Vivono per il gol, la porta è il loro chiodo fisso. Chiamarsi bomber era nel loro destino, può capitare tra amici senza apparenti meriti sportivi, ma non è questo il caso. Loro sono per tutti “il bomber” e il merito se lo sono guadagnato sul campo in anni di reti gonfiate, facendo esultare in tanti. Un titolo che per alcuni vale quanto una laurea, altri ci scherzano su. Zonalocale li incontrerà per conoscerli meglio e farsi raccontare la loro carriera in campo e quella fuori, tra lavoro, hobby, amori, programmi estivi senza pallone e curiosità.
Giuseppe Zara, noto anche come il bomber del cuore, per via della sua esultanza, attaccante 19enne dello United Cupello in Prima Categoria, quest’anno ha messo a segno 24 reti in 24 partite, uno score invidiabile, nonostante un brutto infortunio che lo ha costretto a saltare il decisivo finale di stagione. Palle in rete che hanno spinto la squadra rossoblu in Promozione, prima della fusione con lo United Cupello. Fuori dal campo lavora per una società di servizi.
L’amore per il calcio inizia a Tavenna, il piccolo centro del Molise dove vive, è qui che tira i primi calci al pallone, approda alla Virtus Vasto, in seguito passa in Eccellenza molisana, al Biferno Calcio, dove da fuoriquota realizza 11 reti, poi una parentesi, sempre in Eccellenza, con la Virtus Cupello, il passaggio al Vasto Marina e allo United Cupello. In rossoblu, a novembre 2012, inizia dalla Seconda Categoria una cavalcata inarrestabile, in quel momento la squadra è a 15 punti di stanza dalla capolista Sporting San Salvo, chiuderà la stagione in vetta con un vantaggio di 7 punti, con 13 gol in 12 partite di Zara, vincendo il torneo anche l’anno successivo.
Come nasce bomber Zara?
Nella Virtus Vasto, ho giocato lì per circa 10 anni, sempre come attaccante, è stato mister Acquarola a schierarmi in avanti, alla prima partita sono entrato e ho realizzato una tripletta, da allora ho sempre ricoperto quel ruolo, non mi vedo altrove. Abbiamo vinto il titolo allievi regionali, l’allenatore era mister Cesario, ma anche in quella occasione la sfortuna ci ha messo lo zampino, mi sono rotto la mandibola.
Perchè è bello essere un bomber?
Quando la palla supera la linea si prova un’emozione speciale, difficile da descrivere, è unica, davvero troppo bella, così come l’esultanza con i compagni e ricevere il loro abbraccio. Un attaccante lavora in campo per vivere il più possibile queste emozioni, diverse da quelle che si possono provare altrove. L’aspetto negativo, che ho avuto modo di constatare soprattutto nell’ultima stagione, è che si prendono tante botte e siamo spesso provocati, è facile cascarci e reagire, anche se purtroppo qualche volta ho sbagliato. Tra squalifiche e infortunio ho saltato 6 partite.
Da cosa dipende il successo del bomber?
Dall’essere decisivo per il risultato finale, possono giocare tutti meglio di te, ma se sullo 0-0 se tu a metterla dentro, anche se non hai toccato una palla, si parlerà solo di te, l’eroe di giornata sarai tu.
Come stai quando non segni?
Non sono affatto soddisfatto, già durante la partita mi innervosisco e continuo a sbagliare e dopo ci ripenso perché voglio sempre fare bene. A volte se mio padre ha visto la partita ne parlo con lui e cerco anche di spiegargli il motivo dei miei errori che anche in una stagione positiva ci sono stati.
C’è un errore che ti ossessiona?
Quelli commessi quest’anno nella partita di andata contro il Castelfrentano, una cosa incredibile e inspiegabile, anche il mister Di Francesco stava perdendo la pazienza.
Come nasce il cuore della tua esultanza?
Ogni anno ne scelgo una nuova, la scorsa estate insieme a Mirolli durante un torneo abbiamo deciso che avrei fatto il cuore, è andata bene, mi ha portato fortuna. In passato ne ho fatte altre, ad esempio come quella di Matri, in futuro non so ancora se cambierò visto come è andata nell’ultimo campionato.
Chi è il tuo idolo nel calcio?
Da juventino, in questi giorni sono abbastanza triste per l’addio di Conte, l’idolo sarà sempre l’attaccante della Juventus, prima era Ibrahimovic, ora è Tevez.
Con quale compagno ti trovi meglio in campo?
Sono tutti bravi, ma non me ne vogliano, Gabriele Ottaviano è l’allenatore in campo, lo chiamo così perché dispensa consigli e sa gestire la situazione, è di un’altra categoria
Qual è stato l’avversario più difficile.
