Il patteggiamento. Ammettere la propria responsabilità per avere uno sconto di pena. E’ un’ipotesi reale per la maggior parte degli arrestati nell’operazione Take away, l’inchiesta antidroga durata dieci mesi e culminata con gli arresti che i carabinieri hanno fatto scattare lunedì all’alba in località Incoronata, alla periferia settentrionale di Vasto.
Sette le persone finite in carcere, gli uomini a Torre Sinello e le donne a Chieti, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari, Caterina Salusti, su richiesta del pubblico ministero, Giancarlo Ciani. Negli interrogatori, quasi tutti gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
“Ai sensi dell’articolo 275 del codice di procedura penale, presenteremo un’istanza di concessione dei domiciliari per Antonietta Ciarelli, che è madre di un bimbo di due anni. Per gli altri dobbiamo leggere gli atti. Siamo in possesso solo dell’ordinanza di custodia cautelare. Vedremo i filmati registrati dalle telecamere degli investigatori e vaglieremo il da farsi”, afferma l’avvocato Raffaele Giacomucci, che insieme al suo collega Giovanni Cerella difende anche Rosa De Rosa, Vincenzina Bevilacqua, Margherita Bevilacqua e Mike Bevilacqua. “Stiamo valutando se chiedere il patteggiamento”, annuncia Cerella.
Pasquale Del Borrello e Nicola Di Pietro sono rapppresentati dagli avvocati Angela Pennetta e Fiorenzo Cieri. “Il mio assistito ha risposto alle domande del magistrato, affermando che la droga era per uso personale e non per lo spaccio. Ha un lavoro e, quindi, non ha bisogno di soldi”, dice Cieri. “L’istanza di scarcerazione, però, è stata rigettata. Anch’io sto valutando per il mio cliente l’ipotesi del patteggiamento della pena”.