In tutte le città dove è andato a giocare ci ha messo una manciata di partite per divenire il beniamino dei tifosi. Un affetto conquistato a suon di prestazioni maiuscole, canestri e un entusiasmo contagioso. Davide Parente, alla soglia dei 31 anni, riparte dalla città che sogna di tornare nel Paradiso del basket. Un ciclo incredibile di successi interrotto da un fallimento. Ma la Mens Sana Siena 1871 vuole ripartire subito e così si è affidata anche al cestista vastese per un campionato da protagonista. Lui sta rispondendo alla grande, nell’ultima partita di campionato ha segnato 14 degli 85 punti con cui i toscani hanno battuto Mortara. E non ha certamente voglia di fermarsi.
Tre partite, altrettante vittorie. Ti aspettavi un inizio così?
Si spera sempre di iniziare bene, poi andare in campo e farlo è un’altra cosa. Sappiamo che sarà un campionato lungo e il nostro obiettivo qual è.
Torniamo indietro a quel “maledetto” 28 gennaio. Hai avuto paura di non tornare a giocare?
La paura di non tornare a giocare non c’è stata mai, sono una persona molto determinata. Però è stata dura mentalmente, per fortuna mi ha aiutato molto mia moglie Benedetta.
Sono stati lunghi mesi di cure, non ti sei fermato mai. Come li hai affrontati?
Sono stati mesi infiniti, sempre a lavorare in palestra e ci sono stati momenti in cui non vedevo la fine. Ma il lavoro paga sempre, prima o poi.
Per la serie “i guai non vengono mai da soli” c’è stata anche la vicenda-Lucca. Ce la commenti a mente fredda?
Preferirei non parlarne più perché ci ho speso già troppe parole ed energie nervose, è stata una brutta pagina di sport e cronaca. Dico solo che la Federazione dovrebbe tutelare un po’ di più i giocatori perché Lucca non è la sola società che è fallita o fallirà in futuro.
In estate le chiamate non sono mancate. Poi è arrivata quella di Siena, pronta a ripartire dalla serie B dopo il fallimento. Come hai reagito a questa richiesta?
Ho avuto varie offerte da categorie superiori, compresa Treviso, ma appena è arrivata la chiamata di Siena non ho esitato. È come quando la Juve andò in serie B. Cercare di far tornare grande una società e una piazza del genere ti capita una volta nella vita.
Sei rientrato a giocare, sei in una società che rappresenta comunque la storia del basket italiano. Però ti trovi ad affrontare la distanza con tua moglie Benedetta, che gioca a Venezia. Come state affrontando questa nuova dimensione?
Con mia moglie cerchiamo appena possibile di vederci soprattutto dopo le partite. È dura ma siamo forti insieme.
Leggendo i post su facebook sembri essere entrato già nei cuori dei tifosi. Hai un segreto per trovare subito la sintonia con l’ambiente dove sei?
Sono semplicemente me stesso e do sempre tutto. Sono molto passionale e cerco di trasmetterlo a chi mi circonda, qui poi è più facile perché hanno una passione sconfinata per la Mens Sana ed il basket.
Dalla finale scudetto alla serie B. Che aria si respira a Siena?
È incredibile l’atmosfera che c’è qui, la gente ci tratta come se le finali del passato le avessimo giocate noi e fa uno strano effetto questa cosa. Siena è un posto magico.
Quella che è iniziata sembra essere una cavalcata verso la serie A. Quali possono essere le insidie?
Le insidie sono i cali mentali perché sappiamo di esser favoriti e tutti cercheranno di farci lo sgambetto. Non dobbiamo sottovalutare nessuno.
A livello personale che obiettivo ti sei posto?
Il mio obiettivo personale è solo riportare Siena dove merita di stare e magari farne parte per i prossimi anni.