L’Us San Salvo non è più una sorpresa, stabilmente nella parti alte della classifica, i biancazzurri sono tra le grandi protagoniste del campionato di Eccellenza. Secondo posto in classifica a 28 punti come l’Avezzano che ha speso 3/4 volte di più e Paterno, 2 soli punti di distacco dal Francavilla capolista e la seconda difesa meno battuta con 9 reti al passivo. Tra i principali artefici di questi risultati, insieme alla società, c’è il 37enne Claudio Gallicchio, giovane allenatore, stimato e preparato, ma con i piedi ben saldi a terra, alla seconda stagione sulla panchina del club. Per lui un passato da attaccante con le maglie di Bologna, Carpi, Ternana, Triestina, Sassuolo, Cosenza e altre.
Lo abbiamo incontrato per discutere del momento che sta attraversando la sua squadra, un’ampia intervista in cui il mister parla anche della società e dei tifosi, del suo metodo di lavoro, di mercato, dell’amore per il calcio, del passato da giocatore, delle aspettative per il futuro e della sua famiglia, oltre a ricordare il compagno Klas Ingesson e ad abbracciare il massaggiatore Nicola Pezzotta.
Dopo 14 giornate si aspettava di trovarsi in questa posizione di classifica?
Sinceramente pensavo di fare bene, sono ripartito nello stesso posto dove ero lo scorso anno, con tanti ragazzi che conoscevo, aggiungendo 3-4 innesti mirati. Speravo di ottenere questo risultato, ma stiamo andando al di sopra delle aspettative, ci fa piacere.
Il San Salvo ha gli stessi punti dell’Avezzano che ha speso 3/4 volte di più. Qual è il segreto di questo successo?
Segreti non ce ne sono, faccio parte di una società che ci tiene davvero, che ci segue durante la settimana e che non ci fa mai mancare nulla, da allenatore devo pensare solo al campo, ci fanno stare molto tranquilli sotto tutti gli aspetti. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico ho dei ragazzi che hanno voglia di migliorarsi perché sono tutti giovani, non ho “anziani” in squadra, tutti che corrono, lottano e non si fermano mai.
Quali sono i pregi e i difetti di questo gruppo?
Il pregio è la loro grande voglia di apprendere, di sacrificarsi e soprattutto di ottenere i risultati, perché è attraverso i risultati che viene tutto e durante la settimana è tutto più bello, ti alleni meglio, con più voglia. Un difetto è sicuramente la nostra giovane età, la poca esperienza che in alcune circostanze, come nelle partite perse, si fa sentire. E’ un limite ma non si può avere tutto, la società ha fatto un programma e ha stabilito un budget molto limitato all’interno del quale rimanere. Sono molto orgoglioso di questi ragazzi, stanno davvero dando tantissimo, ma glielo ricordo sempre, non devono mai dire che sono al massimo, nel calcio si può sempre dare di più.
Per sopperire a questi limiti chiederà qualcosa dal mercato?
Ho già parlato con la società, siamo molto in sintonia con il direttore generare Meuccio Di Santo. Sicuramente non vorremmo perdere nessuno e non credo accadrà, anzi, me li tengo ben stretti, di chiunque si tratti. Anche chi ha giocato meno fa parte di questo gruppo, è salito in sella ed è giusto che arrivi fino alla fine. Se poi qualcuno chiede di andare via allora cercheremo di accontentarlo. In entrata non credo faremo tanti acquisti, ma nemmeno pochi, comunque siamo lì, vogliamo giocarci le nostre carte con questo gruppo, è giusto che chi è arrivato fino a questo punto abbia la possibilità di giocarsela ancora per il resto della stagione, anche perché non abbiamo l’assillo di vincere questo campionato. A me piacerebbe, non mi nascondo, a chi non piacerebbe? Bisogna però essere anche realisti, non abbiamo le possibilità economiche per farlo. Nulla toglie che questi ragazzi possano migliorare, crescere e diventare loro quelli che mi porteranno a tale risultato in futuro.
La società per ora parla di salvezza, lei alla presentazione della squadra lo ha definito un obiettivo riduttivo, che obiettivi avete realmente?
In questo momento non mi porta nulla andare a mettere delle pressioni ad un gruppo così giovane. Non so fino a che punto i ragazzi possano sopportare questa responsabilità, l’obiettivo primario resta la salvezza, siamo a buon punto e dovremmo raggiungerla molto prima della conclusione del campionato. Poi se gli altri continuano a fare quello che stanno facendo e ci permetteranno di stare ancora lì in alto con loro è normale che ce la giocheremo, ma attenzione, la situazione è così equlibrata per ora che basta una sconfitta per uscire dai play-off, con due ti ritrovi a metà classifica in un attimo, è presto per fare i conti, c’è ancora molto da giocare.
