Ore 13.20 – Nel corso dell’udienza, c’è stata la costituzione di parte civile di 6 delle 20persone truffate che, in questo modo, potranno chiedere il risarcimento dei danni in caso di condanna degli indagati.
L’udienza è stata rinviata al 27 maggio, quando è prevista la discussione tra accusa e difesa. Poi il gup deciderà se i 11 indagati devono essere processati.
L’udienza – Secondo l’accusa, reperivano decine di automobili su internet e le pagavano con assegni falsificati o emessi a vuoto. Devono difendersi dall’ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso le dieci persone che stamani compariranno dinanzi al gip del Tribunale di Vasto, Caterina Salusti.
Il giudice per le indagini preliminari deve decidere se rinviare a giudizio Antonio Manca, Sante Bevilacqua, Davide Silano, Moreno Consorte, Paolo Zinni, Marco Bevilacqua, Roberto Marinucci, Rocco Di Lello, Carmine Bevilacqua, Angelo Kosta e Tiziano Fulvio.
La pubblica accusa sarà rappresentata in aula dal pm Enrica Medori, la difesa dagli avvocati Angela Pennetta, Raffaele Giacomucci e Nico Tariddi.
L’inchiesta fu condotta dagli agenti del Commissariato di Vasto, che il 30 dicembre 2011 fecero scattare le prime cinque denunce.
La truffa – Il primo contatto avveniva tramite l’iniziale scambio di informazioni attraverso un paio di siti internet, destinati alla promozione di offerte di vetture, anche di grossa cilindrata e di valore economico non indifferente. Il venerdì pomeriggio la cessione dell’auto si concretizzava col pagamento in assegni circolari solo apparentemente validi, ma in realtà clonati attraverso sofisticate tecniche di contraffazione. All’appuntamento con il venditore si presentavano generalmente in tre, l’acquirente e due soggetti che si qualificavano uno come il suocero e l’altro come un altro congiunto. Solo all’inizio della settimana successiva, alla riapertura delle banche, le vittime, abruzzesi e molisane, costatavano il falso pagamento e il raggiro subito. Due vetture stavano già viaggiando verso il Nord Europa, ma furono bloccate prima dell’arrivo a destinazione in Austria e Germania. Le macchine, sottoposte a sequestro preventivo, furono poi restituite ai legittimi proprietari.