Il capitano del Tre Ville, un difensore alto e veloce, molto bravo.
Sei scaramantico?
No.
Qual è stato il gol più bello o importante che hai realizzato?
Il più importante in Eccellenza nella Virtus Cupello di Carosella contro il San Nicolò capolista imbattuto, perdevamo 1-0, sono entrato, abbiamo prima pareggiato e poi ho segnato il 2-1, per loro è stata la prima sconfitta. Il più bello quest’anno, contro il Monteodorisio grazie al cross di Scafetta dalla sinistra, ho stoppato e tirato al volo, tutto merito dell’assist.
La partita che non dimenticherai mai?
Negli allievi contro il River 65, decisiva per la finale, abbiamo vinto 3-1 con una mia doppietta.
Qual è la squadra nella quale ti sei trovato meglio?
Senza alcun dubbio lo United Cupello, è stata davvero una grande famiglia, per le vittorie e per il gruppo anche fuori dal campo, li ringrazio tutti, in modo particolare mister Giuseppe Di Francesco che mi ha fortemente voluto in un periodo in cui nessuno si aspettava così tanti gol da me, mi ha chiamato moltissime volte e alla fine ho ceduto, ho fatto bene, da quando sono lì abbiamo perso 3 partite e sono cresciuto. Un grazie lo devo anche al presidente Oreste Di Francesco e ai miei amici Fabio D’Ettorre e Graziano Tartaglia.
C’è un allenatore al quale sei più legato?
Tutti, davvero, ognuno mi ha dato qualcosa, sarebbe riduttivo citarne solo uno.
Il calcio ti ha aiutato nel lavoro?
Sicuramente, in primis perché Giuseppe e Oreste Di Francesco mi hanno dato l’opportunità di lavorare nella loro società, oggi è fondamentale avere un lavoro, il calcio viene dopo e biosgna pensare al futuro. Inoltre giocando a pallone sono facilitato nei rapporti interpersonali, non ho avuto quasi alcun problema di ambientamento o di altro tipo e anche al lavoro mi seguono e chiedono il risultato della domenica.
Come riesci a conciliare calcio e gli impegni lavorativi?
Bisogna essere in grado di sacrificarsi molto, la mattina esco alle 7 e rientro la sera alle 21 dopo l’allenamento, è impegnativo, ma lo faccio volentieri, quando ti piace ciò che fai non pesa.
Qual è la parte più bella del calcio?
Stare in gruppo e vivere lo spogliatoio. Fino a quando riuscirò farò di tutto per continuare a giocare.
Cosa non ti mancherà per niente di questo sport?
Nulla, lo adoro in ogni sua parte.
Cosa farai quando non giocherai più?
Mi piacerebbe fare il direttore sportivo, allestire una squadra di calcio.
C’è in giro qualcuno che somiglia a bomber Zara?
No ci ho fatto caso, ma di sicuro ci sono tanti ragazzi bravi, anche più di me.
Chi è il tuo più grande tifoso?
Mio padre Gaudenzio, mi ha sempre seguito, ha sempre creduto in me, da piccolo dopo il lavoro mi portava agli allenamenti fino a Vasto ed è diventato un grande appassionato. E poi le mie tre sorelle Vittoria, Veronica e Fiorella che ogni domenica mi scrivono su WhatsApp per sapere come è andata, mentre mio fratello Marco è meno interessato al calcio in generale.
Terminata la stagione quali sono i tuoi progetti estivi?
Qualche torneo di calcetto, non altri sport, ma pochi, perché dopo l’infortunio non posso rischiare. Sono stato in vacanza a Rimini qualche giorno e poi andrò di nuovo da qualche parte con gli amici, non abbiamo ancora deciso dove.
Oltre al calcio pratichi altri sport o hai un hobby?
No.
Hai un rimpianto?
Un provino con la Roma a Trigoria, ero piccolo, non è andata come speravo, forse è arrivato troppo presto.
Ti dispiace che sia finita l’avventura dello United Cupello?
Mi dispiace che il gruppo si sia diviso, alcuni sono già andati altrove, gli faccio un grande in bocca al lupo, ma sono certo che se avessimo fatto la Promozione ci saremmo salvati tranquillamente.
Il tuo futuro sarà nel Cupello Calcio?
Ho avuto richieste da altre squadre, ma il Cupello vuole che io rimanga, anche io non ho intenzione di andare altrove, quindi penso proprio che proseguiremo insieme, mi misurerò di nuovo con l’Eccellenza con un po’ di esperienza in più, sperando di fare bene.
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