“Io non sono un musicista, ho la passione per la musica e suono. Mi diverto io e spero che si diverta anche la gente che mi ascolta“. Il viaggio alla scoperta dei musicisti del nostro territorio ci porta in una saletta con luci soffuse, strumenti, angolo dei liquori e buona musica. È questo il covo di Bruno D’Ercole, che nella vita fa l’avvocato ma che, appena può, prende la sua amata armonica per dare libero sfogo alla sua passione. Anche perchè, come ci racconta lui, “non conosco la musica, non so leggere le note sul pentagramma. Però, quando sto suonando, in una frazione di secondo so che la nota che andrò a suonare sta bene con quella che ho suonato prima. Vado a orecchio. Infatti – dice sorridendo – quando diventerò sordo non potrò suonare più”. Fiero dei suoi nuovi occhiali, che con la barba lunga gli danno un’aria da consumato musicista dei club americani, Bruno è il perfetto padrone di casa, o meglio, padrone di sala prove. Il sottofondo musicale non manca, così come un buon bicchiere per concedersi un’ora di relax dopo la giornata di lavoro. Anche perchè di cose da raccontare ce ne sono tante. Innanzitutto capire come si decide di suonare l’armonica, strumento che magari si abbina alla chitarra o ad altro. “Uno dei miei compagni di liceo era Ettore Marcovecchio (di cui sono anche diventato compare di nozze). Passavamo molti pomeriggi a casa sua e lui suonava, con la chitarra e l’armonica, le canzoni di Bennato. Potevo avere 17/18 anni e gli chiesi di provare l’armonica. Da allora iniziai ad imparare da solo a suonarla. Non ho mai suonato in pubblico, quando andai all’università la musica era l’accompagnamento delle serate tra amici, potevo suonare durante le schitarrate in piazza, in collegio”.
La laurea, il rientro a Vasto (anche se oggi abita a San Salvo), l’avvio dell’attività come avvocato, il matrimonio. E in tutto questo “l’armonica era stata sotterrata”. Fino a quando un episodio, in un contesto “particolare”, non fa riaccendere il lui la passione. “È stata davvero una coincidenza. Sono andato a Lanciano, al funerale della madre di un mio collega. La chiesa era piena di gente e non riuscii ad entrare. Vidi un capannello di persone tra cui c’era un mio amico e mi avvicinai per salutarlo. Uno di loro stava dicendo ‘stasera vado a suonare all’Aventino Blues Festival’. Mi sono inserito nel discorso, presentandomi, e scoprii che suonava in una blues band di Lanciano, i Memphis. Gli chiesi se avessero un armonicista, mi rispose di no, così gli lasciai il mio numero. Due mesi dopo, un pomeriggio, ricevetti la telefonata di Maurizio Trevisan, batterista del gruppo, che mi invitava per una prova. Da quel momento ho suonato con loro per tre anni e si può dire che sia partito Bruno D’Ercole musicista, rigorosamente con la m minuscola. Io sono convinto ancora oggi che se non fossi andato a quel funerale non avrei iniziato a suonare”. Dal blues, al rock, passando per il jazz. Dove c’è musica in questi anni spesso c’è stato anche Bruno. Anche perchè con la sua piccola armonica fa presto ad inserirsi. “Il blues è un genere stupendo perchè ci vuole poco per mettere su una formazione, visto che siamo tutti come dei session man. Se conosci gli standard, decidi la tonalità, poi c’è molto di improvvisazione”. Dalle suonate di gioventù a tante formazioni musicali, tante collaborazioni. “La musica mi ha permesso di conoscere centinaia di persone, di suonare con moltissimi gruppi, di organizzare concerti”.
