Per uno è stata la tastiera suonata dallo zio a far scattare la scintilla, per l’altra una famiglia di musicisti è stato l’ambiente fertile dove in maniera naturale la musica è entrata a far parte della sua vita. Passioni che nascono in maniera distinta in momenti diversi e a 900 chilometri di distanza, per poi fondersi nelle aule del conservatorio di Pescara. Fabio Celenza e Miryam Conte, con chitarra (e non solo) e canto, danno corpo alle loro emozioni, ai loro sogni. Due storie che viaggiano parallele per tanti anni fino ad incrociarsi e divenirne una sola, rispettando le diverse personalità, ma fondendo musica e amore, con un rapporto di coppia che trova espressione anche sul palco. E, nella loro casa, che è anche il luogo dove nasce la loro musica, oltre a raccontarci le loro storie ci hanno deliziato con un esclusivo mini-concerto.
Miryam è siciliana di Palermo e, come detto, è nata in una famiglia dove “tutti fanno musica. Mio padre mi ha coinvolta sin da piccola e, non sapendo suonare nessuno strumento, ho iniziato a cantare. Lui suonava ed io cantavo. Poi ho iniziato a cantare in diversi cori, lui produceva alcuni lavori e così ho iniziato anche a fare delle esperienze in studio. Per un lungo tratto della mia vita il percorso musicale è stato con mio padre”. Da Palermo al Conservatorio di Pescara il passo è più che lungo. “Ma conoscevo già la città perchè alcune persone che suonavano con mio padre erano proprio di quelle parti. Scoprii che aprivano gli esami al corso di popular music, una nuova opportunità che mi affascinava molto”. Anche perchè fino al 2007, anno di inizio del percorso di studi, Miryam non aveva mai frequentato corsi o lezioni, ma aveva imparato a conoscere il suo strumento, la voce, e ad utilizzarla. “Anche oggi non ho il diploma di canto al conservatorio, magari ci penserò più avanti. Il corso è di composizione e tratta la popular music, in sostanza tutto ciò che non è classico”. Gli studi hanno dato tanti nuovi stimoli alla giovane siciliana che compone “pensando alla mia terra. Scrivo sia la musica che i testi, in italiano o in dialetto. Mi lascio ispirare dalle mie radici, anche perchè tra noi siciliani non ne trovi uno che non abbia la saudade, siamo come i brasiliani, tutti col pensiero alla Sicilia”. Studio di composizione, arrangiamento, ma anche del canto. “Ho appena finito un bienni di metodo vocale americano, Vocal Power, con la brava Alessandra De Luca, presso l’Accademia Pescarese”.
L’amore di Fabio per la musica inizia non con la sua ormai inseparabile chitarra, ma con una tastiera. “Mio zio Carmine Galiè si dilettava a suonarla e per me imitarlo era un gioco davvero divertente. Nelle occasioni in cui ero a casa sua mi faceva provare. Poi, avuta una mia tastiera, anche a casa cercavo di suonare. I miei genitori andavano a scuola di ballo e allora le loro cassette erano per me lo spunto per provare e riprovare ad eseguire quei brani. Alla Prima Comunione arrivò una tastiera un po’ più grande e così ho potuto continuare a suonare, passando per le immancabili canzoncine di Natale alle recite quando frequentavo le elementari e le medie. Nel frattempo mio padre, vedendo che stavo continuamente a suonare, mi portò a delle audizioni per farmi andare a lezione. Ma lì si trattava di suonare il pianoforte e non mi è piaciuto”. Tutto cambia quando Fabio inizia le scuole superiori. “Ho conosciuto altri ragazzi che suonavano e a un certo punto è arrivata la chitarra. Me ne sono fatta prestare una da un amico e, così come avevo fatto con la tastiera, iniziai ad imparare da solo”. Nacque una bella amicizia con “Simone Franceschelli, che cantava e suonava il basso. Quando c’era uno sciopero o magari si faceva filone, passavano il tempo a suonare. Così alla fine ho comprato la chitarra elettrica ed è arrivato il primo gruppo”. Gli Stranomalia, con altri ragazzi talentuosi come Lorenzo Monaco, Francesco