Quando domenica a Montesilvano è entrato in campo per prendere tra i pali il posto dell’espulso Leo non ci avrà pensato immediatamente, ma era il primo ad essere consapevole che quella, per tanti motivi, non era una presenza come tutte le altre della sua infinita carriera. Domenico “Mimmo” Antenucci, professione portiere, classe 1968, in quel momento è entrato nell’ultracentenaria storia della Vastese, è lui, anche se gli storici del calcio locale interpellati sono costretti ad andare a memoria perché non ci sono documenti ufficiali, il più “anziano” giocatore ad aver indossato la maglia biancorossa, a 46 anni, 8 mesi e 13 giorni.
Un debutto in campionato, in Coppa aveva già giocato, condito da interventi decisivi e da una buona condizione fisica. Chi lo conosce dice che si allena sempre al meglio, tanto che al termine dell’incontro per lui sono arrivati i complimenti degli avversari e di mister Naccarella, oltre a quelli dei suoi compagni. Mercoledì all’Aragona, nel turno infrasettimanale, sarà titolare nella sfida contro il San Salvo capolista, una delle sue tante ex squadre.
Mimmo, nella vita di tutti i giorni titolare di un’attività di ferramenta e papà di Sabrina e Francesco, è originario di Guardialfiera, in Molise. L’esordio risale alla stagione 1985/86 nel Campobasso a 17 anni, quando alcuni suoi compagni di squadra di oggi, come Leo, Maimone, D’Adamo e Balzano, non erano ancora nati. Poi Guglionesi, Petacciato, Turris Santa Croce, Termoli, Montenero, Frentana Larino, Biferno, San Salvo e Vasto Marina, in totale 31 stagioni di attività, un record assoluto, non solo per il calcio locale.
Sapevi di aver legato per sempre il tuo nome alla storia di questa squadra?
Non ci ho pensato subito, però mi ha già fatto molto piacere quando ho avuto l’opportunità di iniziare questa nuova avventura con la Vastese, ora me ne fa ancora di più sapere di aver stabilito questo record, è un orgoglio, sono molto felice di essere qui e di indossare questa gloriosa maglia.
Ti dà fastidio che sia sempre ricordata la tua età?
A volte sì, ma è sempre il campo che deve parlare, conta solo ciò che dice lui, non bisogna essere presuntuosi, penso che quando in questo inizio di stagione sono stato chiamato in causa ho fatto bene, io mi metto a disposizione, le scelte le fa il mister, le accetto e tifo Vastese anche se vado in panchina. Non devo giocare per forza, ma se continuo è perché penso di poter dire ancora la mia, di poter dare un contributo utile alla causa, altrimenti mi farei immediatamente da parte. Di certo non inizio una stagione tanto per esserci, se faccio parte di un gruppo punto a giocare.
Ma è vero che ormai ti chiamano “nonno Antenucci”?
Qualcuno dei miei compagni sì, soprattutto i più giovani, altri anche zio, ma ormai ci scherzo su.
Hai sempre fatto il portiere?
All’inizio da bambino ero un terzino, poi un giorno mi hanno messo in porta, sono andato bene, il ruolo mi piaceva così tanto che ci sono rimasto fino ad oggi.
Cosa ricorderai della domenica di Montesilvano?
L’abbraccio di tutti i compagni a fine partita, i loro complimenti e quelli degli avversari, sono le cose belle del calcio.
Cosa ti spinge a giocare ancora?
La voglia di allenarmi, di stare insieme durante la settimana, di condividere tanti momenti e vivere lo spogliatoio. Lo dico sempre anche ai più giovani, il gruppo non si vive solo la domenica, ma durante tutta la settimana, così nascono le squadre e si rafforzano. Ho notato ultimamente che i ragazzi hanno perso questa voglia di allenarsi, non lo fanno con entusiasmo, gli interessa solo giocare la domenica.
Qual è il segreto di una carriera così lunga?
La vita sana, anche quando ero più giovane il sabato non rientravo mai dopo le 21.30/22.00, penso sia una questione di rispetto non solo per me, ma soprattutto per i compagni con i quali giochi e per la società che ti ha tesserato.
Come ti stai trovando alla Vastese?
Bene e mi fa molto piacere che alcuni tifosi si stiano riavvicinando dopo aver visto il nostro impegno, hanno capito che ce la mettiamo tutta per riportare entusiasmo in questa città. Vasto Marina era più una famiglia, questa è una grande piazza, storica.
In cosa deve migliorare questa Vastese?
Un pareggio in 9 fuori casa ci può anche stare per come si erano messe le cose a Montesilvano, nonostante tutto con due uomini in meno abbiamo anche sfiorato la vittoria con Soria. Non stiamo andando male, ci manca un po’ di fortuna e di cattiveria, anche contro il Montorio abbiamo trovato un portiere in stato di grazia, ma non abbiamo giocato male. Sono certo che la ruota girerà e con un po’ di serenità in più i risultati arriveranno.
Che impressione ti hanno fatto i ragazzi più giovani?
In generale bene, alcuni sono già pronti, altri devono ancora maturare, sarebbe ingiusto fare dei nomi, sono tutti bravi e penso che allenarsi con gente come Stango, Soria, Napolitano, Piscopo, D’Ambrosio non possa che far bene per imparare e crescere.
A proposito di giovani, tra i tuoi figli c’è un erede?
Francesco è molto appassionato di calcio, anche se la mamma lo porta in piscina, sicuramente non farà il portiere, a differenza del padre è tutto mancino, quando uno ha queste doti sarebbe un peccato non farlo stare in mezzo al campo, potrebbe diventare un trequartista. Mi chiede sempre di portarlo all’allenamento, un giorno lo farò, così vedrà uno stadio vero: l’Aragona.
Mercoledì arriva la tua ex squadra, il San Salvo capolista.
A San Salvo mi sono trovato molto bene, è una buonissima squadra fatta non solo da bravi giocatori ma anche da uomini veri. Per me però sarà una gara come tutte le altre, voglio vincere e fare bene, come ho fatto l’anno scorso, ci servono i 3 punti, sia per rilanciarci in classifica, sia per regalare una gioia ai tifosi che spero ci seguano.
Dove può arrivare questa Vastese?
Sono fiducioso, sono convinto che possiamo fare bene, dobbiamo migliorare sotto alcuni aspetti e ovviamente anche avere quel pizzico di fortuna necessaria nel calcio. Di una cosa sono certo: daremo sempre il massimo in tutte le partite, in una piazza così importante e prestigiosa non potrebbe essere altrimenti, dobbiamo essere all’altezza.