Vivono per il gol, la porta è il loro chiodo fisso. Chiamarsi bomber era nel loro destino, può capitare tra amici senza apparenti meriti sportivi, ma non è questo il caso. Loro sono per tutti “il bomber” e il merito se lo sono guadagnato sul campo in anni di reti gonfiate, facendo esultare in tanti. Un titolo che per alcuni vale quanto una laurea, altri ci scherzano su. Zonalocale li incontrerà per conoscerli meglio e farsi raccontare la loro carriera in campo e quella fuori, tra lavoro, hobby, amori, programmi estivi senza pallone e curiosità.
Chi ha detto che i bomber sono solo uomini? La quasi 26enne Martina Di Viesti non è un attaccante puro, è una via di mezzo tra un centrocampista offensivo e un attaccante, ma è comunque un bomber, oltre ad essere una ragazza che smonta tutte le teorie secondo le quali le donne che giocano a calcio non siano femminili. Una che la mette dentro senza girarci troppo intorno e che si divide tra calcio, gli studi di economia a Pescara e il lavoro al bar.
La passione per il pallone è innata, da piccolissima saluta subito le bambole e inizia a giocare con gli amici di Vasto Marina, dove abita ancora oggi, a 10 anni viene tesserata dalla Virtus Vasto di Lucio Rullo, la squadra femminile non c’è e così scende in campo con i maschietti. In seguito approda alla San Paolo femminile diventata Pro Vasto, sua attuale squadra in Serie C.
Te l’avranno chiesto chissà quante volte: perchè una bambina inizia a giocare a calcio?
Questo sport mi è sempre piaciuto, a Vasto Marina passavo molto tempo con altri bambini che giocavano e mi sono unita a loro, non ne volevo praticare altri, mi ha sempre divertito, pensavo solo al pallone, ma non è stata una passione ereditata in famiglia, mio padre non ha mai giocato, mio fratello non è interessato, mentre mia madre voleva che smettessi per paura che mi facessi male.
Non hai mai pensato di passare ad altro sport?
Ho praticato e pratico nuoto ancora oggi, ma il mio sport è il calcio, non ho mai pensato di fare altro, anche se nella pallavolo e nel beach volley me la cavavo bene tanto che gli allenatori mi chiesero di tesserarmi perché secondo loro potevo emergere, ma non l’ho fatto, volevo continuare nel calcio. Forse se non avessi giocato a pallone avrei fatto volley, ma non ne sono sicura, non mi piacciono molto gli sport che si praticano in ambienti chiusi e stretti, come la pallavolo e il calcetto, ho bisogno di aria e spazi ampi, il calcio è tutto questo.
Ti sei mai sentita penalizzata rispetto ad altre ragazze per via della passione per il calcio?
Assolutamente no, mai, anzi, il calcio come tutti gli sport di squadra mi ha aiutato nella vita, mi ha fatto capire che all’interno di un gruppo ognuno non può fare ciò che vuole ma deve adattarsi e rispettare gli altri. Un insegnamento molto utile nel lavoro, dove sono a contatto con altre persone. Anche con i ragazzi, ho un modo di relazionarmi differente, li considero tutti amici, mentre ci sono donne o ragazze che fanno più fatica a rapportarsi con gli uomini. Nel complesso mi considero una come tante, ma nello sport, come in altri settori ci sono gli stereotipi.
Come nasce bomber Di Viesti?
Sin da subito mi hanno vista come attaccante, mi hanno detto di mettermi là davanti e pensare solo a segnare. In seguito mi hanno impiegato anche come centrale di centrocampo o esterno, ma non rendevo come in avanti.
Perchè è bello essere un bomber?
Perché la devi mettere dentro, la realizzazione è sicuramente l’aspetto più bello ed emozionante, ma c’è da dire che il bomber deve convivere anche con un triste destino: può fare una delle partite più belle di sempre, ma se non segna non sarà mai ricordato, così come al contrario se gioca malissimo, ma fa gol, diventa l’eroe di giornata. E’ il bello e il brutto del “mestiere”.
Come la vivi quando non segni?
Come un gioco, finisce lì, non sento tutta questa responsabilità e non ho ossessioni, sarà anche perché il calcio femminile è diverso, probabilmente se giocassi con gli uomini avrei un atteggiamento differente, loro sono più ambiziosi e c’è maggiore competitività.
Il successo del bomber vale anche al femminile?
Certamente, in tanti mi chiedono come è andata la partita e se ho segnato, anche chi non segue molto mi chiama “bomber”.
Un bomber che ha come fidanzato un difensore, Carlo Triglione.
Con lui non voglio giocare in squadra insieme perché non mi passa mai la palla, anche se lo nega, è un avversario difficile, ma io non voglio essere da meno, glielo dico prima di affrontarci che gli farò almeno 3/4 tunnel. Tra noi c’è molta competizione, in campo mi tratta come tutti gli altri. La domenica quando possibile entrambi andiamo a vedere la partita dell’altro e quando capita seguiamo anche qualche incontro in televisione, anche se lui è juventino e io milanista.
Chi è il tuo idolo nel calcio?