Sempre con la fidata armonica, anzi “le armoniche”, perchè ce n’è una per ogni tonalità. “È uno strumento particolare, può essere triste o aggressivo allo stesso tempo, è uno strumento che ti entra dentro, puoi suonarla in diversi modi. Da ragazzo ascoltavo molto Bob Dylan, De Gregori, il folk rock, la musica della West Coast Americana, con quello sono nato”. La band “storica” di Bruno, chiamato anche B.D. blues, è quella con Luigi La Verghetta, Ivano Sabatini e il termolese Pierluigi Bonfitto. Loro sono i Blue.s.hot. Ma la sua armonica ha accompagnato per tanto tempo la Morgana Blues Band, Joe Causo Band, Marco Pellegrini, che avevano in comune la presenza della bassista Valentina Sigismondi, “una delle più brave in circolazione”. E poi collaborazioni con Matteo Sansonetto, concerti con Roberto Testini ed Enrico Crivellaro. C’è qualcosa che a Bruno piace suonare più del resto. “Sono i pezzi di Nico Greco, con cui ho avuto la possibilità di incidere un paio di album. Sono tutti pezzi inediti, quindi li sento anche un po’ miei visto che le parti di armonica le arrangio anche io. Ti confesso che è anche una bella soddisfazione vedere i nostri brani riconosciuti da Shazam”. Band non solo blues, jazz e così via, ma anche una bella esperienza nel rock-surf. La band si chiamava Ladykillers e vedeva la presenza, oltre a Bruno, di Fabio Tumini, il “Puma”, Marco Bassi e Andrea Di Francesco. “Abbiamo fatto tante serate memorabili, che inevitabilmente avevano un’anteprima in questa sala prove. Nel mare dei ricordi c’è anche l’esibizione in occasione delle feste di San Vitale “al bar Biondo. Suonammo sul balcone dell’appartamento del proprietario, che si trova proprio sopra l’ingresso del bar. Ma era così stretto che Andrea (il batterista) era praticamente seduto dentro casa”. Un’esperienza particolare è stata quella con La Differenza. “Mi chiamarono a suonare l’armonica nel brano Un posto tranquillo (il video). Nel 2007 loro aprirono anche il concerto dei Nomadi in occasione del Primo Maggio. In piazza Salotto c’erano 20mila persone, fu una giornata incredibile. Ricordo anche un siparietto divertente con Fabio Tumini sul palco, con un pallone che arrivò da pubblico, lui lo lanciò a me e io di tacco lo ributtai tra la gente. Tutto questo mentre suonavamo”. Con Fabio Falcone, cantante della band, Bruno D’Ercole condivide anche il binomio avvocato-musicista. “Quelle rare volte che ci incrociamo in tribunale, ci guardiamo da lontano e sorridiamo, siamo due anime diverse rispetto al mondo giuridico. Un musicista ha un altro modo di pensare”.
Nonostante non sappia leggere la musica, “non mi chiedere di spiegarti la tecnica perchè non la conosco – mi dice -. Io suono così, sto imparando anche a suonare il sax, strimpello il piano, tutto a orecchio”, le soddisfazioni non sono mancate. Come quella volta che suonò insieme ad Elliott Murphy. “Lino Salvatorelli ci chiamò per aprire il suo concerto al Ruzzi durante l’Acoustic Festival. Nel backstage mi presentai a lui e gli chiesi se durante lo spettacolo avrebbe suonato un pezzo di Muddy Waters, che aveva recentemente inciso in un disco di cover. Lui mi rispose, ma nel suo americano bofonchiato non riuscii a capire molto. Con il resto della band ci sedemmo per ascoltare il concerto. Verso la fine lui e il chitarrista iniziarono quel pezzo che gli avevo chiesto prima e lo vedevo che faceva con le mani il segno dell’armonica. Nico Greco, che suonava con me, mi disse guarda che stanno cercando te. Continuavano a fare segni cercando l’armonicista e così mi convinsi a salire. Fu fondamentale Nico per sapere la tonalità in cui stavano suonando e poi ebbi questa grande opportunità”. Tra le esperienze particolari Bruno Ricorda con piacere, e ce n’è anche traccia nello studio, la serata del 2010 a Tricase. “Ci chiamarono con la Morgana Blues Band per un blues festival. Suonammo a bordo di un caicco, restaurato da un’associazione marinara, che era ormeggiato a 200 metri dalla riva nel porto naturale di Tricase, con il pubblico a Riva”.
La sua sala prove è il suo rifugio. “Questo spazio della casa non era utilizzato così ho deciso di sistemarlo per me. Qui passano tutti i musicisti e gli amici che vogliono, dal mio gruppo storico a Max Giuliano quando torna da Pesaro. Dopo una giornata passata in studio tra atti e carte vengo qui e mi rilasso. La musica è davvero una grande passione e devo essere grato a questa armonichetta che mi ha dato la possibilità di incontrare tanta gente, di suonare in tanti posti, di stare bene”.
Testo di Giuseppe Ritucci
Foto di Costanzo D’Angelo
Puntata 1. Loris Baccalà (l’articolo)