Del Forno, Amrit D’Adamo e Fabrizio Avantaggiato. Dall’essere autodidatta “ho voluto prendere lezioni perchè sapevo fare gli accordi per suonare col gruppo ma volevo imparare davvero bene. E così andai da Nicola Cedro con cui sono andato avanti per un paio d’anni. Un’estate, vidi Nicola Oliva suonare a Vasto Marina e rimasi fulminato. Sentirlo mi ha fatto vedere un lato della musica, per quanto riguarda la chitarra, che non conoscevo. E così, terminate le superiori, mi sono iscritto all’Accademia a Pescara”. Quattro anni di studio con il maestro Gianni De Chellis, “musicista e insegnante davvero sensibile”. I genitori hanno sempre assecondato la passione per la musica, “però mi chiesero di iscrivermi all’Università, per portare avanti qualcosa di ordinario parallelamente alla musica. Scelsi lingue, ho fatto qualche esame, ma l’ultimo che andai a sostenere fu emblematico. Mi portai la chitarra, perchè poi dovevo andare a lezione. Dopo dieci minuti con la testa china sul foglio per la traduzione ho realizzato che non era quello che volevo fare, così me ne andai a lezione di chitarra. Ci volle un po’ di coraggio per dirlo ai mie, ma il caso volle che seppi dell’esistenza del corso di popular music al Conservatorio”. Un’istituzione tradizionale come quella del conservatorio ha dato più tranquillità ai genitori di Fabio, rispetto alla sola Accademia, anche se le cose “erano un po’ confuse, perchè erano i primi anni del corso. Eravamo una decina, i piani di studi erano confusi. Però alla fine è stato un percorso interessante”. Anche perchè in quel corso di popular music c’è anche Miryam. La comune passione per la musica diventa qualcosa di più, iniziano a suonare in duo e… “ci siamo innamorati”, dice la bionda siciliana che rientra nella storia. Nel percorso di maturazione artistica di Fabio c’è una svolta. “Ho preso la prima laurea, ho iniziato a scrivere qualcosa di mio. Il gruppo da teenager era finito e un bel giorno mi ha chiamato Stefano De Libertis per suonare con lui in gruppo con Marco Bassi, Davide Marcone e Fabrizio Fabiani, tutti eccellenti musicisti. Anche al Conservatorio ho avuto l’opportunità di suonare con bravi musicisti”.
Gli studi accademici sono stati importanti, ma non possono certamente sostituire emozioni ed ispirazione. “Non si può insegnare a una persona a scrivere una canzone – spiega Miryam -, quella è una cosa che c’è o non c’è. Negli studi in Conservatorio si studia arrangiamento, impari a gestire gli strumenti in un brano, a scrivere le varie parti, ad esempio archi, fiati, sezione ritmica, per diversi stili. C’era anche la materia metrica e composizione poetica, dove abbiamo studiato le figure retoriche e così via. Ma poi oggi nelle canzoni trovi un po’ di tutto e va bene. Tu puoi riconoscere tecnicamente la struttura della canzone, che è diventata abbastanza standard, puoi sapere che la forma canzone pop è diversa dal cantautorato, ma di base ci deve essere un talento che non puoi imparare”. Fabio e Miryam, iniziando a condividere un percorso di vita, si sono trovati ad affrontare insieme le tante difficoltà che oggi si trova davanti chi vuole fare musica. “Oggi si è creato un appiattimento totale – dice Miryam un po’ presa dallo sconforto -. Si può vivere in un luogo culturalmente morto? Proprio in questo periodo stiamo meditando tante cose, ci stiamo chiedendo cosa fare. Le persone che hanno i canali per far vivere la cultura dovrebbero svegliarsi”. Anche la loro è una voce che si aggiunge a quella di tanti altri musicisti, che guardano all’estero come una possibilità per vedere l’attività musicale riconosciuta come un vero e proprio lavoro, rispettato e valorizzato, cosa che spesso non accade in Italia. Ma loro, che oltre al loro duo continuano a variare tra tante situazioni musicali differenti, continuano a dare sostanza ai loro sogni. E lo fanno attraverso lo studio e l’impegno quotidiano.
