“Il mio più grande desiderio è quello di poter suonare e far conoscere questo strumento per quello che è”. Domenico D’Annunzio è ancora giovane, compirà 29 anni a marzo, ma è un musicista ormai affermato da tempo. Con suo strumento la fisarmonica, anzi, il bajan, riesce ad esprimere tutte le sue emozioni, a trasmettere a chi lo ascolta una grande intensità facendo scoprire un mondo musicale certamente lontano dal modo in cui la fisarmonica è conosciuta. Se le melodie della tradizione popolare (in tante regioni italiane) sono quelle che più facilmente si associano a questo strumento, esiste una dimensione legata alla musica classica, a quella contemporanea, al jazz, per non parlare del celebre tanto o della musica barocca. Anche per Domenico, però, la “conoscenza” è avvenuta in un contesto di musica popolare. “Avevo 8 anni, l’ascoltai al matrimonio di mia sorella e mi ha incantato la sua potenza di suono non indiferente. Rimasi colpito anche dalla possibilità che questo strumento aveva di suonare come un’orchestra intera”. Così si iscrisse ai primi corsi alla Scuola Civica Musicale di Vasto, con insegnante Filippo Marino.
“Poi, dopo qualche anno, ho conosciuto il maestro Adriano Ranieri. Lui mi ha fatto conoscere la fisarmonica in ambito diverso, più classico”. Oggi Domenico suona il bajon. “Dal punto di vista dell’emissione del suono, bajon e fisarmonica hanno lo stesso funzionamento”. Quello che cambia sono i tasti. In un caso sono come la tastiera del pianoforte mentre nello strumento prediletto del giovane musicista vastese le note sono assegnate a dei bottoni. “I tasti sono tutti uguali e più vicini, si riescono a coprire più ottave nello spazio dell’estensione della mano. Altra particolarità è nella mano sinistra dove ho la possibilità di suonare sia gli accordi pre-composti che le note singole, i cosiddetti bassi sciolti”. Questo permette una maggiore possibilità di suoni da creare. “Il bajon è un po’ più complesso ma ti permette di avere maggiori possibilità di suono. Putroppo, specie nella nostra tradizione, è uno strumento conosciuto poco e male”. Mentre spiega come funziona il suo strumento si percepisce un grande trasporto, una passione che ha dentro e che non vede l’ora di poter esprimere facendo ciò che ama di più, suonando. Anche per lui, all’inizio, i brani da suonare erano quelli della musica popolare. “Sono certamente i più abbordabili per un ragazzino. Poi ho avuto modo di ascoltare dei musicisti che suonavano alla fisarmonica dei brani del periodo barocco. Ho così compreso come nella musica popolare si sfruttassero sono il 10-20% delle possibilità dello strumento. Spesso la mano sinistra è usata solo per azionare il mantice perchè la parte dell’accompagnamento è assegnata all’orchestra”.
È scattata così in Domenico la scintilla per proseguire in uno studio intenso dello strumento, fino ad arrivare all’iscrizione al Conservatorio. “La fisarmonica è entrata nei Conservatori italiani solo nel 1993. Quando mi sono iscritto io c’era in poche sedi e alla fine scelsi Frosinone”. Dieci anni di studi e tanti concorsi in cui ha avuto l’opportunità di far conoscere la sua crescente bravura in giro per l’Italia e non solo. Ne sono la prova coppe, targhe, medaglie e attestati in bella mostra sulle pareti della sua “stanza della musica”. “Un concorso è fine a se stesso. La musica non è una gara, però quello ti aiuta a metterti alla prova. Se hai un programma che vuoi presentare in un concerto portarlo ad un concorso è l’occasione per testarlo”. Tante partecipazioni (e vittorie) “soprattutto negli anni finali del Conservatorio, quando comunque studiavo con lo strumento 7-8 ore al giorno”. Il primo concorso vinto in assoluto risale a quasi 20 anni fa, “avevo 10 anni e vinsi un concorso organizzato durante la festa di San Paolo”. La vittoria di un concorso in provincia di Frosinone gli ha dato la grande opportunità di fare una tournèe negli Stati Uniti. “È stata davvero una bella esperienza. Anche lì ho potuto far conoscere il bajan da un altro punto di vista perchè anche lì, per la presenza di molti italoamericani, molti conoscono solo le canzoni popolari. Ho fatto ascoltare i brani classici e ne sono rimasti colpiti”. Nonostante sia pomeriggio (presto) e Domenico viva in un condominio, non possiamo andare via senza aver ascoltato una sua esecuzione. Una volta iniziato, un brano dopo l’altro, ci fa ascoltare atmosfere completamente diverse tra loro ma ugualmente suggestive. Dalla musica barocca al jazz, finendo con un brano per organo davvero interessante. “Amo questo strumento per le sue tante possibilità. E amo trasmettere questa passione”.