C’è stato, in una stagione fino a questo momento positiva, un momento negativo?
No, nemmeno nelle due partite consecutive che abbiamo perso, sono state talmente vicine, delle quali una nel turno infrasettimanale, che sono passate in fretta visto che la domenica successiva abbiamo vinto e ci siamo ripresi. Non abbiamo mai avuto un calo, ma nemmeno una striscia positiva di 6/7 risultati utili. Dopo 2/3 risultati positivi è sempre arrivata una sconfitta. Dobbiamo migliorare trovando la continuità di risultati.
Su quale aspetto mentale ha lavorato per far diventare questi ragazzi una squadra di alta classifica?
Ho avuto grandi maestri, allenatori importanti come Mazzone, Ulivieri, Sannino, De Canio, Mandorlini, Foscarini, Delneri, ho cercato di prendere un po’ il meglio da ognuno, ho sempre avuto questa aspirazione, in campo da giocatore davo sempre una mano, ero costruttivo, cercavo di vedere dov’era il problema e nel tempo mi sono fatto una mia idea. Per me i moduli sono tutti uguali, non ci si inventa niente, quel che conta è la motivazione, saper motivare un giocatore e farlo rendere per quelle che sono le sue possibilità. Qui è arrivato qualche giocatore che in passato non giocava altrove, come Carlo Triglione, mai considerato abbastanza e che sta rendendo al massimo, ma non perché io abbia fatto qualcosa di diverso, ho solo cercato di metterlo nelle condizioni migliori e farlo rendere per quelle che sono le sue possibilità, senza chiedere qualcosa che non sappia fare, ma solo quello che sa, con fiducia. Lui è uno dei tanti, ma è l’esempio più lampante, sta facendo benissimo e dando tantissimo. In passato non ha fatto tutto questo.
C’è un giocatore di questo San Salvo che le ricorda il Gallicchio giocatore?
Più di uno, uno a livello tecnico, l’altro a livello caratteriale. Il primo è Di Ruocco, avevo le sue stesse caratteristiche, ma non ha tutto quello che avevo io, il mio carattere era diverso, anche ora da allenatore l’ho cambiato, è necessario se fai questo mestiere, cercando di farlo in meglio. Il mio carattere in campo ce l’ha Ramundo che è un lottatore, uno che non vuole perdere e pur di vincere farebbe qualsiasi cosa. Un ’95 che ha una tempra da leader anche senza mezzi tecnici, lui lo sa, glielo dico sempre, ha una grande volontà che mette sempre in campo e gli permette di rendere più di uno più dotato di lui tecnicamente.
Oltre a quelli citati e ai bravissimi gemelli del gol Marinelli-Antenucci ce ne sono anche altri degni di nota.
Questo è un gruppo unito, ancora di più del passato. Ce ne sono tanti che lavorano per il collettivo come Roberto Quaranta, l’ho portato io, lo conoscevo da giocatore e non come ragazzo, sta dando tanto, nonostante l’infortunio, serve moltissimo a questo gruppo, così come Felice, Battista, il portiere Cattenari, non lo scopro io, ho avuto solo la fortuna di convincerlo a venire nel momento giusto. Veniva da un’ottima annata ma non lo avevano confermato a Campobasso dove aveva voglia di rimanere. Ho avuto il guizzo di intervenire al momento giusto e ora dopo essersi inserito senza problemi si trova benissimo, anche perché lo mettono sempre in condizione di fare bene. Anche Luongo, l’ho portato io, all’inizio non si è inserito tanto per via delle sue caratteristiche fisiche, essendo robusto aveva bisogno di più tempo. Qualcuno all’inizio era dubbioso sulle sue qualità, ora si vede che c’è e ricordiamoci che è del 1993, tre mesi fa era un under, oggi no. Non dimentichiamo D’Aulerio che è secondo nella classifica dei giovani di Eccellenza, oltre al professore Paolo Amorosa, mio preparatore atletico e amico che ha sposato questa causa, l’ha presa davvero a cuore, doveva essere presente alcuni giorni e invece non me lo tolgo più di torno, si è inserito talmente bene che viene tutti i giorni, domenica inclusa, in casa e in trasferta, ormai è un tifoso del San Salvo.
La presenza di tanti giovani bravi è una conferma del buon lavoro fatto dalla società in passato e dal mister Di Nardo.
