“Non faccio parte di nessuna associazione e non conosco personalmente Luciano D’Alfonso. Ho avuto la ventura di giudicarlo in un processo in cui, tra l’altro, non era neanche in aula. L’articolo che mi ha tirato in ballo vuole fare solo del sensazionalismo, senza nessuna prova e addirittura senza nessun indizio”. È deciso nelle sue parole Italo Radoccia, presidente facente funzioni del Tribunale di Vasto, tirato in mezzo ad una vicenda che intreccia politica, affari e, addirittura, i templari. Questa mattina, su il Fatto Quotidiano, è stato pubblicato un articolo dal titolo “D’Alfonso, il giudice e la lista dei Templari”. I fatti risalgono al 2008, quando nell’ambito di un’inchiesta condotta dal pm pescarese Gennaro Varone, vennero sequestrati due elenchi di persone, riferiti alla Suprema Militia Equitum Templi. In un elenco ci sono 16 nomi, in un altro, “senza intestazione, senza firme, senza riferimenti”, come spiega il magistrato vastese, si trovano quello di Luciano D’Alfonso e, al numero 6, “Angelo Radoccia – magistrato”.
La tesi di Antonio Massari, giornalista del Fatto, sostiene. “Il punto è che l’unico Radoccia magistrato in Abruzzo si chiama Italo e, soprattutto, è il giudice che pochi mesi fa ha assolto Luciano D’Alfonso dall’accusa di corruzione nel processo Ecosfera. Un’assoluzione che ha consentito a D’Alfonso di candidarsi con il Pd per la poltrona di presidente della Regione Abruzzo”. Intanto la procura dell’Aquila ha aperto un’inchiesta per accertare i legami tra le persone i cui nomi sono sulle due liste, mentre Andrea Colletti, del M5S ne ha fatto oggetto di interrogazione parlamentare “per chiedere al Ministro dell’Interno di rendere noti gli obiettivi e le iniziative della Suprema Militia Equitum Templi e soprattutto i suoi affiliati (compresi quelli del secondo elenco mancante), le loro relazioni, più o meno vaste e più o meno in conflitto d’interesse, nonché per sollecitare il Ministro della giustizia a promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari eventualmente interessati”.
L’amarezza di Italo Radoccia, per questa vicenda che getta ombre sul suo operato, è tanta. Nel processo Ecosfera l’assoluzione dal reato di corruzione per D’Alfonso fu perchè il fatto non sussisteva. “Nessuno ha mai messo in dubbio la mia serenità nel giudizio, in qualsiasi processo. Questo è un attacco cui devo replicare con fermezza”. Intanto la notizia è rimbalzata su molte testate e ha fatto il giro del web. Radoccia ribadisce: “L’articolo è stato imbastito su fatti inesistenti”. Su quella lista, che non presenta riferimenti certi, “c’è scritto Angelo, che non corrisponde assolutamente al mio nome”, e nemmeno ci si avvicina per assonanza. Ora sarà la polizia giudiziaria a fare luce sulla Suprema Militia Equitum Templi, sulla presenza di D’Alfonso e su chi sia il Radoccia scritto sull’elenco. L’incontro con i giornalisti di Italo Radoccia si chiude con una battuta. “Per certi versi – dice con un sorriso amaro – rimpiango la Calabria, avevo meno patemi quando combattevo la ‘ndrangheta che in questa situazione”.