“Il fondo previsto nel bilancio dell’ente pubblico vastese per la comunicazione istituzionale è di cinquemila euro per l’intero anno solare”. Lo comunica Christian Lalla, portavoce del sindaco, Luciano Lapenna, rispondendo alle polemiche sui manifesti che l’amministrazione comunale di Vasto ha fatto affiggere in città, avviando una campagna di comunicazione.
Lalla afferma che “la campagna istituzionale in oggetto è stata ideata e realizzata, a titolo gratuito e senza percepire alcun compenso aggiuntivo, dal portavoce del sindaco di Vasto. La scritta relativa allo studio di comunicazione Spindoctoring | RP, presente come da consuetudine su tutti i lavori di grafica e comunicazione pubblicitaria di qualsiasi genere, rientra nell’ambito della proprietà intellettuale del prodotto finale”.
“Il numero dei manifesti stampati è di settanta, di cui quaranta 70×100 e trenta 100×140, pari ad un costo di stampa di 188 euro più Iva”, prosegue il portavoce di Lapenna.
“La stampa è stata affidata a un fornitore locale tramite le regole imposte dal decreto legislativo numero 163 del 2006, Codice dei contratti pubblici relativo ai lavori, servizi e forniture. La fornitura è stata affidata mediante il cottimo fiduciario secondo quanto stabilito dall’articolo 125 del medesimo codice.
Il portavoce del sindaco – conclude Lalla riferendosi a se stesso – è stato selezionato attraverso una procedura di avviso pubblico secondo parametri e regole dalla stessa definiti e selezionato in base alle proprie competenze ed esperienze acquisite”.
Desiati – Desiati, che ha sollevato dubbi sul rapporto lavorativo esistente tra Comune di Vasto e portavoce del sindaco, risponde così: “Il problema è un altro e non è certo legato all’entità della spesa o, addiruttura, alla gratuità di alcuni servizi. A questo punto, credo sia anche chiaro quale è. Non è più possibile perpetuare queste prese in giro da parte del’amministrazione comunale. Confido nelle azioni di verifica, interna, della legittimità rapporto in essere”.
D’Alessandro – “A Lalla – dichiara D’Alessandro – non ho chiesto di precisare quanti manifesti sono stati stampati, da chi e quanto sono costati. Non ho neppure chiesto se è stato pagato, anzi ho precisato di essere certo della prestazione gratuita. Il problema, che finge di non comprendere, è che sul manifesto istituzionale non può comparire il nome della Società del portavoce, neppure per scherzo. Il conflitto, come già ricordato a Oliva e a Vicoli, non è legato necessariamente al compenso in denaro, all’emissione della fattura”.