Dopo aver vinto due campionati tra i pali di Manfredonia e Fidelis Andria era cercato da molte squadre di Serie D ma il portiere Michele Leo, classe ’94, ha scelto Vasto e la Vastese. Il biancorosso era nel suo destino da questa estate, ancor prima dell’avvento di Precali e Basler. Leo era infatti presente alla famosa conferenza stampa estiva di Rufini e De Filippis, anche loro avevano scelto lui per difendere i pali vastesi.
Un passato nelle giovanili del Foggia, poi l’Eccellenza vinta con Manfredonia e Fidelis Andria. Nonostante il ruolo non è un colosso, è molto reattivo e parla tanto, abile nel guidare la difesa e fuori dai pali, oltre ad avere un rilancio lungo e preciso. Dicono di lui che come la maggior parte dei portieri sia un po’ estroso, ma di grande affidamento.
Una squalifica e le scelte dell’allenatore lo hanno relegato in panchina per qualche gara, domenica scorsa è entrato nella ripresa per sostituire l’infortunato Antenucci e ha subito messo in mostra alcune delle sue ottime qualità togliendo un insidioso pallone da sotto l’incrocio e salvando il risultato in un paio di occasioni. Nella prossima giornata toccherà ancora a lui. Di portieri bravi a Vasto se ne sono visti tanti, con Leo l’elenco potrebbe allungarsi.
Perché nonostante le varie offerte hai scelto Vasto?
Sono stato subito colpito dal nome, dall’importanza di questa piazza che è stata per anni in C, è una sfida, mi piacerebbe contribuire al rilancio del calcio, a far tornare questa società su palcoscenici importanti. Dispiace che i tifosi si siano allontanati, ma li capisco, ne hanno viste tante, sarebbe bello ricreare entusiasmo, è dura ma ci proveremo fino alla fine.
Qual è il tuo bilancio sulla squadra dopo queste prime partite?
Più che positivo, stiamo andando bene, siamo partiti in ritardo, dopo il Sulmona e loro sono ultimi senza punti, noi siamo a due punti dalla vetta, non abbiamo perso mai e ci stiamo conoscendo e amalgamando, ci vuole del tempo. Peccato per come è andata domenica, potevamo essere ancora più in alto. Il bicchiere è mezzo pieno, sono certo che stiamo lavorando bene e il tempo ci darà ragione. Questo è un grande gruppo, ci sono molti giocatori di un certo livello, è difficile trovarsi male con loro.
Il tuo bilancio personale?
Sono qui per imparare, resto a disposizione, le scelte le fa il mister, lavoro dando sempre il massimo e per cercare di metterlo il più possibile in difficoltà.
Hai subito fatto intravedere alcuni colpi del tuo repertorio.
Ho imparato molto da un mio ex preparatore, Dino Della Torre, con lui ho lavorato per anni, mi ha insegnato che il portiere deve giocare sempre alto e partecipare all’azione, mi ha reso un portiere moderno.
Che impressione ti ha fatto Precali?
E’ un grande motivatore, è in grado di trasmettere i suoi stati d’animo alla squadra, come la cattiveria agonistica e la voglia di lottare. Nel calcio il mio motto è mors tua vita mea, dobbiamo essere tutti molto più cattivi e determinati, scendere in campo con il coltello tra i denti, solo così possiamo toglierci delle soddisfazioni.
Dove può arrivare la Vastese?
Per adesso non ci poniamo obiettivi, l’unica cosa a cui dobbiamo pensare e fare 3 punti tutte le domeniche, poi a dicembre tireremo le somme e vedremo dove saremo. Questa squadra può giocarsela contro tutte, abbiamo le qualità per puntare alle prime posizioni, scendiamo in campo pensando al primo posto, nessuno si allena per arrivare secondo.
In cosa dovete migliorare?
Nella gestione delle partite, dobbiamo chiuderle, per farlo ci vuole maggiore determinazione e concentrazione in avanti, oltre ad una maggiore attenzione in difesa. In questa fase certi errori ci stanno, è una squadra nuova che si deve ancora amalgamare e conoscere bene, alla lunga la qualità che c’è verrà fuori.
Dove può arrivare Michele Leo?
Non mi pongo obiettivi, ma non tutto dipende dal campo, nel calcio, come nella vita, per arrivare in alto ci vuole anche un po’ di fortuna.
Come ti trovi a Vasto?
E’ la città dove tutti vorrebbero stare, è davvero molto vivibile, mi trovo bene. Sono in casa a Vasto Marina con Bonuso, D’Ambrosio e Corbo, con quest’ultimo ho già giocato a Manfredonia, lo conosco bene.
Dopo Manfredonia e Andria che effetto fa giocare in uno stadio così, con pochi tifosi?
Mi aspettavo di vedere più gente allo stadio, un maggiore calore e meno distacco, poi gli altri compagni che giocavano già qui mi hanno spiegato i motivi. I fallimenti e i campionati di transizione sicuramente non invogliano, ma un vero tifoso dovrebbe seguire sempre la propria squadra, soprattutto quando le cose non vanno bene, in quei momenti si ha ancora più bisogno di loro. Quando si vince è facile fare il tifo ed è forse anche meno utile per chi va in campo. Il pubblico può davvero fare la differenza, io non ci credevo, poi ho giocato in piazze calde come Manfredonia e Andria ed è vero, i tifosi ti danno una spinta in più, se ci sono e si rema tutti nella stessa direzione sono determinanti, il dodicesimo uomo in campo.