“E’ il Primo Maggio più doloroso degli ultimi cinque anni, ma bisogna continuare a lottare per creare lavoro e per i diritti dei lavoratori”, dice Mario Codagnone, segretario provinciale della Fiom Cgil. Nel Vastese, come in tutta l’Abruzzo, “servono investimenti importanti, pubblici e privati, per bloccare la delocalizzazione delle aziende nei Paesi dell’Est e per conservare gli ammortizzatori sociali”.
Il Vastese – Le situazioni più preoccupanti sono sempre quelle della Val Sinello dove, all’annosa vertenza della Golden Lady nel settore tessile, si aggiunge la crisi profonda del comparto metalmeccanico, il più importante nel Vastese e in tutta la provincia: nel gruppo Valsinello 90 lavoratori attendono di conoscere il loro destino, dopo che l’azienda è stata affidata alla curatela fallimentare e ci sarebbe l’interessamento a rilevarla da parte di un gruppo di imprenditori abruzzesi. “A Gissi – spiega Codagnone – rimane in sofferenza la Girsud, mentre va leggermente meglio alla Robotec”.
Nel Vastese la maggior parte delle fabbriche è legata alla produzione automobilistica. A San Salvo “non solo i due colossi industriali”, ossia Pilkington e Denso, “ma anche altre aziende hanno fatto ricorso ai contratti di solidarietà che, per i 40 dipendenti della Cima-Cid scade a giugno, mentre, come ormai è noto, nel recente passato ha chiuso i battenti l’azienda gemella, la Cima-Cosmos. Attendiamo una possibile soluzione ai problemi della Sider Vasto, dove la strada da intraprendere a breve può essere quella della cassa integrazione in deroga, mentre al momento non ha fatto registrare passi in avanti la trattativa con un’azienda del Nord, la Tecnotubi, interessata a rilevare l’attuale proprietà emiliana dello stabilimento di Punta Penna”.
Alla Pilkington è in corso un periodo di solidarietà per circa 350 lavoratori dell’area accoppiati. La formula è quella tipica dei contratti di solidarietà: lavorare meno, accettando una riduzione dello stipendio, ma lavorare tutti. Per questo, a rotazione e per periodi di durata variabile, i lavoratori rimangono a casa e usufruiscono dell’ammortizzatore sociale. Tra domani e il 5 maggio, rientreranno in fabbrica. “La scorsa settimana abbiamo incontrato la dirigenza”, racconta Emilio Di Cola della segreteria provinciale della Filctem-Cgil. “Forse ci sarà uno spostamento dalla Spagna a San Salvo della produzione di parabrezza per la Mini Minor. Ma si tratta di una nicchia di mercato”.
Situazioni di forte sofferenza si registrano in tante piccole imprese di ogni settore.
Regione – Ieri presidio dei sindacati in piazza Italia a Pescara. Diverse decine di persone, tra cui molti lavoratori in cassa integrazione e in mobilità, hanno manifestato davanti alla Prefettura per sollecitare e sensibilizzare sul finanziamento degli ammortizzatori sociali. Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal viceprefetto.
Intanto, il segretario regionale della Cgil, Gianni Di Cesare, parla di “un Abruzzo alle prese con problemi che rischiano di riportarci indietro di decenni, e soprattutto che richiedono politiche e scelte completamente diverse da quelle degli ultimi anni, che mettano da parte l’austerity e sostengano iniziative e progetti utili a promuovere, anche con interventi pubblici oculati e intelligenti, la crescita economica e l’equità sociale. L’unico modo (e la storia di questi anni ne dà conferma) per far ripartire lo sviluppo e con esso la creazione di nuovo lavoro, dando risposta ai troppi disoccupati, ai precari in attesa di un futuro meno incerto e alle speranze dei giovani abruzzesi: si tratti di chi un lavoro proprio non riesce e trovarlo, dei 38mila ragazzi e ragazze inattivi (talmente sfiduciati che hanno rinunciato persino a cercare) o delle tante intelligenze che sono costrette a cercare una possibilità fuori dall’Abruzzo, una regione che riesce a dare occupazione soltanto al 24% dei giovani laureati”.