In Inghilterra si chiama binge drinking. E’ la forma più diffusa di dipendenza: “Bere consecutivamente più di sei bicchieri si alcolici per procurarsi una sbronza”, spiega il dottor Dario Verrone, sociologo del Ser.T. di Vasto, nel suo dossier sulle tossicodipendenze in provincia di Chieti.
Uno studio che, come per l’eroina e la cocaina, anche riguardo all’alcol individua il Vastese come l’area geografica in cui la crescita del consumo di alcolici e superalcolici, soprattutto tra i giovani, è stata più marcata a partire dal 2000, sia pure in un quadro generale che, a differenza di quanto accade per le altre sostanze, è omogeneo in tutto il territorio provinciale: “In tutte le zone c’è una crescita dell’incidenza (nuovi casi), ma essa si riscontra in modo uniforme”, anche se la mappa delle zone a rischio che pubblichiamo evidenzia come nel Vastese si concentrino le tonalità più scure, che indicano un elevato rapporto (livelli 4-5 nella graduatoria composta da 5 step) tra il consumo di alcol e il numero degli abitanti.
E se è vero che l’Abruzzo si colloca al 14° posto nazionale per consumo quotidiano di alcolici nella popolazione da 11 anni in su, ma è altrettanto vero che è prima tra le regioni del Centro Italia nella graduatoria del bere fuori pasto e, per quanto riguarda nello specifico la popolazione maschile, si colloca al terzo posto nazionale per consumo di almeno 4 alcolici al giorno: un vizio del 10% della popolazione, 140mila persone su un milione e 400mila.
Binge drinking – Anche da queste parti il Ser.T. ha individuato quelle che definisce “le nuove tendente estreme nei giovani: binge drinking (bere consecutivamente più di sei bicchieri di alcolici per procurarsi una sbronza), drunkoressia (bere in condizione di digiuno per potenziare gli effetti degli alcolici), neknominate (ingerimento tutto d’un fiato di grandi quantità di alcol ripreso e pubblicato sul web per poter lanciare la sfida a qualcun altro)”.