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in Le Storie della Domenica, Vasto
9 Novembre 2014
9 Novembre 2014
Giuseppe RituccibyGiuseppe Ritucci

Loris Baccalà, il ritmo della batteria e la magia dell’hang

Il giovane percussionista vastese che ama scoprire nuove sonorità

Loris Baccalà alla batteriaInizia oggi un lungo percorso di Zonalocale.it alla scoperta dei musicisti del nostro territorio. Un viaggio fatto di parole ed immagini, per conoscere tutte quelle persone che hanno fatto della passione per la musica una ragione di vita. Di talenti, govani o più maturi, ce ne sono davvero tanti, attraverso tutti i generi e per tanti strumenti. Sono soliti esprimersi attraverso la loro musica, con il loro strumento. Noi li incontreremo nei luoghi dove nasce e vive la loro musica, nelle sale prova, nelle cantine, negli angoli che si sono ricavati nelle loro case. E racconteremo le loro storie, un po’ come abbiamo già fatto con le cinquanta Storie della Domenica. Questa volta… saranno in musica.

Nell’iniziare un nuovo viaggio bisogna scegliere da dove partire. E così, il primo dei musicisti che incontriamo, è giovane ma già con una buona esperienza alle spalle, tanta voglia di scoprire nuove realtà musicali e non solo. Loris Baccalà, 26 anni tra un mese, è batterista e percussionista anche se i primi passi nel mondo della musica li ha mossi davanti alla tastiera del pianoforte. “Ho iniziato con le prime esperienze in parrocchia e nell’Oratorio salesiano, dove ci sono sempre tante proposte”. Da lì allo studio del pianoforte, seguendo le orme del fratello Luca e anche un po’ dei cugini Fabio e Ileana, il passo è breve. Sette anni di scuola di piano fino a quando “grazie a mio fratello mi sono avvicinato alla batteria. Lui suonava già con degli amici, aveva dei gruppi. Ed io mi sono appassionato alla batteria”. Cinque anni di studio in cui “è balenata l’idea di fare qualcosa di serio a livello musicale. Una volta finite le superiori ho fatto la mia scelta e ho deciso di continuare con la musica perchè altri percorsi non me la sentivo di affrontarli. Ho iniziato con l’università, farmacia, ma non era il mio percorso. Poi ho scelto di puntare sul Conservatorio. All’inizio non sapevo di preciso cosa andavo a fare, il mondo delle percussioni classiche è completamente diverso al mondo delle percussioni per come le conoscevo io. Ma al Conservatorio ho iniziato ad appassionarmi al vibrafono, alla marimba, ai timpani orchestrali, strumenti che ho dovuto studiare”.

La chiacchierata con Loris BaccalàLa basi musicali acquisite da piccolo sono state un sicuro vantaggio. “Il trauma più grande dei musicisti che affrontano le percussioni in conservatorio è il dover iniziare a studiare armonia, le note. Io avevo fatto piano ed ero messo bene”. Terminati gli studi si presenta la fatidica domanda, comune a tutti quelli che vogliono portare avanti un lavoro creativo: “cosa fai nella vita?”, che alla risposta “il musicista” spesso porta la contro-domanda “sì, ma come lavoro cosa fai?”. Loris, così come tanti suoi coetanei ha le idee chiare. “Far diventare la musica un vero lavoro è la sfida che affronto tutti i giorni della mia vita. Ho iniziato ad intraprendere la strada dell’insegnamento, per ora con dei piccoli corsi in diverse realtà, poi via via spero di crescere”. Nella pratica quotidiana degli strumenti il percussionista corre il rischio di annoiarsi un po’ a suonare da solo. “In realtà non è così. Se sei percussionista puoi creare delle cose interessanti, sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie. Posso registrare una linea melodica col vibrafono, aggiungere delle percussioni e suonare poi la batteria”. Suonare insieme ad altre persone è un passaggio irrinunciabile. Anche per Loris è stato così. “Il primo gruppo con cui ho suonato era formato da alcuni componenti dei Dorian, uno degli storici gruppi di Vasto. Ma il primo gruppo ufficiale è quello degli Under Roof, suono con loro da 8 anni”. Con la band blues-rock che si rifà ai Blues Brothers “siamo cresciuti insieme, si è creato un rapporto umano e musicale che non potrà ricrearsi mai in nessun’altra situazione. Quando conosci delle persone da 8 anni, ci suoni insieme da 8 anni, si crea un feeling pazzesco. Durante le serate con un’occhiata capisci cosa fare”.

