Sei testimoni e le intercettazioni telefoniche. Verterà attorno a questi elementi di prova il processo all’impiegato delle Poste centrali di Vasto accusato di aver sottratto 15mila euro dal caveau dell’ufficio di via Giulio Cesare.
Ieri la prima udienza del giudizio che vede imputato P.R., 53 anni, posto ai domiciliari un anno e mezzo fa dai carabinieri della Compagnia di piazza Dalla Chiesa al termine delle indagini coordinate dalla procura di Vasto, rappresentata nel processo dal pubblico ministero Enrica Medori. Difeso dagli avvocati Giovanni e Antonino Cerella, l’accusato si è sempre dichiarato innocente.
Il collegio giudicante (presidente Italo Radoccia, giudici a latere Fabrizio Pasquale e Michelina Iannetta) ha disposto l’ammissione delle prove: verranno interrogati sei colleghi dell’imputato e analizzati i risultati della perizia disposta sulla trascrizione delle intercettazioni telefoniche riguardanti le chiamate tra il 53enne e i suoi familiari.
La vicenda – Finito agli arresti domiciliari l’11 ottobre 2012, nel corso di un’inchiesta iniziata a fine agosto, l’uomo è tornato libero il 22 dicembre, ma deve difendersi dall’accusa di peculato. Dinanzi ai magistrati ha sostenuto di non essere lui il responsabile del furto all’ufficio Poste impresa dove, il 31 agosto del 2012, qualcuno ha prelevato i contanti dalla cassaforte. Un’azione registrata dalle telecamere della videosorveglianza. Al termine degli accertamenti, su richiesta della Procura, il giudice per le indagini preliminari aveva emesso il provvedimento restrittivo.
Il 23 febbraio 2013, il giudice per le indagini preliminari ha decretato che l’uomo deve essere giudicato con rito immediato, ossia senza passare attraverso l’udienza preliminare. La prima udienza, fissata per il 3 dicembre scorso, era stata rinviata perché l’imputato aveva presentato un certificato medico con cui attestava di essere affetto da influenza.