San Salvo ha la fortuna di avere questi under che sono tutti sansalvesi, è un vantaggio. Io sto cercando solo di migliorarli e di fargli capire le mie idee, di base avevano già qualcosa, è normale, un brocco non può diventare un campione, ma un buon giocatore lo puoi migliorare. I nostri under di base hanno lavorato, si vede e hanno avuto qualcuno che gli ha insegnato calcio. Vincenzo Di Nardo da tre anni fa un lavoro ottimo con questi ragazzi, li ha cresciuti lui, il merito va a lui. Qualcosa in più poi l’ho dato anche io, ma devono crescere ancora tanto.
E’ d’accordo con quanto dichiarato dal direttore generale Di Santo che ha chiesto maggiore attenzione da parte degli arbitri?
Non ci siamo mai lamentati degli arbitri, quando lo abbiamo fatto abbiamo usato toni pacati. Nel primo tempo a Martinsicuro è stata dura resistere ai continui torti. Non crediamo che ce l’abbiano con il San Salvo, sarà stata una giornata molto negativa dell’arbitro, ma è anche vero che in altre occasioni abbiamo avuto qualcosa a favore, è giusto non lamentarsi mai, ma è normale che farebbe piacere in determinate gare avere arbitri più esperti, pronti per certe partite. Anche se pure uno così potrebbe sbagliare.
Alla base di questa posizione di classifica c’é anche il buon rapporto con la società.
E’ quasi un’isola felice. Sotto l’aspetto umano sono socievoli, ti vogliono bene tutti, dal presidente al tifoso, sono tutte persone che vivono il calcio 24 ore su 24, si parla sempre di San Salvo. Nelle sconfitte non fanno mai drammi, cercano sempre di costruire e non di distruggere, è il valore aggiunto di questa stagione. Ci sono tanti posti dove persone vicine alla società sperano che la squadra perda per mettere zizzania. Qui cercano sempre di starti vicino e il risultato è questo, i ragazzi sono tranquilli, anche se non giocano bene non vengono massacrati o mandati via.
Alta classifica nonostante non giochiate nel vostro stadio e vi alleniate a San Salvo Marina su un campo non messo proprio bene.
Purtroppo la situazione e questa, la società non ha colpe, sta facendo tutto il possibile con dei sacrifici, noi ci adattiamo, non possiamo fare altro. Su certi campi durante la settimana rischi di infortunarti, come accaduto a Quaranta. Anche al “Bucci” ci sarà un problema quando sarà pronto perchè non potremo allenarci lì durante la settimana.
Il suo rapporto con i tifosi è speciale, quanto aiuta l’entusiasmo del pubblico che vi sostiene?
A me aiuta tantissimo, lo scorso anno sono arrivato tra lo scetticismo totale, ma ho dei modi professionali, non importa che la squadra in Prima Categoria o in Serie A, cerco sempre di allenare come si fa ad alti livelli, con professionalità, organizzazione, serietà, è questo che voglio. Con i tifosi ho subito allacciato un rapporto socievole e di dialogo, ma sempre con il dovuto rispetto dei ruoli, ognuno sta al suo posto. Non so se sia mai capitato o come erano abituati prima. Piacerebbe anche a me uscire con i tifosi e stare insieme, ma credo ci debbano essere dei ruoli distinti. La mia stima nei loro confronti è massima, anche quando lo scorso anno abbiamo perso quattro partite consecutive. Se mi devono fischiare è giusto che lo facciano, mi prendo le critiche come gli applausi quando li meriterò.
Chi vince l’Eccellenza?
Farei fatica dire un nome guardando oggi la classifica, il blasone e il portafoglio nel calcio contano tantissimo, non sempre spendi tanto e sbagli, può anche accadere che a dicembre ne prendi uno che fa tre gol a partita e hai risolto i tuoi problemi. Per nome e blasone dico Avezzano però siccome in campo non ci vanno nome e blasone non saprei. L’Avezzano deve vincerlo, è l’unica in questo momento che può dare continuità economica, il calcio però è imprevedibile, noi stiamo facendo bene come Francavilla e Paterno, altra squadra che ha potenzialità economiche. Secondo me se la giocano tutti fino alla fine.
E il San Salvo?
Raggiunta la salvezza proveremo a toglierci più soddisfazioni possibili.
Il Bologna non si è dimenticato di Gallicchio e qualche settimana fa è stato invitato al Dall’Ara per ricordare Klas Ingesson, suo compagno di squadra.
