Una vita per la famiglia e per il pane. Così si potrebbe riassumere l’esistenza di Leonardo e Chiara Spatocco, che compiranno quest’anno rispettivamente 85 e 80 anni. E più di metà della loro vita l’hanno trascorsa tra forno e farina. La tradizione dei fornai vastesi affonda le radici nel tempo, con tante famiglie che hanno tramandato quella che può essere considerata a ben vedere una preziosa arte. Tempo fa, il caro amico Francescopaolo D’Adamo, sempre attento a ciò che riguarda la vastesità, ne aveva fatto una rassegna. Per raccontare la storia di questa domenica abbiamo scelto loro, che sono una coppia nella vita e nel lavoro (così come nella migliore tradizione delle attività artigianali) e che hanno tramandato la bottega a figlie e nipoti. Ancora oggi, nonostante siano ampiamente in età da pensione, tutte le mattine scendono nel laboratorio, che si trova al piano interrato del palazzo dove abitano, richiamati dal profondo legame con il pane. Per incontrarli, quindi, a me e Costanzo è toccata una mezza levataccia (e non è la prima volta, a testimonianza di quanti siano i lavori notturni nella vita di una città) e siamo stato accolti dal profumo del pane appana sfornato. Alle 5.30 ormai è stato tutto cotto e nel laboratorio abbiamo trovato uno dei due generi di Chiara e Leonardo, intento, insieme ai dipendenti, a completare le operazioni di pulizia.
Pochi minuti ed ecco che arrivano, con passo svelto e per nulla assonnati, ormai è una vita che sono abituati a questi orari. A Leonardo, Narducc’, come lo chiama la moglie, il compito di condire delle teglie con le pizze da finire di cuocere. Controlla che il pomodoro sia condito, “ma l’estate è tutta un’altra cosa, ci sono gli ingredienti freschi, ad iniziare dal basilico” e poi inizia a versarlo sulle basi. Le dinamiche della coppia emergono con molta trasparenza e schiettezza. E poi è lo stesso Lonardo a confermare con un gran sorriso, “chi comanda è lei!”. E la moglie non smentisce, ricordando come l’economia e la gestione domestica siano sempre appannaggio delle donne. Sono sposati da 58 anni e dal 1969 hanno la loro attività, anche se prima lavoravano nel forno della famiglia di Leonardo, nel forno Spatocco in corso Mazzini. “Io però ero sarta – racconta la signora Chiara con un evidente pizzico di nostalgia -. Sono stata anche più di un anno a Milano, in una grande sartoria. Poi mi sono sposata, c’era bisogno di forza lavoro nel forno e così sono tornata. Lei nella produzione, dove ha imparato a fare il pane e tutte le altre specialità. Il marito, invece, dedito alle consegne. Fino a quando non hanno deciso di mettersi in proprio, con il primo forno a San Michele. Poi, un paio d’anni più tardi, il trasferimento in via San Felice, dove sono ancora oggi. Nel complesso più di 50 anni di vita notturna. “Si inizia la sera e si finisce la mattina”. Ed oggi, che l’attività è portata avanti dal resto della famiglia, con le due figlie, i due cognati e i nipoti a dividersi in compiti, loro comunque restano impegnati. “Io vengo qui tutte le mattine a quest’ora, pulisco, e poi preparo il pane grattugiato, la mollica. Non si può mica sprecare il pane”. E Leonardo ancora oggi si dedica a qualche consegna. “Le persone anziane non possono venire qui sotto perchè è scomodo, e così lo porto io”. I ricordi del passato affiorano in maniera netta. “Prima non c’erano tutte queste macchine – racconta Chiara – si faceva molto a mano. Per questo bisognava saper fare il lavoro, per avere un buon prodotto”.
Invece Leonardo, che ogni tanto fa trasparire un po’ di timidezza davanti agli scatti di Costanzo, era sempre in giro. “Andavo al porto, dai pescatori e poi dove capitava. Una volta mi ricordo che caricai una cesta di pizze, era estate, per andare sulla spiaggia di Montenero. A quei tempi non c’erano i bar e i chioschi come oggi, in un attimo le ho vendute tutte”. Un affiatamento tenuto insieme da quei segreti che sono alla base di ogni famiglia che praticamente trascorre ogni attimo nel segno di una forte unione. Anche se, come ci racconta la moglie, “i litigi ci sono, è normale”. Da qualche anno, le nuove generazioni della famiglia Spatocco, hanno voluto rendere omaggio alla fornaia di casa, dando alle specialità da forno il suo nome, il Pane di nonna Chiara. “Hanno fatto tutto loro. Mi ricordo che mi hanno fatto trovare il camioncino con la scritta. È stata davvero una bella sorpresa”, dice ripensando a quel momento. Inizia a vedersi qualche raggio di sole e nel laboratorio arriva già la prima telefonata. I furgoni con il pane da consegnare nei supermercati e negli altri punti vendita da servire (tra cui l’ospedale) sono partiti. Gli operai stanno per andare via dopo la notte trascorsa a lavorare e toccherà a nonna Chiara entrare in azione per sistemare tutto così da far trovare il laboratorio pronto quando si dovrà iniziare ad impastare per il nuovo ciclo di lavoro. “Non riescono a stare lontani da questo posto – dice sorridendo il genero”. E non potrebbe essere altrimenti, visti tutti gli anni trascorsi tra forno e farina, strade e pane da consegnare, giorno dopo giorno. Leonardo, molto più silenzioso nel nostro incontro, ha continuato a curare le sue pizze che cuociono in forno. Quando sono pronte è con orgoglio che le tira fuori ancora fumanti, pronte per essere gustate da chi le acquisterà. Così da tantissimi anni e così sarà ancora per tanto tempo, visto che l’energia non manca di certo a Leonardo e Chiara, che continuano ad essere il riferimento per la famiglia quando si tratta di dover preparare qualcosa. “Ogni tanto mi chiamano per chiedermi, come si fa questo? E io spiego tutto. Alla fine la ricetta riesce”, mi dice con soddisfazione. Noi li salutiamo, lasciandoli alle loro attività, che porteranno avanti con la stessa passione del primo giorno, anche se oggi non fanno più tutto il turno notturno, ma restano comunque legati a questo forno che in fondo è la loro vita.
Testo di Giuseppe Ritucci
Foto di Costanzo D’Angelo