La prima settimana con un uomo solo al comando è filata via senza l’inizio delle consultazioni, né segnali di riavvicinamento tra Luciano Lapenna quella parte del Pd che, dalla fine di dicembre, sta contestato duramente l’amministrazione comunale.
A sette giorni dall’apertura dell’ennesima crisi amministrativa al Comune di Vasto, tutto tace nei luoghi della politica. Sabato scorso il sindaco Lapenna, ha azzerato la Giunta municipale, revocando per decreto le deleghe a tutti gli assessori. Da quel momento, nulla si è mosso, almeno a livello ufficiale. Contatti privati, incontri tra singoli esponenti politici e poco altro.
Alla calma piatta che segue la tempesta dell’azzeramento, il primo cittadino contrappone l’avvio, accompagnato dalle prime polemiche, di una campagna di comunicazione condotta attraverso i manifesti in cui rivendica di aver ottenuto nel primo trimestre 2014 finanziamenti per 10 milioni di euro da spendere in opere pubbliche. Cantierabili, come tiene a sottolineare lui stesso e come ripete l’ala sinistra della coalizione, col coordinatore provinciale di Sel, Alessandro Cianci, che dice: ripartiamo da questa Giunta, senza cambiare nulla. Riannodare i fili e ricominciare subito. Come se nulla fosse accaduto negli ultimi quattro mesi.
Il convegno organizzato venerdì scorso da Vastoviva, associazione di area dem di cui è attivista anche la deputata Maria Amato, ha segnato ufficialmente la frattura tra il primo cittadino e l’area critica del Pd, rappresentata in primis dal segretario cittadino del partito, Antonio Del Casale, e da Angelo Bucciarelli, membro della segreteria e uomo di fiducia di Del Casale. Bucciarelli ha criticato pesantemente l’amministrazione comunale. Lo ha fatto prima e durante il convegno, parlando di “città ingessata” e di “lassismo”. Il tutto alla presenza del segretario regionale del Pd, Silvio Paolucci, che anche a Vasto avrà sostegno elettorale nella sua corsa verso il Consiglio regionale.
Sentitosi sfiduciato dai vertici del suo partito, Lapenna ha revocato la sua Giunta. Come dire: voi mettete in discussione me e io metto in discussione tutto. Bucciarelli gli ha risposto: il sindaco non cerchi pretesti. E il primo cittadino, sottolineando che nessuna ipotesi è da escludere, ha iniziato a far aleggiare lo sprettro del ritorno alle urne sul cielo plumbeo del centrosinistra.
Lo sdoppiamento – A qualche vecchio militante, di quelli che hanno visto tutte le sigle (Pci, Pds, Ds e ora Pd), è venuta in mente la celebre frase di Berlinguer: “Partito di lotta e di governo”. Ma qui il paragone non è calzante. Qui è guerriglia interna.
Risucchiato ormai da due anni in una sorta di sindrome da sdoppiamento, il Partito democratico vastese non sa più essere uno e uno solo.
1) Da un lato il sindaco del Pd e la sua amministrazione con tre assessori del Pd, dall’altro la segreteria del loro partito, che lancia devastanti siluri sotto il pelo dell’acqua.
2) E poi, dentro al partito: da una parte la segreteria, espressione dell’area critica nei confronti di Lapenna, dall’altra il gruppo eterogeneo che sostiene l’amministrazione.
3) E ancora dentro al Pd: su un fronte il segretario Antonio Del Casale con i suoi collaboratori, sull’altro il vice segretario Nicola Della Gatta, da oltre un anno in rotta di collisione con il vertice del partito, al quale rimprovera la tattica da cupio dissolvi, il desiderio di distruzione che diventa autodistruzione.
4) Non solo: da un lato il candidato locale alle regionali del 25 maggio, Domenico Molino, e dall’altro quei dirigenti che faranno campagna elettorale per candidati non vastesi, che si tratti di Silvio Paolucci o di Camillo D’Alessandro.
Per oggi era annunciata la conferenza stampa di Molino. Alle 11,30, nella sede del Comitato Renzi di corso Mazzini, trasformato nel quartier generale della campagna elettorale ormai già avviata, avrebbe lanciato la sua candidatura al Consiglio regionale e detto la sua sulla crisi amministrativa. “Non saranno parole scontate, né frasi di circostanza”, annunciavano i suoi sostenitori. Ma stamani, alle 9,30, la conferenza è stata rinviata a data da destinarsi “per sopraggiunti impegni”, scrive Molino in un sms inviato ai giornalisti.
In questa fase, ogni parola pesa come un macigno. E’ bastato un convegno a causare una crisi politica. O, più verosimilmente, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo fino all’orlo.