Le tre chiavi trovate addosso a Marco Del Vecchio al momento dell’arresto non aprono la sua stanza, dove il 18 novembre 2012 sono stati trovati i cadaveri dei suoi genitori, uccisi con 111 coltellate il pomeriggio precedente. Ma dalle testimonianze dei due carabinieri che la porta di quella camera l’hanno sfondata a spallate scoprendo i corpi senza vita, emergerebbero elementi interessanti ai fini della sentenza. Si è conclusa con un punto a favore dell’accusa e uno della difesa la giornata del sopralluogo sulla scena del crimine e della nuova audizione di due testimoni-chiave.
Marco Del Vecchio – il 39enne imputato dell’assassinio dei suoi genitori, Emidio Del Vecchio e Adele Tumini – è rimasto fuori dall’abitazione. Alla richiesta del giudice, Anna Rosa Capuozzo, ha risposto che non voleva entrare. Sorvegliato dagli agenti della polizia penitenziaria, ha atteso la conclusione delle operazioni nel piccolo parcheggio antistante la palazzina.
Le analisi genetiche – Sono attesi entro la fine di marzo i risultati delle analisi genetiche sulle tracce di sangue trovate sulle scarpe e la giacca indossate dall’imputato al momento dell’arresto, avvenuto nel centro di Vasto, e su due Mocio-Vileda trovati che potrebbero essere stati utilizzati per ripulire il luogo del delitto. Inoltre, il magistrato giudicante avrà presto a disposizione anche gli esiti della perizia sui tabulati telefonici delle tre persone che ha indicato nell’ordinanza di febbraio.
Il 15 aprile si torna in aula per la deposizione di Marco Santacroce, maresciallo del Ris che riferirà sugli esiti degli esami di laboratorio. Nella stessa udienza, si rinnoverà la discussione tra accusa e difesa, con la requisitoria del pm, Enrica Medori, e le arringhe degli avvocati di parte civile (Gianni Menna) e difesa (Raffaele Giacomucci). Poi si andrà a sentenza, probabilmente in una data successiva.