Avevamo scelto la sua voce per “benedire” la notizia dell’ammissione della BCC Vasto Basket alla DNB. “La serie B per una piazza come Vasto, con il pubblico e l’organizzazione che ci sono è il minimo che ci possa essere”, diceva Vincenzo Dipierro ad agosto, nel giorno in cui alle voci che si rincorrevano era stata ufficialità. Il play lucano, classe ’79, arrivato a Vasto in tempi che ormai sembrano molto remoti (sono esattamente due anni, la terza stagione agonistica), si è da subito guadagnato sul parquet i gradi del leader e ancora oggi è il fulcro del gioco biancorosso.
L’ultimo periodo non era stato semplice, con qualche fastidio alla schiena che ti ha condizionato fisicamente.
Ora è tutto a posto. Dalla partita con Giulianova ho iniziato a risentirmi bene. Ma non si può essere sempre al massimo, in un paio di partite ho stretto i denti, non mi sentivo nel pieno delle forze. Poi dipende anche dal livello agonistico delle partite, dal loro andamento. Anche domenica scorsa stavo bene, per fortuna nell’ultima parte di gara sono potuto stare tranquillo in panchina.
Abbiamo imparato a conoscere il tuo gioco, che ti porta molto a bucare le difese avversarie e andare a canestro. In questa stagione però qualche modifica nell’assetto c’è stato.
Troviamo difese più chiuse, ci sono allenatori più preparati sugli schemi. Sul pick and roll c’è sempre il raddoppio o magari c’è qualcuno che mi segue a tutto campo. Ma io mi adatto, se riesco a creare un vantaggio per me vado al tiro, se scattano gli aiuti creo per gli altri. E’ chiaro che se vengo raddoppiato io c’è uno dei compagni che può tirare con i piedi a terra.
La forza della squadra è che i canestri possono arrivare da tutti i giocatori che scendono in campo, avete tutti una buona mano.
Fortunatamente abbiamo buoni tiratori. Sergio e Serroni, se li lasci tirare fanno male, anche Durini sta diventando sempre più importante. Poi abbiamo uomini d’area, che tagliano le difese. Diciamo che siamo completi per poter esprimere un buon gioco.
La salita in B è stata incerta fino all’ultimo. A conti fatti sei ancora convinto sia stata la scelta giusta?
Se quest’anno avessimo fatto la C sarebbe stato uno spaventoso passo indietro. La squadra, dal mio punto di vista, è buona, anche se all’inizio neanche io avrei pronosticato questa posizione in classifica, perchè alla fine siamo corti per poter lottare per certi obiettivi. Conoscevo la maggior parte di loro ed ero fiducioso al massimo nei compagni di squadra, nell’allenatore. Siamo tutti bravi ragazzi, pronti a sacrificarci l’uno per l’altro. Ed è bello perché lo facciamo spontaneamente.
La carica agonistica non vi manca, ma non andate mai oltre le righe. In altre situazioni capita di vedere compagni che si mandano a quel paese per tutta la partita o squadre senza armonia. Qual è la ricetta per questa serenità?
Litigi tra di noi non ce ne sono mai stati. Ci si parla, ma sempre in modo abbastanza tranquillo. Io forse sono quello che in partita si agita di più, magari quando c’è qualcosa che non va nel match. Poi conosciamo i difetti l’uno dell’altro. Se magari tende ad essere un pelo più egoista nello specifico episodio, sappiamo che ci può stare. Poi è chiaro che vincere aiuta a non avere nervosismi che magari fanno scattare quei meccanismi di tensione.
State entrando nella fase calda del campionato. La fine della fase regolare, poi quella ad orologio, poi degli ormai certi playoff. Quanto rischio c’è di arrivare col fiato corto?
Dovremo gestirci nel miglior modo possibile, cercando attraverso gli allenamenti di non andarci troppo pesante. Ma secondo me alla lunga pagheremo, perché fisiologicamente è impossibile non avere dei cali. Questo verrà accentuata quando inizieranno i playoff e si giocherà ogni tre giorni. Giocando in 7 non hai tutto questo tempo per recuperare rispetto ad una formazione che gioca in dieci. Là si vedrà di più questo gap nel roster.