L'hangBatteria e percussioni hanno acceso la curiosità di Loris per portargli tra le braccia uno strumento davvero particolare. A guardarlo sembra il guscio di una grossa tartaruga ma basta sentire il suono del suo hang per entrare quasi in una dimensione magica. “La prima volta che ho visto questo strumento è stata davvero per caso. Stavo guardando una puntata di Linea Verde in tv e avevano mandato in onda un servizio su un ragazzo che lo suonava, senza però dire il nome dello strumento o dare altri riferimenti. Non sapevo altro ma avevo comunque fatto qualche ricerca su internet, purtroppo senza successo perchè in quel periodo non era uno strumento molto diffuso. Questo episodio è entrato nel dimenticatoio per un paio d’anni e poi, sempre casualmente, è uscito  fuori mentre facevo un’altra ricerca su internet (scherzi del destino)”. Cercando sul motore di ricerca la parola “drum” venne fuori quello strumento visto in tv un paio d’anni prima. “Quel pomeriggio in cui l’ho ritrovato ho visto tutti i video che c’erano sul web e poi ho iniziato ad informarmi, a chiedere,a capire come poterne avere uno. Non era affatto semplice, perchè l’hang è stato creato in Svizzera nel 2000 da due artigiani di Berna, Felix e Sabina, che inizialmente ne hanno limitato la diffusione. Non lo spedivano e, quando ho deciso di volerne uno, ho dovuto iniziare uno scambio epistolare (rigorosamente con lettere scritte a mano, altrimenti non accettavano) durato un paio d’anni”. Finalmente è arrivato l’ok dei due artigiani svizzeri per poter andare a prendere un hang. “Sono arrivato a casa loro ed è stata una bella esperienza. Mi hanno dato le chiavi di una casetta di legno sul fiume, vicino alla loro, dove c’erano una ventina di hang da provare, il caminetto acceso, i cuscini a terra. Hanno creato un ambiente rilassante per poter permettere al musicista di scegliere con cura il suo strumento. Anzi, come dicono loro, è lo strumento che sceglie te”. Tornato a casa con un hang Loris ha iniziato l’esplorazione dello strumento, nel frattempo ne ha comprato un altro, questa volta da un artigiano di Alessandria, visto che la diffusione è cresciuta notevolmente, e sono arrivate anche diverse esperienze. “L’abbinamento ideale è con altri strumenti acustici, che hanno dei toni soft. Ho realizzato delle performance con Erika Abelardo, artista di sand art, nei centri di danza, nelle scuole di yoga. Ed ora sto lavorando a diversi progetti con l’hang”.

Al vibrafonoAnche dopo aver terminato il Conservatorio per Loris in ogni giornata c’è il tempo dedicato allo studio. “È molto importante studiare ogni giorno. Quando inizi con uno strumento all’inizio fai fatica ad apprendere le cose. Ogni tanto ci ripenso e mi chiedo, ma come ho fatto a metterci così tanto ad imparare quella cosa?  Nei primi anni, devi assimilare dei movimenti con le mani, le braccia, in generale con gli arti e questi movimenti dopo diverso tempo sono automatici”. In un gruppo musicale il batterista ha il ruolo, e non potrebbe essere altrimenti, di far andare tutti a tempo. “Quella è la cosa che dà soddisfazione. Quando so che grazie al ritmo che sto portando, al modo in cui lo sto portando, altre persone riescono a suonare bene sono contento”. Anche se ogni tanto qualche scherzo ai suoi colleghi non manca. “Nei primi anni mi capitava di accelerare o decelerare. Sei lì a suonare, non sei abituato, dopo un po’ fai fatica a reggere la serata. Adesso no, la prima cosa che deve fare il batterista è essere preciso. Mi diverto solo ogni tanto a fare degli scherzi al bassista degli Under Roof, Luca Santini. Ci sono alcuni passaggi dei brani in cui mi chiede di non fare troppe cose. Ma a volte, quando sono in vena, mi scateno e lo mando fuori tempo, per poi prenderlo in giro”. Tanti i generi di musica apprezzati, a partire da quella di Elvis Presley, il cui poster campeggia nella sua saletta, passando per tanto altro. Tra i batteristi “Dave Weckl è uno dei migliori, Vinnie Colaiuta mi fa impazzire, ma ne ho diversi che apprezzo. Ad esempio mi piace molto il batterista dei Dave Matthews Band”. Per un musicista uno degli obiettivi è quello di avere un proprio stile, riconoscibile anche ad occhi chiusi da chi ascolta. “Quando riconosci un  musicista da come sta suonando vuol dire che è un grande musicista. Penso sia la fatica più grande, trovare uno stile che rimane sempre quello anche se fai generi diversi, è la cosa più difficile da affinare. Studio tantissime tecniche diverse, per ogni strumento, è difficilissimo avere uno stile mio su tutti gli strumenti. Lo stile si acquisisce con la quotidianità dei movimenti, quando li fai davvero senza più pensarci, quello diventa il tuo stile”. 

Nel suo studioLo studio, l’insegnamento, la passione. In una realtà che però rischia di essere troppo stretta. “Vasto non è una realtà stretta, è strettissima. Cerco di andare fuori quando posso, di recente sono stato due settimane a Londra. All’estero c’è tutta un’altra cultura, sia per quanto riguarda gli strumenti, anche quelli più particolari, che per la musica in generale. C’è rispetto per i musicisti, altrove il musicista fa il musicista, ci sono tante opportunità, in Italia ci sono pochissimi lavori. A Londra ho avuto l’opportunità di suonare per strada. Qui in Italia si pensa che l’artista che suona per strada sia un barbone. Altrove il musicista di strada deve avere una licenza, in molte parte si sta regolarizzando. Credo che l’arte di strada faccia tanto bene alle persone che incontri. Una persona che esce da lavoro e si ferma per strada ascolta due minuti di musica, suonata come si deve, magari con strumenti particolari, ha modo di svagarsi per un momento. In Italia non capiscono che regolamentare l’arte di strada potrebbe portate introiti perchè gli artisti pagherebbero le giuste tasse. Nelle due settimane a Londra ho guadagnato bene suonando l’hang e ho avuto contatti interessanti, anche con il produttore di un documentario sui buskers che ha voluto riprendermi. Si potrebbero fare delle audizioni, delle selezioni, per permettere di far suonare per strada dei bravi musicisti. Si creerebbe un circolo di artisti e il musicista potrebbe avere l’opportunità di poter suonare e venire pagato a offerta direttamente da chi ascolta e apprezza la musica”.

Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di
Costanzo D’Angelo 


Foto – Loris Baccalà

Foto di Costanzo D’Angelo – Occhio Magico

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Tags: intervistaloris baccalàmusicistipercussioni

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