio pad allenatore e anche in caserma, a Roma. Quando sono arrabbiato e mi devo sfogare prendo le bacchette e passa tutto. La batteria, la musica in generale, mi ha sempre salvato in tutto. In ogni situazione, qualunque problema io abbia avuto, la musica mi ha sempre abbracciato come per dire: non ti preoccupare, ci sono io. Non posso tradire la musica perchè lei non mi ha mai tradito“. Se fino a qualche anno fa l’impegno principale era nel mondo della musica, oggi, il tempo è di meno e quindi bisogna scegliere bene le situazioni in cui impegnarsi. “Mi piace lavorare bene e suonare con bravi musicisti che danno affidabilità per le prove e le serate. Quando si collabora con persone come Fabrizio Fabiano, Rocco Monteferrante, i già citati Varini e Priviero, è davvero un piacere”. Un desiderio vero e proprio Davide non ce l’ha. “Se mi chiedi con chi vorrei suonare non saprei davvero rispondere. Mi piacerebbe suonare con molti grandi artisti. Ecco, forse l’esperienza di suonare su palchi importanti, con un bel pubblico, che in qualche occasione ho già provato, la farei volentieri”.
Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di Costanzo D’Angelo
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