Vivono per il gol, la porta è il loro chiodo fisso. Chiamarsi bomber era nel loro destino, può capitare tra amici senza apparenti meriti sportivi, ma non è questo il caso. Loro sono per tutti “il bomber” e il merito se lo sono guadagnato sul campo in anni di reti gonfiate, facendo esultare in tanti. Un titolo che per alcuni vale quanto una laurea, altri ci scherzano su. Zonalocale li incontrerà per conoscerli meglio e farsi raccontare la loro carriera in campo e quella fuori, tra lavoro, hobby, amori, programmi estivi senza pallone e curiosità.
Giuseppe Di Risio, meglio noto come Peppino, 18enne laterale del Casalbordino Calcio a 5, con i suoi 14 gol è stato uno dei protagonisti della cavalcata vincente della formazione del suo paese che ha conquistato la promozione in Serie C1. Capitano della rappresentativa abruzzese del futsal all’ultimo Torneo delle Regioni 2014 in Friulia Venezia Giulia, frequenta l’Istituto Tecnico Commerciale.
Inizia a giocare subito a calcetto a Casalbordino, due anni nella Bacigalupo, dove vede poco il campo, gli servono a capire che non è quello il suo sport. La scintilla scossa grazie ad Alfredo Lanza, per due anni è tesserato negli Allievi, con la vittoria della Coppa Abruzzo, poi l’under 18 e la prima squadra. Due anni fa ha messo a segno 69 reti in una sola stagione.
Ricordi come e dove hai iniziato a giocare?
Sul campo in erbetta sintetica di Alfredo Lanza, andai con un amico, da allora non ho più smesso, mi piace giocare, appena posso gioco, sto sempre con il pallone, è il mio migliore amico, un po’ come Holly e Benji.
Perché è bello essere un bomber?
Quando segni è una liberazione, a chi non piacerebbe fare un gol, soprattutto quando il risultato è in bilico, scarichi tutto, è una soddisfazione immensa, se giochi bene lo è ancora di più, ma puoi segnare anche se giochi male e i meriti sono tutti tuoi lo stesso.
Da cosa dipende il successo del bomber?
Dall’essere decisivo, se segni e vinci 1-0 tutti si ricorderanno di chi ha fatto gol, meno di chi i gol li evita, fa assist o imposta l’azione, il calcio è così, ma una cosa è certa, da soli non si vince, tutti sono importanti. Di gol ne ho fatti abbastanza, ma non sai quanti me ne mangio, evidentemente ho fame.
Quanto ti pesano gli errori?
Ci penso, non mi piace sbagliare.
Ce n’è uno che ti tormenta?
Contro la Vis Lanciano con l’under 18, a porta vuota, non c’era nessuno, avevo tutto il tempo di calciare a rete, non so come ho fatto a sbagliare, è stato un errore clamoroso. Per fortuna poi abbiamo vinto lo stesso, non ha influito negativamente sul risultato.
Oltre al gol cosa deve fare un laterale?
Correre continuamente sopra e sotto, deve stare sempre attento e non distrarsi mai, altrimenti si rischia di subire il gol. Se non avessi fatto questo ruolo forse sarei stato un pivot.
Quanto il calcio ti ha aiutato fuori dal campo?
Molto, mi ha abituato a stare con persone più grandi di me, per alcuni di loro potrei essere un figlio, mi ha aiutato a crescere e a condividere gioie e dolori insieme.
Qual è un aspetto negativo del calcio?
Nessuno, a me piace tutto e spero di riuscire a giocare fino a quando avrò 80 anni e oltre, è troppo bello.
Il gol più bello o importante che hai realizzato?
L’anno scorso quando perdevamo 5-4 contro il Paglieta, prima abbiamo pareggiato con un mio gol e poi nel finale ho messo dentro il 6-5.
La partita che non dimenticherai mai?
Contro il Montesilvano che aveva vinto il campionato, sconfitto nella finale di Coppa Abruzzo Allievi.
L’avversario che ti ha creato più problemi?
Matteo Ciommi, dell’Integra Sport Chieti, non c’entra nulla con la categoria. Non ho mai giocato contro Lanza, altrimenti sarebbe stato sicuramente lui.
Inutile chiederti con quale allenatore ti sia trovato meglio.
Ovviamente Alfredo Lanza, è come un secondo padre, a volte per scherzo gli dico che è mio padre anche lui, mi ha sempre trattato come un figlio, è una persona che per me ha fatto molto.
E il compagno?
Sono tre, Giuseppe Santini, Fabio D’Alonzo e Quirino Di Paolo.
Chi è il tuo idolo nel calcio?
Di Maria del Real Madrid.
C’è qualche ragazzo che può avere un futuro nel calcio a 5?
Giuseppe Santini, giochiamo da quando eravamo piccoli insieme, ha sempre avuto tutte le qualità per sfondare, ma non ha avuto la testa.
Sei scaramantico?
Sì, metto sempre prima la scarpa sinistra e poi la destra, stessa cosa per i parastinchi.
Riesci a conciare lo sport con gli altri impegni?
Sì, anche se non si dovrebbe fare metto sempre davanti a tutto il calcio, per fortuna però giocando in casa ho avuto tempo da dedicare allo studio.
Chi è il tuo più grande tifoso?
Mio padre Franco, mi ha sempre seguito facendo tutto il possibile per essere presente.
Hai un hobby oltre al calcio?
No, solo il calcio e le uscite con gli amici.
Quali sono i tuoi progetti estivi?
Tornei di calcetto e mare.
In futuro cosa ti piacerebbe fare?
Allenare una squadra di ragazzi, ma anche fare il dirigente, l’importante è rimanere nell’ambito del calcio.
Dove giocherai il prossimo anno?
Mi dispiace lasciare i miei compagni, che nel frattempo si sono trasferiti tutti a San Salvo, sono tutti miei amici anche fuori dal campo. Ho ritenuto opportuno che alla mia età fosse giusto provare un’esperienza altrove per crescere, in qualche altra categoria. Non so ancora se ci riuscirò, ma devo provarci adesso. Casalbordino resterà sempre nei miei ricordi più belli, mi sono trovato benissimo e non è detto che un giorno si possa giocare di nuovo insieme.
Nonostante la giovane età hai qualche rimpianto?
I gol che sbaglio.
Vuoi ringraziare qualcuno che ti ha aiutato in questi anni?
Oltre a mister Lanza, tutti i compagni di squadra che mi hanno sempre insegnato a comportarmi in campo e fuori, Christian Di Ghionno che mi è sempre stato vicino, il capitano Domenico Fortunato, mio padre Franco, mia mamma Enrica e mia sorella Debora.
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