Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i quattro vigili urbani coinvolti nella Multopoli di San Salvo. Stamani, sono durati complessivamente solo pochi minuti gli interrogatori di garanzia delle persone finite la scorsa settimana agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla guardia di finanza di Vasto e dalla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri del palazzo di giustizia di via Bachelet sotto il coordinamento del sostituto procuratore di Vasto, Enrica Medori, e del pm David Mancini della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila.
Assistiti dagli avvocati Giovanni e Antonino Cerella, Fiorenzo Cieri, Clementina De Virgiliis e Alessandra Cappa, agenti e graduati destinatari dei provvedimenti restrittivi sono comparsi dinanzi al gip del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella.
L’ex comandante della polizia municipale di San Salvo, Benedetto Del Sindaco, il maresciallo Carmela Felice e gli agenti Angela Monaco e Dino Di Fabio non hanno risposto alle domande del magistrato.
I reati ipotizzati sono: “Associazione a delinquere, peculato, falso, abuso d’ufficio, accesso abusivo al sistema informatizzato del Pubblico registro automobilistico, minaccia a pubblico ufficiale e violenza a terzi soggetti a conoscenza dei fatti, al fine di impedire l’accertamento dei delitti da loro commessi e l’esistenza del connubio criminale in essere tra loro”, come spiegato in un comunicato della Procura di Vasto, secondo cui “gli agenti avrebbero omesso la riscossione in tutto o in parte di somme dovute all’ente per sazioni amministrative al codice della strada; avrebbero formato atti falsi per far risultare pagati alcuni verbali mediante versamento di somme su conti correnti risultati successivamente inesistenti e, talvolta, avrebbero modificato l’importo della sanzione prevista dalla normativa per appropriarsi del surplus, ovvero per fare sconti indebiti, o omesso di spedire alcuni verbali, pemettendo così al contravventore di esimersi dal pagamento della sanzione amministrativa, con conseguente danno per le casse comunali”.
Tutti e quattro si professano innocenti. “I nostri assistiti – conferma l’avvocato Cerella – si sono avvalsi della facoltà di non rispondere perché la difesa non ha ancora avuto la possibilità di visionare gli atti dell’inchiesta. Abbiamo, altresì, presentato istanza di revoca o, in subordine, di attenuazione della misura restrittiva perché riteniamo siano venute meno le esigenze cautelari: non c’è rischio di reiterazione dei reati ipotizzati, né pericolo di fuga o di inquinamento delle prove. Abbiamo depositato anche un ricorso al Tribunale del riesame con le medesime richieste e motivazioni”.