“Due anni fa, mi sono diplomato il 7 luglio. L’8 ero già sul treno per Vasto. Non vedevo l’ora di tornare”. Ha 22 anni e già 8 anni di esperienza lavorativa tra Vasto, Termoli e la Lombardia. Ha vissuto e studiato al Nord, ma ha scelto di tornare.
Lui è Antonio Manuel Romano (“a Vasto tutti mi chiamano Antonio, ma preferisco Manuel”) e fa il barista.
A 22 anni hai già fatto tante esperienze. Raccontacele.
Sorride: “Per scrivere tutto, ti servirà tutto il taccuino. Sono nato a Vasto e qui ho vissuto fino all’età di 7 anni, poi mi sono trasferito a Candia Lomellina, 2mila abitanti in provincia di Pavia. Quindi, a 14 anni, sono tornato a Vasto per svolgere la mia prima stagione estiva da cameriere. Una volta rivisto questo splendido posto, ho deciso di non andarmene. Ho chiesto a mio padre di rimanere e sono stato accontentato. Mi piaceva il mare, qui avevo gli amici e mi divertivo. Allora mi sono iscritto all’Istituto alberghiero di Termoli, ma non era un granché. Nel periodo della scuola, ho lavorato a stage in 4-5 bar. Però Termoli non mi piaceva e, così, sono tornato nella provincia pavese per diplomarmi all’alberghiero di Mortara. Per due anni ho studiato e lavorato d’inverno in Lombardia e d’estate ho lavorato a Vasto, dove volevo trasferirmi al più presto. Nel 2012, mi sono diplomato il 7 luglio. L’8 ero già sul treno per tornare nella mia città natale”.
Per un giovane, è più facile andarsene da Vasto oppure rimanere?
“Il mio lavoro è stato sempre questo: sala, bancone e bar. Non mi sono pentito di essere tornato. Secondo me, è più difficile andarsene perché qui c’è tutto. I giovani se ne vanno perché a Vasto è complicata l’iniziativa privata: non si fanno le cose e non si fanno fare agli altri“.
In che senso “non si fanno le cose e non si fanno fare agli altri”?
“Metti un po’ di musica nei locali e subito te la fanno spegnere appena scatta l’ora limite. Non c’è elasticità. La verità è che dobbiamo decidere se vivere di turismo o di produzione industriale. Se vuoi fare il turismo, ad esempio non puoi pensare all’allargamento del porto. E se decidi di fare il turismo, devi poi stabilire a quale target ti rivolgi: giovani o anziani? Servono attrattive e anche servizi. Qui se metti un gazebo davanti al bar, sembra che commetti un reato mentre, ad esempio, in una città storica come Firenze ce ne sono tanti”.
Allora cosa serve a Vasto per frenare l’emigrazione giovanile?
“Far lavorare liberamente i locali, senza troppe regole restrittive. Stabilimenti balneari sempre aperti. Promuovere il turismo giovanile, attraverso strutture, eventi e organizzarsi in anticipo. E poi serve collaborazione tra i locali”.