“Avevo 21 anni, era il 1970”, ricorda l’ingegner Andrea Schieda. Fu lui a ritrovarsi davanti la fetta di mortadella divenuta a Vasto talmente proverbiale, che il 25 maggio 2014 un elettore ha deciso di fare più o meno la stessa cosa. Unica differerenza: stavolta nella scheda elettorale mani ignote hanno inserito una fetta di ventricina, il tipico salume del Vastese. A distanza di 44 anni la storia si ripete.
A una settimana dalle elezioni, non c’è ancora la certezza su chi è stato eletto consigliere regionale. Non era mai accaduto. Effetto grottesco della nuova legge elettorale abruzzese, un pastrocchio che nessuno sa interpretare e che la Corte d’appello dell’Aquila in settimana dovrà decifrare.
La paradossale attesa suscita nell’opinione pubblica battute ironiche, molte delle quali fanno riferimento all’aneddoto della fetta di ventricina. Inevitabile l’accostamento con quanto accaduto nel 1970. “Avevo 21 anni – racconta Schieda, che quell’episodio lo ha vissuto in prima persona – e facevo lo scrutatore nel seggio dell’ex Istituto d’arte, in via Roma. Quell’anno, a giugno, si votò il referendum sul divorzio. Durante lo spoglio, iniziammo a estrarre dall’urna schede unte, che provvedemmo ad annullare. Non riuscivamo a capire cosa le avesse sporcate, fino a quando dentro una di esse trovammo una fetta di mortadella, ed era anche grande. Alla fine, riuscimmo a capire anche chi era stato: un uomo che era rimasto molto tempo nella cabina e, all’uscita, si rifiutò di farsi aiutare a inserire la scheda nell’urna. Durante lo spoglio, ci fu chiaro perché volle essere l’unico a toccare la scheda”.