Nei tuoi anni a Vasto hai visto crescere l’entusiasmo attorno alla squadra. Avverti questi cambiamenti verso una maggiore passione per il basket?
Si tocca proprio con mano. Quando sono arrivato non c’era l’entusiasmo che oggi si è creato. Tanta gente si è avvicinata alla pallacanestro. Se prima uscivo per strada e incontravo una sola persona che seguiva il basket oggi sono davvero in tanti a fermarsi, a chiedere informazioni, a commentare le partite. O perché magari hanno il figlio che gioca a minibasket o si sono appassionati alla squadra. Quando leggi le notizie sul campionato, sai che c’è una squadra della tua città nelle prime posizioni, se ti piace lo sport sei portato ad avvicinarti.
Eppure la pallacanestro in Italia continua a non trovare spazi importanti sugli organi d’informazione. Perchè?
Finchè c’è il calcio che la fa da padrone è difficile, è troppo più commercializzato. Anche guardando i programmi sportivi sono presenti tutte le categorie del calcio mentre la serie A di basket, la massima serie, viene inserita solo nelle notizie flash. Dovrebbero fare ogni giorno servizi sugli italiani che giocano in NBA, il campionato più importante e bello che c’è. Ora hanno dato attenzione a Belinelli che ha vinto la gara da tre, ma lui ogni notte va in doppia cifra. Purtroppo il basket è troppo penalizzato in Italia, ma meriterebbe più attenzione.
Si vedono sempre più ragazzini che a fine partita vengono in campo a chiedervi autografi, anche agli under che hanno qualche anno più di loro e hanno giocato poco o per nulla. Inizia ad esserci una sorta di popolarità attorno a voi cestisti?
In una realtà di queste dimensioni è così. E vedere un ragazzino che si avvicina e chiede di firmare un pallone o una maglietta dimostra che c’è interesse verso questo sport. Poi la squadra senior è un punto di riferimento per quelli del settore giovanile: imitare le scarpe di un Biagio Sergio piuttosto che la barba di Marinelli è una cosa che ci sta. E ci fa sentire la responsabilità di essere da esempio per i più piccoli.
In una delle ultime intervisti ci dicevi che ti piacerebbe impostare la tua vita, oltre al basket, per restare qui a Vasto. È ancora così?
Le prospettive restano le stesse, Vasto è un ambiente dove si sta molto tranquilli. Sarà perché arrivo da un paese di 3mila abitanti quindi rispetto a casa mia c’è una differenza abissale. Se si creano i presupposti giusti per restare a Vasto lo farò molto volentieri.
Veniamo al campionato. Sabato andate a giocare in casa dell’Eurobasket Roma. Sfida da non sottovalutare anche perchè c’è Senigallia da mantenere a distanza di sicurezza.
Bisogna mettercela tutta per vincere, poi non è detto che se fai il massimo vinci in maniera automatica. Sicuramente qualcosa in più di loro abbiamo, altrimenti la classifica sarebbe al contrario, però è pur vero che loro in casa si trasformano. Le formazioni che magari hanno meno talento individuale e più agonismo in casa la mettono molto sulla bagarre. Delle volte ti può andare bene altre rischi di perdere una partita senza averci capito nulla. Dobbiamo andare là con la testa concentrata, sappiamo che ci dobbiamo gestire bene.
Poi c’è settimana di pausa. Sarà l’occasione per tirare un po’ il fiato?
Si spera sia un toccasana per le nostre gambe e per le nostre teste. Andare in campo ogni domenica e sapere che devi stare attento a non fare falli, che magari non puoi giocare come vorresti, alla fine è logorante. Potremo allenarci senza dover pensare alla partita della domenica e concentrandoci sul recupero di qualche acciacco per poi ripartire nel miglior modo possibile, visto che ci aspettano gare difficili.