Negli ultimi anni sulle spiagge di Vasto e, soprattutto, San Salvo, si sono moltiplicati i campi dedicati alla pratica del beach tennis. Una disciplina giovane, che sta conquistando sempre più appassionato durante l’estate e, dove esistono strutture al chiuso, anche in inverno. E così sono sempre più i praticanti della disciplina che si cimentano in tornei e che, in inverno, emigrano nella vicina Termoli, o a Chieti e Pescara, per poter giocare a beach tennis, in attesa che anche in zona arrivi un campo coperto. Lo scorso fine settimana proprio a Termoli, grazie all’impegno di un gruppo di beachers vastesi (con Lidia D’Ercole e Guido Giangiacomo in prima linea), sono arrivati i più bravi tecnici italiani, Nicola Gambi e Andrea Zavatta, per un clinic dedicato alla tecnica e alla preparazione fisica. Una spinta per continuare a promuovere questa nuova disciplina che, nella stagione estiva appena conclusa, ha visto nascere nuovi spazi ad hoc, come lo Studioware Beach Volley Stadium, a Vasto Marina.
Nicola Gambi, campione del mondo nel 2006 (solo per citare la sua vittoria più importante) oggi è “maestro di tennis e lavoro nel beach tennis, rappresento diverse scuola della Romagna, tra cui la prima nata nel beach tennis”. Andrea Zavatta, invece, ha “iniziato come preparatore cinque anni fa quasi per gioco, con un grande giocatore come Marco Garavini. Poi ho avuto la fortuna di essere il primo ad avviare un percorso di questo tipo che in cinque anni ha portato una grossa evoluzione nella preparazione atletica applicata al beach tennis. In questi 5 anni tanti dei migliori giocatori si sono preparati fisicamente grazie a me”.
Com’è andato il clinic di Termoli?
N.G. – Il clinic a Termoli è andato alla grande. Le persone che sono venute mi sembra siano rimaste soddisfatte, speriamo di aver dato loro quel punto di partenza fondamentale per mantenere e incrementare il loro entusiasmo e di regalarlo ad altre persone al fine di promuovere sempre più questa passione che abbiamo nel cuore.
Il beach tennis è una semplice trasposizione del tennis sulla spiaggia o ha caratteristiche differenti?
NG. – Dopo 20-25 anni dalla partenza del racchettone sulle spiagge di Marina di Ravenna, con l’avvento della Federazione Italiana Tennis e della federazione internazionale che organizza tornei a carattere mondiale, è un sport a tutti gli effetti. Pensando alle differenze più evidenti nel tennis la pallina rimbalza, la rete è più bassa, si gioca con racchette con le corde, quindi la didattica assomiglia ma non è la stessa. Il tennis vive di aperture e finali enfatizzati, il beach tennis si basa sul concetto dell’ermetismo, poche aperture, poche finali. Il gioco è al volo quindi più rapido.
Nel corso degli anni si sta sviluppando una preparazione specifica legata a questo sport?
A.Z. – Con il loro contributo degli atleti con cui ho laforato e dal confronto con loro c’è stata un’evoluzione in quella che è la preparazione specifica per il beach tennis. Nel mio piccolo credo di aver contribuito a far sì che questo gioco divenisse a tutti gli effetti uno sport. Quest’anno, grazie all’incontro con Nicola Gambi, è nato questo connubio che ci sta dando grandi soddisfazioni e ci ha permesso di creare il primo metodo integrato in cui ciò che si svolge dal punto di vista fisico va di pari passo con ciò che si svolge dal punto di vista tecnico. Pochi mesi fa, grazie all’aiuto di un amico, ho sintetizzato il lavoro di questi 5 anni, creando un metodo di lavoro, il metodo AZ Pro. Ha l’ambizione, ancora non raggiunta, di curare l’aspetto fisico del beach tennis dalla A alla Z. Questo è uno sport giovane, che ha più futuro che passato, è in continua evoluzione.
Che realtà avete incontrato arrivando qui, a Termoli e Vasto, dove avete fatto base?
A.Z. – Il clinic è stato entusiasmante, ovunque siamo stati abbiamo trovato voglia di fare. Qui a Vasto abbiamo trovato un movimento in fermento. Ci sono persone che vogliono promuovere e far crescere questo sport, visto che avete delle spiagge meravigliose e visto che questo sport ha una tolleranza molto bassa. Chiunque, prendendo una racchetta e confrontandosi con persone di pari livello si diverte. Di qui a dire che tutti possono giocare ad altissimo livello ne passa. Però è uno sport che si è diffuso sulle spiagge e sono nati centri indoor.
Il limite è che in molti posti si può giocare solo d’estate.
A.Z. Nella realtà romagnola ormai non è più così. A Cesena, da dove veniamo noi, ci sono almeno 7-8 centri al chiuso. Questo permette di praticare l’attività 360 giorni l’anno. In realtà dove il beach tennis non è ancora così sviluppato delle strutture si stanno creando. Abbiamo visto situazioni di sviluppo importanti. Una cosa in cui crediamo fortemente è che questo sport avrà una diffusione importante.
Un giocatore di tennis è avvantaggiato nell’avvicinarsi al beach tennis?
N.G. – Un giocatore di tennis è per alcuni aspetti avvantaggiato, forse ha qualche iniziale difficoltà nel muoversi su un fondo molto diverso da quello a cui è abituato. Sicuramente si deve calare nella mentalità del beach tennis, ci sono accorgimenti da mettere in pratica. Se lo fa parte nettamente avvantaggiato. Ma, ripeto, è uno sport semplice, veramente per tutti.
Nel beach tennis si gioca in coppia, quindi si entra in una dinamica di squadra.
N.G. – Diventa fondamentale la convivenza, l’aiutarsi l’uno con l’altro nel saper convivere nei momenti di difficoltà. All’inizio si vede il classico scaricabarile, poi ci siamo noi maestri ad aiutare i giocatori affinchè si costruisca una squadra che lotti per un unico obiettivo.
Come può crescere il movimento?
A.Z. – Nella realtà romagnola è quasi raro scorgere campi da beach volley. Ci sono stabilimenti che allestiscono 8/10 campi. A Vasto ho visto l’entusiasmo di persone del posto che si stanno impegnando e credo che, con queste basi e questo entusiasmo, si possano raggiungere grandi obiettivi. Secondo me il beach tennis è destinato a prendere il posto di sport più blasonati.