“Ordina una cena per due, una cena per tre, a base di carne”, oppure “a base di pesce”, a seconda del tipo di droga da spacciare. Secondo i carabinieri, era questo il linguaggio in codice dei 29 indagati, che organizzavano spesso delle cene. Per questo, l’inchiesta coordinata dai militari di Campobasso si chiama Drug dinners. Coinvolge persone di quattro regioni: Molise, Abruzzo, Marche e Puglia.
Drug dinners – Tra gli arrestati ci sono anche due persone di San Salvo. Otto ordinanze di custodia cautelare, 2 obblighi di dimora, 19 denunce, 20 perquisizioni domiciliari, sequestrato oltre un chilo di droga tra ecstasy, hashish, cocaina e kobret. Impegnati 80 militari, 25 automezzi, una unità cinofila di Chieti e un elicottero proveniente da Bari.
È il bilancio dell’operazione antidroga condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Campobasso, agli ordini del capitano Nicola Gismondi, conclusa alle prime ore di questa mattina. Le indagini erano partite circa un anno fa. I particolari dell’inchiesta sono stati illustrati stamani in una conferenza stampa tenuta nel capoluogo molisano da Gismondi insieme al suo pari grado Nicolino Petrocco.
Arresti – Gli arrestati sono W.Z., A.G. e D.G., tre giovani di Campobasso, tre di Bojano W.Z., E.D. e R.D., tutti ai domiciliari con il braccialetto elettronico, e due di San Salvo, S.F. e V.B. Tra i 19 indagati, 8 devono rispondere delle stesse accuse ipotizzate nei confronti degli arrestati, 11 di favoreggiamento personale per aver dichiarato ai carabinieri di non aver mai ricevuto sostanze stupefacenti dalle altre persone coinvolte nell’inchiesta. Le ordinanze sono state firmate dal giudice per le indagini preliminari, Teresina Pepe, su richiesta del sostituto procuratore di Campobasso, Fabio Papa.
I due sansalvesi, ritenuti essere i fornitori di droga degli spacciatori molisani, erano stati arrestati a gennaio su ordinanza del gip di Vasto, ma la notizia era stata tenuta sotto silenzio per non bruciare le indagini in corso.
L’esposto – L’attività investigativa è scaturita da un esposto anonimo in cui veniva segnalato un giovane spacciatore campobassano e ha consentito di ricostruire il percorso degli stupefacenti, di cui i pusher molisani si rifornivano attraverso viaggi a San Salvo, San Severo e Napoli. “Abbiamo riscontrato – hanno spiegato gli ufficiali durante la conferenza stampa – che nell’attività illecita erano coinvolti studenti e operai attratti dalla prospettiva di un facile guadagno”. C’erano persone che compravano quantitativi di droga più volte nel giro di una sola giornata.