Avevo 20 anni quando ho giocato con il Bologna, il legame è molto forte e un giorno mi piacerebbe tornarci. Mi ha fatto molto piacere ricevere l’invito della società, hanno chiamato tutti quelli che facevano parte di quel gruppo, ero il loro beniamino, soprattutto degli attaccanti, mi volevano bene per la storia che avevo alle spalle. Vengo da una grandissima famiglia, ho un fratello e una sorella, ma non navigavamo nell’oro, fino a 18 anni non avevo nessun tipo di introito, mio padre ogni tanto, forse una volta al mese, mi passava 20mila lire e dovevo stare attento a spenderli. Poi quando ho iniziato a far parte della prima squadra ho firmato il primo contratto e ho iniziato e ricevere qualcosa, prima mai nulla. Gli stessi giocatori ricordavano la mia volontà e impegno anche quando non guadagnavo, per me non era importante il denaro, volevo solo giocare e arrivare più in alto possibile, volevo ottenere un futuro. Lo dico anche ad alcuni ragazzi oggi, non ai miei per fortuna, ma ce ne sono tanti che non si muovono se non prendono soldi, anche se non hanno dimostrato ancora nulla. Non ti chiedono se giocano o meno, ma quanto gli dai. Mi fa un po’ rabbia, il loro obiettivo non è giocare ma fare soldi per andare al pub. Io non conoscevo un pub o una discoteca, andavo a letto presto sperando di allenarmi bene e giocare per raggiungere l’obiettivo che ho raggiunto, ma non mi basta, ora vorrei fare altrettanto e anche di più, da allenatore.
Che ricordo ha di Ingesson?
Quell’anno ho giocato la finale Intertoto di Coppa Uefa, in mensa eravamo seduti di fianco, lui non mangiava mai la pasta prima delle partite, solo due banane e in campo correva per 97 minuti, le dava a tutti ed era alto un metro e 95. Questo particolare mi è rimasto impresso.
Il mister Gallicchio finita la partita torna a casa, stacca o continua a pensarci?
Mi reputo abbastanza socievole, litigo pochissimo, se uno non lo sopporto non cerco lo scontro, preferisco non considerarlo. Vivo il calcio 24 ore su 24 per fortuna ho una grandissima moglie, Elisa, fa dei sacrifici enormi e mi permette ancora adesso, nonostante abbia vissuto anche la vita da calciatore con me, di continuare, sa benissimo che senza calcio non riuscirei a vivere e non sarei la stessa persona che sono durante il giorno. Proprio qualche giorno fa commentavamo un articolo in cui si parlava di Guardiola, uno che va a cena con gli amici che però hanno al massimo 35 minuti di autonomia per parlare di altro, poi l’autonomia finisce perché il suo sguardo inizia a vagare e pensa solo alla partita. Mia moglie sorrideva dicendo che è fortunato chi sta con Guardiola per i 35 minuti, con me anche la mattina a colazione il pensiero va sempre al modulo, a chi far giocare, a chi vedo meglio, a volte faccio gli schemi con le fette biscottate. Sicuramente avere vicino una figura femminile di questo livello aiuta moltissimo e trasmette tranquillità. Così come aiutano i miei figli Nicolò di 12 anni e Martina di 6.
Da giocatore nonostante le tante soddisfazioni le è mancato di fare il salto verso la Serie A, proverà ad arrivarci da allenatore?
Sicuramente, sono ambizioso, il mio sogno è di arrivare in alto, devo fare l’opposto della carriera da calciatore quando sono partito dalla A per poi passare in B, C e D, giocando per vincere i campionati e ne ho vinti tanti, ma vorrei fare il contrario da allenatore, partendo dal basso per arrivare al vertice. Per basso intendo solo la categoria, non la società.
Chiudiamo con pensiero per il vostro massaggiatore Nicola Pezzotta che purtroppo ha perso la moglie.
Nicola non dico sia un padre perché ci siamo conosciuti solo l’anno scorso, ma so benissimo quanto lui tenga a me e io a lui altrettanto. La domenica stiamo sempre insieme, scherziamo e ridiamo, il lunedì indipendentemente dal risultato mi chiama sempre, abbiamo un bel rapporto. Purtroppo è accaduto questo dramma familiare che non ci aspettavamo, meno di un mese fa tanti di noi sono andati a mangiare a casa sua, è stato un brutto colpo, gli abbiamo dedicato la vittoria di domenica. Adesso ha bisogno del suo tempo, ma noi lo aspettiamo a braccia aperte quando sarà pronto. Nicola è uno di noi, per 25 anni è stato con l’Us San Salvo e prima o poi tornerà, questa è la sua seconda famiglia, ha bisogno di noi come noi di lui e poi ci dobbiamo togliere ancora tante altre soddisfazioni insieme.