“Prima studiavo tutto il giorno, ora meno – racconta Fabio- . Adesso sto ripartendo le ore libere tra lo studio dello strumento e le altre cose che mi impegnano, ma ho sempre la sensazione che sia troppo poco. Diciamo che alla fine o suono la chitarra oppure sono impegnato nelle registrazioni, ora sto realizzando gli arrangiamenti per il progetto di un ragazzo, mettendo a frutto quelli che sono stati i miei studi”. Miryam non è da meno in quanto ad impegno. “Chi canta studia facendo tecnica vocale. Quando vai a lezione cominci dal capire come respirare, cosa fare di quest’aria che respiri, come la devi gestire, come gestire il suono. E poi lavori sugli stili vocali. Inoltre ho dovuto dedicare parecchie ore agli studi del metodo Vocal Power, si devono preparare 25 brani per l’esame finale, quasi tutti a memoria, anche di una certa difficoltà. E poi farò un altro anno per conseguire la certificazione per poterlo insegnare. Ma ora che sto finendo mi viene l’angoscia perchè mi dico sto finendo un’altra cosa e adesso che faccio?”. Stare insieme sia nella vita quotidiana che sul palco potrebbe portare delle influenze della parte “privata” su quella “artistica”, magari dopo qualche litigio o in periodi di tensione. “Ma noi siamo una coppia abbastanza pacifica, non abbiamo mai litigato così pesantemente da condizionare una serata. A volte ci sono delle tensioni che con una persona estranea non potrei liberare. Ma non è con tutti così, siamo abbastanza fortunati come coppia che lavora insieme”. Tra lo studio, l’insegnamento e gli altri impegni, Fabio e Miryam lavorano anche alla produzione di loro brani, che nascono spesso dalla penna della cantante siciliana e poi, con la band allargata, vengono arrangiati. Non sono tante le occasioni di proporli al pubblico. “Li propongo sempre con difficoltà, ci vuole l’ambiente giusto per eseguire qualcosa di tuo, che la gente non conosce”.
È una lunga chiacchierata, piacevole, intervallata dai molti ricordi di esperienze lontane nel tempo (gli anni d’oro della musica live al mitico Almanach) e in cui vengono fuori tutte le incertezze per una realtà che non riesce a dare a dei giovani che, dopo tanti anni di studi e sacrifici, vogliono fare della musica, dell’arte, la loro vita, quell’ambiente giusto per potersi esprimere. C’è però una certezza nei loro animi. Che viene fuori quando chiedo loro una cosa forse banale, prima di salutarci. “Cosa è la musica per voi?”. Fabio parte subito con la risposta. “La musica è conoscere te stesso, devi conoscere te stesso per arricchire la tua musica. Questo aspetto lo trovi in ogni forma d’arte, ma anche nella scienza. Conosci una cosa solo conoscendo prima te stesso. Per me la componente fondamentale è il ritmo, l’impulso di fare qualcosa, di ballare, di muoversi”. Le ultime parole della serata sono di Miryam. “La musica è quello che sento quando canto, mi esprimo, cerco di tirare fuori cose che parlandone non riuscirei a dire nello stesso modo. La musica può essere un mezzo per far arrivare determinate cose. Può essere ascolto, conforto, divertimento, un mare dove tu nuoti, stai a tuo agio. Ed è una cosa molto semplice che c’è da sempre nella mia vita”.
Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di Costanzo D’Angelo
Puntata 1. Loris Baccalà (l’articolo)
Puntata 2. Bruno D’Ercole (l’articolo)
Foto – Fabio Celenza e Miryam Conte
Foto di Costanzo D’Angelo – Occhi Magico