Lunedì 23 giugno alle ore 17.30 a Palazzo d’Avalos, nella sala Michelangelo, il Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali (Cdca) l’Associazione Asud Onlus, in collaborazione con il Comune di Vasto, presentano Mari e fiumi d’Abruzzo. Quale futuro?
Intervengono:
Augusto De Sanctis (Forum Acqua Abruzzo) – Lo stato delle acque nel chietino
Enzo Di Salvatore (Docente diritto costituzionale Università di Teramo, No Triv)- La petrolizzazione nell’Adriatico
Fabiano Di Berardino (Stop Biocidio Abruzzo)- Dal no ad Ombrina al parco della costa teatina.
Salvatore Altiero (ass. Asud onlus)-Il risanamento ambientale. Lavoro e salute per un futuro sostenibile.
Modera
Luigi Iasci (ass. Asud)
“L’acqua va al mare è un detto delle nostre parti. Purtroppo nella provincia di Chieti – spiegano gli organizzatori -, dove sono presenti i corsi d’acqua dolce più inquinati d’Abruzzo, questo detto si traduce in distruzione della flora e della fauna , inquinamento e impoverimento del mare Adriatico e dei fiumi.
I fiumi abruzzesi sono ridotti a vere e proprie fogne, con il sistema di depurazione del tutto inefficace e inefficiente. Di conseguenza i corsi d’acqua sono lontani anni luce dagli obiettivi di qualità fissati dall’Unione Europea, da raggiungere entro il 2015. Il 70% dei punti di campionamento non soddisfa questo requisito a poco più di un anno dalla scadenza. Inoltre negli ultimi anni vi è anche un peggioramento della qualità e diversi fiumi sono classificati nella categoria peggiore.
I fiumi del chietino mostrano diverse criticità, con particolare riferimento all’ortonese (Aielli; Moro) e alla zona frentana (Feltrino). Nel vastese è eclatante il caso del fiume Trigno in cui da anni è accertata una contaminazione da Salmonella, pericoloso patogeno la cui presenza ha determinato recentemente il divieto dell’uso a scopi irrigui dell’acqua del fiume. Tutto ciò sta avvenendo senza il dovuto coinvolgimento della popolazione e senza rispettare gli obblighi di informazione e trasparenza dettati da precise norme regionali, statali e comunitarie.
In aggiunta le politiche energetiche nazionali, hanno individuato nel nostro piccolo mare il nuovo terreno di caccia per petrolio e gas, svendendo al miglior offerente le nostre bellezze e risorse in cambio di pochi spiccioli, tanto inquinamento, trivelle a pochi chilometri dalle coste e il rischio di una catastrofe ambientale.
Il controllo e la sensibilizzazione in materia di salvaguardia della qualità delle acque e del territorio deve diventare una delle priorità dell’agenda amministrativa regionale. Il Parco della Costa Teatina, il risanamento ambientale, la rete delle riserve regionali e dei SIC, diventano lo strumento pragmatico di riqualificazione ecologica e sviluppo economico del territorio regionale. Le politiche di conservazione ed esaltazione della nostra terra, attraverso la valorizzazione di attività produttive e turismo ecosostenibili, sono la più grande opera che possiamo progettare per il futuro dei nostri figli e delle nuove generazioni”.