Spiega quella che chiama “la legge della fisica delle mazzette di sinistra occultate”. Nella sala conferenze della Società operaia di mutuo soccorso di Vasto, Stefano Santachiara, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha presentato il suo libro I panni sporchi della sinistra, scritto insieme Ferruccio Pinotti. Un appuntamento organizzato dall’associazione Liber e dalla Nuova Libreria di piazza Barbacani.
Un’inchiesta giornalistica, pubblicata dalla casa editrice Chiarelettere, che ripercorre una serie di vicende giudiziarie e rivela legami e intrecci sconosciuti al grande pubblico. L’autore parte dall’inchiesta sulle tangenti per l’area Falk di Sesto San Giovanni, che ha coinvolto l’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, per arrivare fino ai fatti più recenti: alla scalata di Matteo Renzi ai vertici del Pd e alla Presidenza del Consiglio.
Racconta fatti che definisce “the dark side of the moon della sinistra”. Santachiara critica la legge Severino, che “ha imposto lo spacchettamento della concussione”, visto che “nel caso della concussione per induzione, è prevista una pena massima di 8 anni, invece dei 12 previsti in precedenza. Questo comporta che, di conseguenza, la prescrizione si abbassi a 10 anni”. E torna a fare l’esempio della vicenda Penati: “Dopo aver dichiarato pubblicamente più volte di rinunciare la prescrizione, ne beneficia”.
Dialogando col pubblico presente, Santachiara prosegue nel ripercorrere i fatti salienti raccontati nel libro e giunge fino all’attuale situazione politica. Il successo di Renzi è dovuto a “legami familiari col mondo dell’editoria”. Da sindaco di Firenze, “gli va dato atto di aver varato provvedimenti positivi, come la pedonalizzazione del centro storico, di aver avuto un’attenzione alla città antica”, ma è stato protagonista di “una gestione padronale delle municipalizzate” e, riguardo al quinquennio in cui è stato presidente della Provincia, esistono “situazioni contabili ancora al vaglio della Corte dei conti”. Nella sua ascesa verso la segreteria del Pd, il premier “non ha spazzato via la classe dirigente che diceva di voler rottamare” e ha avuto a favore “tutta la stampa” e “i poteri forti”, in particolare “tutta la grande finanza”.