La nuova legge elettorale della Regione Abruzzo è un pasticcio. Basta leggere la disposizione dell’articolo 17, comma 6, lettera A: “L’Ufficio centrale regionale per ogni circoscrizione, divide la cifra elettorale circoscrizionale di ogni lista circoscrizionale ammessa al riparto dei seggi per il quoziente elettorale circoscrizionale, ed assegna ad ogni lista circoscrizionale il numero di seggi corrispondente alla parte intera del risultato di tale divisione”. E’ l’emblema del pastrocchio.
A cinque giorni dal voto, i nodi non sono ancora sciolti. L’interpretazione della legge Masci è complicatissima. E’ non lo è solo per i partiti e per i comitati elettorali, ognuno dei quali snocciola le proprie ipotesi, quasi sempre in antitesi l’una con l’altra. Se alcuni candidati sono già sicuri di entrare a Palazzo dell’Emiciclo, altri sono in bilico in questi giorni di snervante attesa. Anche a Vasto, dove Pietro Smargiassi, (Movimento 5 Stelle) ed Etelwardo Sigismondi (Fratelli d’Italia) non sanno con certezza chi di loro due diventerà consigliere regionale. E probabilmente non lo sapranno ancora per diversi giorni.
L’ufficio regionale centrale si è ufficialmente insediato ieri presso la Corte d’appello dell’Aquila. Come primo atto, ha verificato i dati di 36 piccoli comuni abruzzesi in cui non tornavano i conti. Una volta risolte le incongruenze sorte “all’atto della comunicazione”, i dati sono stati trasmessi alle Commissioni circoscrizionali centrali insediate nei Tribunali dei quattro capoluoghi di provincia. Tutti documenti, compresi i voti contestati e non assegnati, verranno esaminati sia dalle Commissioni circoscrizionali che dall’Ufficio regionale centrale. Quest’ultimo proclamerà ufficialmente gli eletti. Cosa che non avverrà prima della prossima settimana, viste le difficoltà nell’interpretazione della nuova legge elettorale.
I risultati di Vasto – Nel centrosinistra, che amministra Vasto ormai da otto anni, si ragiona sui dati delle ultime elezioni regionali. Complessivamente, la coalizione che sostiene la Giunta Lapenna sfiora il 50% (49,07%), staccando gli avversari di oltre 20 punti percentuali: se si sommano i voti ottenuti dai partiti di centrodestra, si ottiene il 26,26%: quest’ultimo è un punto di partenza molto basso per chi mira nel 2016 a riconquistare il Comune di Vasto.
Ma sul fronte opposto si gioisce solo in parte. Sebbene il risultato ottenuto in città sia confortante per il centrosinistra, il Pd perde terreno rispetto al dato regionale. A Vasto riesce a rimanere il primo partito per meno di 200 voti: 25,64% contro il 24,67 raccolto dal Movimento 5 Stelle. E dentro al Pd locale il malumore serpeggia. Nei giorni della duplice vittoria (elezioni europee e regionali), i democratici vastesi raccolgono il 34% alle europee, uno dei dati più bassi d’Italia, mentre nel voto che ha maggiore valenza locale, quello delle regionali, svanisce l’effetto Renzi e il Pd scende al 25,64%. Nel segreto della cabina elettorale, 1589 elettori hanno deciso di non confermare alle regionali il voto che pochi secondi prima avevano dato al Pd alle europee.