Non a caso, nel 2011, ha conseguito la laurea in Didattica della musica, per insegnare nelle scuole medie. E oggi è professore di fisarmonica in una scuola media ad indirizzo musicale della provincia di Frosinone, a Tecchiena di Alatri. “Trovo un po’ assurdo che in Abruzzo non ci sia nessuna cattedra di fisarmonica nelle scuole medie. I ragazzini non conoscono lo strumento e quindi non lo scelgono. Certo, altri strumenti come la chitarra, o il flauto, sono meno costosi, però credo che si potrebbe fare di più”. La didattica è un aspetto importante per Domenico D’Annunzio, ma lo sguardo rimane sempre fisso sull’attività di musicista. “Spesso si fa l’errore di iniziare ad insegnare e non suonare più. La mia priorità è sempre portare avanti lo strumento, perchè suonare vuol dire far conosce agli altri. Poi la didattica viaggia parallela. È molto bello quando capita un concerto in zona e i miei alunni possono venire a sentirmi, così possono conoscere pienamente le possibilità dello strumento”. Tre le attività musicali del musicista vastese c’è una interessante collaborazione con il Coro Polifonico Histonium. “Ho conosciuto Luigi Di Tullio tanti anni fa alla scuola civica. Anche lui è fisarmonicista e spesso, quando ci troviamo, mi dice che vorrebbe riprendere gli studi dello strumento. Mi chiama nei concerti del Coro perchè ha voluto sperimentare questo connubio tra il bajan e le voci, tra l’altro si presta anche al connubio con altri strumenti”. Anche nel recente concerto natalizio Domenico D’Annunzio (uno dei Musici del Polifonico insieme e Francesco D’Annibale, Davide Di Ienno e Alessandro Pensa), ha incantato il pubblico con la sua bravura. E, con i tanti concorsi in cui si è messo in luce, sono arrivate le chiamate per concerti in diverse parti d’Italia. “Ho eseguito delle prime esecuzioni assolute di compositori contemporanei, tra queste Para una Milonga di Raffaele Bellafronte (il video)”. Racconta e spiega ogni dettaglio del suo strumento, Domenico, accompagnando le parole con il suono del bajan. Esecutore ed interprete ma non compositore. “Almeno per ora. Però mi piace arrangiare i brani, anche quelli per l’orchestra della scuola in cui insegno”. Il suo sogno nel cassetto è davvero essenziale. “Suonare”, dice con convinzione. “Fino ad oggi questo strumento è stato utilizzato prettamente come elemento timbrico, non per quello che può esprimere. Pensiamo alle colonne sonore di tanti film. Io voglio suonare e farlo conoscere per quello che è”. Anche perchè suonare il bajan (o la fisarmonica) richiede anche un certo sforzo fisico. “Devi fare 3 cose insieme, articolare i movimenti delle due mani in maniera indipendente e poi, con il braccio sinistro, aprire e chiudere il mantice”. Mettiamoci anche l’uso del mento che, durante un brano, può servire a cambiare il registro del suono (proprio abbassando la testa sullo strumento e premendo il bottone adatto con il mento). Il suo autore preferito è Bach, di cui esegue brani organistici che, ascoltare per credere, si prestano ad essere suonati con la fisarmonica. E la sua dimensione ideale è quella che lo vede “su un palco, a suonare e trasmettere ad altri questa mia passione“.
Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di Costanzo D’Angelo
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