Diventa un caso nazionale Ombrina mare, il giacimento petrolifero nel mare antistante il Parco nazionale della Costa teatina (che, per ora, esiste solo sulla carta, ma da 10 anni non viene realizzato). La richiesta di nuove trivellazioni petrolifere a 6 chilometri dal litorale di Vasto entrano in un’inchiesta de L’Espresso dal titolo: “Trivella sempre più selvaggia”.
Scrive il settimanale: “Ombrina Mare, in Abruzzo, è uno dei progetti più controversi: Rockhopper, società di diritto inglese, prevede di estrarre circa 20 milioni di barili di greggio e di costruire un centro oli galleggiante. Tutto a sei chilometri dalla costa teatina, un’area protetta”.
Intanto, il deputato abruzzese di Sel, Gianni Melilla, punta il dito contro il Governo Renzi, che “sta usando – attacca – il pugno di ferro per imporre il primato dello Stato nelle autorizzazioni alla ricerca e produzione di gas e petrolio attraverso le trivellazioni,concesse alle grandi multinazionali, in gran parte estere, del settore degli idrocarburi.
Il decreto Sblocca Italia umilia la Regione il cui parere non conta più niente e attribuisce la potestà esclusiva al Governo e ai Ministeri nei procedimenti autorizzativi in materia energetica.
E’ il via libero al progetto Ombrina, con 6 pozzi e una grande nave desolferante, di fronte al Parco nazionale della Costa teatina”.
Secondo Melilla, “la beffa è avere un territorio protetto al 40% in modo rigoroso, senza avere il beneficio derivante dalle attività turistiche di un territorio di eccellenza ambientale”.