Rischia di diventare l’ennesima telenovela vastese. Anzi, probabilmente lo è già: per il terzo inverno consecutivo, i gestori dei locali del centro storico sbattono contro il muro di gomma della burocrazia. Oggetto del contendere: i dehors, ossia i gazebo riscaldati che consentono a bar, pub e ristoranti di tenere i tavolini all’esterno anche nei mesi freddi.
Non sembra aver fatto breccia nella Soprintendenza ai beni architettonici d’Abruzzo neanche la proposta di realizzare strutture temporanee, da rimuovere dall’inizio della primavera fino al termine dell’estate. All’Aquila si sono incontrati a luglio i rappresentanti di Confesercenti (Simone Lembo, Lido Legnini e Armando Aganippe) e la soprintendente, Maria Alessandra Vittorini, che ha posto dei paletti sul già accidentato percorso verso una soluzione condivisa nel rispetto delle esigenze dei commercianti e dei limiti stabiliti dall’ente preposto alla tutela del patrimonio storico.
“Ci è stato detto – racconta Lembo – che i Comuni devono essere chiari nel predisporre una zonizzazione, in cui si indichi dove i dehors si possono fare e dove no“. Un documento di pianificazione urbanistica in cui strade e piazze centro storico di Vasto vengano ripartite in segmenti in cui i gazebo sono ammessi e in aree nelle quali verrà imposto il divieto, vista la necessità di garantire sicurezza (ad esempio, lasciare libero il passaggio di ambulanze e pattuglie) o di tutelare la visuale e i monumenti.
Ma proprio la richiesta di stilare una mappa così precisa il motivo di disaccordo tra il Comune e la Soprintendenza. La posizione dell’amministrazione, in pratica, è questa: come si fa a decidere preventivamente che un gazebo possa essere installato in un determinato punto in cui oggi c’è un bar e, in futuro, potrebbe subentrare una nuova attività (ad esempio, una macelleria) che non ha necessità del dehors? Non sarebbe meglio fissare delle regole certe, uguali per tutti e, in base a quelle, valutare singolarmente i progetti presentati dagli esercenti?
Per Massimo Desiati, leader di Progetto per Vasto, “l’amministrazione comunale, nonostante decine di sollecitazioni e persino il voto all’unanimità di un ordine del giorno in Consiglio comunale, non prende decisioni e neanche prova a cercar intese con la Soprintendenza per i Beni Architettonici, quest’ultima appare inamovibile nella sua decisione di impedirne l’installazione. Una decisione che non si fonda su criteri regolamentati, anche in virtù di proposte architettoniche compatibili con l’ambiente circostante, ma sulla discrezionalità dei funzionari titolati al rilascio delle autorizzazioni”.
“Siamo di fronte – osserva Lembo – a un rimpallo di competenze tra enti pubblici. Non è stata fatta una programmazione seria, né si sono trovate soluzioni adeguate. C’è troppa arbitrarietà nelle decisioni della Soprintendenza. In assenza di regole precise, a Vasto si fanno valutazioni diverse rispetto ad altri comuni. In fin dei conti, stiamo parlando di strutture invernali; d’estate si smontano e rimangono solo le pedane”.