Il mio soprannome è Cassano, caratterialmente non mi ci ritrovo, anche perché in campo sono molto tranquilla, ma forse come tipo di giocatore sì.
Con quale compagna di reparto ti sei trovata meglio?
Con Delia Di Francesco, abbiamo un bel rapporto anche fuori dal campo, giochiamo affianco, mi trovo benissimo e quando so che c’è lei sono più tranquilla.
Quale è stata l’avversaria più ostica?
Una squadra, ma non voglio dar loro la soddisfazione di ammetterlo, quindi non la nominerò.
Sei scaramantica?
Tantissimo, faccio moltissime cose per scaramanzia, meglio non dirle.
Qual è stato il gol più bello o importante che hai realizzato?
Non c’è un gol più importante o bello degli altri, lo sono tutti, il gol è gol, per me hanno tutti lo stesso valore.
La partita che non dimenticherai mai?
Quella decisiva tre anni fa per la vittoria del campionato.
Qual è la squadra nella quale ti sei trovata meglio?
L’attuale, la San Paolo poi Pro Vasto, siamo tutte molto legate, 6-7 di noi giocano insieme da 10 anni. Sono loro le mie amiche Delia Di Francesco, Lorena Tumini, Melissa Nozzi, anche se non gioca più con noi, Maria Napolitano e Daniela Vitelli. Saranno la mia squadra anche il prossimo anno, sperando che il progetto prosegua.
E l’allenatore?
Mi sono davvero trovata benissimo con tutti.
Quanto è difficile oggi fare calcio femminile?
Sarebbe necessario avere delle strutture migliori e degli allenamenti più adatti al fisico femminile, anche se noi della Pro Vasto non possiamo lamentarci di nulla, la società ci ha sempre trattate come delle figlie. Abbiamo dei campi che sono sicuramente messi male, ma quest’anno abbiamo giocato sul sintetico a Cupello dove ci siamo trovate molto bene. Ho fatto parte della rappresentativa regionale per 7 anni e mi sono confrontata con altre ragazze, in tante sono abbandonate dalle loro società, vanno in trasferta da sole in auto, anche per lunghi tragitti.
Come riesci a conciliare calcio e gli impegni lavorativi?
E’ dura, mi sveglio alle 5.00 e la domenica è il mio unico giorno libero, quando giochiamo fuori casa rientro anche verso le 19, quindi non ho tempo per altro o per riposare. E’ la passione che mi fa fare tutto ciò. Conciliare con l’università diventa complicato, ma, dopo aver conseguito la laurea di primo livello, voglio provare a terminare gli studi perché l’obiettivo è quello di trovare un lavoro che rispecchi il mio percorso, anche per i sacrifici fatti da me e dalla mia famiglia.
E’ vero che volevi smettere?
Lo scorso anno proprio per via dei tanti impegni stava diventando tutto più difficile, avevo appeso le scarpe al chiodo ma le mie compagne per farmi capire che dovevo tornare mi hanno regalato un nuovo paio di scarpe da calcio, così la domenica, senza dire niente a nessuno, mi sono presentata in campo per la partita.
Cosa non ti mancherà per niente di questo sport?
I rimproveri, a volte devo subire anche quelli che non merito, ma capita perché probabilmente si aspettano qualcosa in più da me. Oltre ai dolori fisici che a volte vanno avanti per tutta la settimana.
Cosa farai quando non giocherai più?
Mi piacerebbe allenare una squadra di bambini o bambine, anche se non è un ruolo semplice e non ci si può improvvisare.
C’è in giro qualche erede di bomber Di Viesti?
Una ragazza del Pescara femminile, appena l’ho vista mi ha ricordato me fisicamente, c’è una certa somiglianza, anche in campo, ma non ricordo il nome.
Chi è il tuo più grande tifoso?
Sono tanti, ma Tiziana Smargiassi è quella che mi segue di più.
Terminata la stagione quali sono i tuoi progetti estivi?
Le vacanze le ho già fatte in Spagna a Formentera e Ibiza, ora lavoro, mare e qualche torneo di beach soccer, beach tennis e calcio tennis. Il foot volley no, è più appropriato per l’uomo, devi essere molto allenato. Non ci sono tornei di calcio per donne, andrebbero organizzati, in alternativa sto partecipando ad un torneo di calcio a 5 che si svolge a Gissi, è un appuntamento storico, ogni squadra deve avere obbligatoriamente due ragazze in campo e il loro gol vale doppio.
Oltre al calcio pratichi altri sport o hai un hobby?
Nuoto e vado in bici, ma odio la corsa.
Hai un rimpianto?
A 16 anni mi ha chiamato Roseto che all’epoca faceva la A2, non me la sono sentita di fare la pendolare e di allontanarmi.
Vuoi ringraziare qualcuno che ti ha aiutato?
La società della San Paolo poi Pro Vasto femminile per tutto ciò che ha fatto per noi in questi anni.
Chiamarsi bomber, le precedenti interviste
Fabio Di Lello tra pane e gol, forza e carattere in campo e fuori
Nicola Sputore, il big bomber con quel tiro micidiale
Luca Madonna, estro al potere con l’ossessione per la rete
Sante Mileno, finalizzatore implacabile e maestro del gol