La situazione torna a farsi difficile in Iraq, dove da qualche settimana c’è un clima di tensione dopo le nuove offensive dei gruppi terroristici. Le cronache internazionali riportano le notizie che riescono ad avere, anche se c’è la sensazione che, come accade sempre in casi analoghi, quello che accade viene filtrato dai governi. Da una decina di giorni gruppi terroristici in passato legati ad Al Qaida, l’Isis, jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, stanno conquistando “a suon di cadaveri” Monsul (nord-ovest Iraq), Al Anbar, Ramadi, Falluja, Baiji, Tikrit, Ta-Min, Kirkut e ora puntano a Bagdad.
In Iraq, a Bassora, si trova per motivi di lavoro un vastese, Remo Sorge, tecnico e formatore per le compagnie petrolifere BP, Eni, Exxnon Mobil. I suoi compiti sono legati alla formazione degli operai locali che lavorano sui pozzi, oltre a seguire procedure e sicurezza. Siamo riusciti a metterci in contatto con lui, nonostante le difficoltà legate ai blocchi parziali dei mezzi di comunicazione, per farci raccontare come sta vivendo questo periodo. “L’aria qui è pesante, si respirano paura e sgomento. Da più di una settimana il governo ha oscurato i social network e le notizie non sono chiare”.
La reazione non si è fatta attendere, con “gli Usa che hanno posizionato una portaerei nel Golfo Persico e spediranno al momento 100 uomini da affiancare all’esercito irakeno. Inoltre hanno fatto evacuare i cittadini americani presenti a Bagdhad da circa dieci giorni, con i marines nella capitale per proteggere l’ambasciatore”. L’azione dei terroristi ha colto di sorpresa un po’ tutti, anche se ora ci si sta organizzando per arginare l’azione dell’Isis. “Fuori dal campo dove vivo e lavoro – racconta Remo – ci sono carri rmati ed esercito per cercare di tutelare pozzi e raffinerie che sono il bersaglio dei miliziani. Lo scorso novembre, durante la ricorrenza della morte dell’imam Hussain, hanno frainteso alcune parole di un inglese ed hanno attaccato le basi affianco alla mia della Schlumberger e Baker. Furono giorni tristi e di panico, perché vedevo con i miei occhi, dalla finestra della mia camera, cosa realmente accadeva. Proprio come adesso eravamo sul punto di rimpatriare.
La paura è parte dell’uomo, inutile nasconderla o fare l’eroe. Ma quando, 3 anni fa, mi hanno trasferito qui ho accettato l’incarico con piena coscienza del posto dove andavo e dei rischi che potevo correre. Ogni mattina quando apro gli occhi e so che devo andare sui pozzi, mi dico sempre dai oggi non è il tuo giorno. Indosso le cuffie dell’iPhone, oltre al giubbotto antiproiettile e ascolto musica durante il trasferimento, scortato in mezzi blindati e con guardie del corpo armate fino ai denti, passando per i vari checkpoint”.
Per chi è sul posto avere notizie dagli organi di informazione è difficile. “Ma i ragazzi locali ci raccontano cosa sta accadendo, mostrandoci video di esplosioni o esecuzioni di massa di militari e civili da parte dei terroristi. Tutte le compagnie hanno già rimpatriato molti dipendenti. Io tra 10 giorni finirò il mio turno, se tutto va bene. La nostra ditta ha pronto un piano d’emergenza, con due arei, uno a Bassora e uno in Kuwait, che è molto vicino, e in caso di attacco ci porteranno via usando una delle due opzioni”.
In tutta questa situazione difficile è normale che anche i suoi parenti a casa siano preoccupati. “Riesco a mantenermi in contatto via Skype o con il satellitare. Cerco sempre di minimizzare e rassicurare i miei genitori, mia sorella e la mia ragazza che è a Dubai, dove vivo. Anche se ammetto che a volte mentire non mi riesce facile”. Ora, terminati questi dieci giorni del suo turno, Remo ripartirà alla volta di Dubai, dove vive per essere più vicino all’Iraq e poi, all’inizio di luglio, rientrerà a Vasto per un periodo di meritato relax.