In merito alla pista ciclo-pedonabile progettata all’interno della riserva di Punta Aderci, l’assessore Marco Marra, risponde ad alcune associazioni contrarie all’ipotesi di realizzare una parte del percorso sull’extracciato ferroviario che va da Torre Sinello a Mottagrossa.
“Cari amici di Arci, Portanuova, FAI, Italia Nostra – si legge nella replica – è necessario partire subito dalla premessa del vostro comunicato di sabato e chiarire: se non si vuole la pista ciclabile nel tratto dell’ex tracciato ferroviario allora non si può essere favorevoli alla pista ciclabile dentro la Riserva. Non capisco come si sia costruita la tesi che questo è possibile.
L’ipotesi di individuare un percorso alternativo è di fatto resa impraticabile dall’esigenza di approvare in fretta il progetto definitivo che è legato al finanziamento di 1.999.000 € che il Ministero ha concesso sulla base del progetto preliminare della Provincia di Chieti, denominato “Via verde della Costra dei trabocchi” e che è un progetto tanto spesso nominato dalle associazioni a difesa delle posizioni pro parco della Costa Teatina. Quel progetto passa sull’ex tracciato ferroviario, non è mai stato un segreto e mai ho sentito levate di scudi contro. Discostarsi da questo particolare sostanziale e cambiare percorso vorrebbe dire perdere il finanziamento con il quale si garantirebbe la realizzazione dell’opera. Pertanto capite bene che dichiararsi favorevoli ma porre un così pesante distinguo crea confusione.
Questa posizione mi spinge ulteriormente a chiarire alcuni aspetti, tecnici e politici, che mi auguro facciano cambiare opinione ad una parte di essi, probabilmente mossi da preoccupazioni legittime ma non per questo condivisibili.
Partiamo da un presupposto essenziale: la tutela della riserva e il rispetto delle regole sono condizioni imprescindibili per le opere che andremo a realizzare: è materialmente impossibile, però, realizzarle senza l’utilizzo di mezzi meccanici, utilizzo che avverrà sotto il controllo di esperti in materia ambientale, al fine di minimizzare le criticità, come già avvenuto per il SIC 101 e la pista di Vasto Marina.
Nel merito delle criticità di quel tratto di territorio, ribadisco che tra le prescrizioni che saranno oggetto di rivisitazione del progetto, ci sono le “opere idrauliche di drenaggio e di ingegneria naturalistica, sempre nel rispetto del PAN […] nonché la rimessa in funzione delle opere relative al vecchio tracciato ferroviario che avevano la funzione di salvaguardia del tracciato”… “Particolare attenzione si chiede di prestarle alle opere di ingegneria fatte dalle ferrovie anche al fine di valorizzarle” (dal verbale del Comitato di Gestione del 23 gennaio 2014).
Ribadisco inoltre, che lo stralcio dal progetto di alcune infrastrutture (passerella in legno e staccionate) permetteranno di recuperare oltre 500 mila € che saranno destinate a queste opere idrogeologiche.
La conferenza di servizio, oltre al Comitato di gestione, ha dovuto richiedere altri 15 pareri di enti sovra comunali. Le interpretazioni che si vogliono dare sul PAN e su cosa si intende per sentiero naturale sono molto opinabili. Ad esempio, secondo quella interpretazione cadrebbe in contraddizione anche il riferimento all’accessibilità dei disabili che pure è consentita (ma senza infrastrutture sarebbe impossibile).
Tra il definitivo e il progetto esecutivo si dovrà perfezionare il progetto nella specificità delle prescrizioni e se si riterrà la necessitàdi produrre altre valutazioni, non sarà impossibile. Come accordato con l’Ass. Amici di Punta Aderce, si creerà un tavolo di supervisione con le associazioni. Vasto reclama queste infrastrutture. Da amministratori abbiamo il dovere di dare prospettive al nostro territorio e a chi lo abita.
Il convegno organizzato dall’Amministrazione il 1 marzo, in cui si è spiegato pubblicamente il progetto, le criticità del territorio e le prescrizioni accolte, ha avuto un momento dedicato agli interventi dal pubblico con il chiaro obbiettivo di ricevere ulteriori spunti di riflessione. Spiace però che, tra una platea gremita, alcuni scettici al progetto non siano intervenuti, alcuni non hanno nemmeno ritenuto di essere presenti.
Opporsi a quest’opera significherebbe non considerare la grande opportunità di evitare l’invasione ben più impattante delle auto. In particolare uno studio olandese esposto nel corso del convegno valutava come del tutto assenti le ripercussioni legate all’utilizzo delle bicicletta su specifici specie animali, in particolare ornitologiche.
D’altronde la costruzione della pista ciclabile sarebbe una garanzia di manutenzione dell’area altrimenti in preda a fenomeni di forte degrado idrogeologico che già oggi ne limitano se non impediscono la fruizione a bikers e pedoni.
La pista ciclabile permetterebbe di attivare quei servizi di turismo ambientale che possano garantire il reperimento di fondi per la sua manutenzione. Secondo gli studi di economia turistica presentanti al Convegno del 1 marzo, gli investimenti sulle piste ciclabili si ripagano da sole nel giro di un anno.
L’aspetto politico più grave sta nel fatto che queste posizioni rischiano di indebolire l’azione di sensibilizzazione a favore del Parco della Costa Teatina. Quante volte abbiamo promosso l’opportunità di una pista ciclabile della Costa Teatina, come un infrastruttura attrattiva all’interno del Parco? La pista ciclabile sull’ex tracciato ferroviario come un valore aggiunto da preservare?
Da ambientalista che è sempre stato in prima fila per la perimetrazione del Parco, questo è inaccettabile.
In fine una considerazione sul rappresentante delle associazioni ambientaliste nel Comitato di gestione. La sua nomina è stata fatta nel rispetto delle regole, che potrà essere non condivisa, ma lo avete ringraziato voi stessi per aver coinvolto le associazioni, a dimostrazione che sulle scelte concrete la partecipazione non è mancata.
Sperando che alcune informazioni siano ritenute utili, l’Amministrazione non chiuderà le porte ai contributi propositivi”.