15.00 – Niente sentenza. Il giudice Anna Rosa Capuozzo ha accolto la richiesta del pm Enrica Medori di procedere ad un’integrazione probatoria. Verranno acquisiti i tabulati telefonici riferiti ai protagonisti della vicenda nel giorno dell’omicidio, tutti i verbali di servizio dei carabinieri e sarà effettuato un nuovo sopralluogo nella casa di via Anghella.
Verranno nominati dei nuovi periti che presteranno giuramento il giorno 4 marzo. L’11 marzo ci sarà il sopralluogo nell’abitazione dove sono stati uccisi Adele Tumini ed Emidio Del Vecchio.
13.10 – L’udienza è sospesa. Il giudice si è ritirato per esaminare la richiesta formulata dal p.m. Enrica Medori di procedere ad un’integrazione probatoria sulla base dei reperti rinvenuti sul luogo del duplice delitto. A questo punto potrebbe esserci un’ulteriore rinvio della sentenza.
E’ il giorno decisivo. Quello in cui il giudice emanerà la sentenza sull’omicidio di via Anghella. Per la pubblica accusa, Marco Del Vecchio deve essere condannato all’ergastolo con tre anni di isolamento diurno. E’ quello che ha chiesto due settimane fa, al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero Enrica Medori. Il 39enne è accusato di aver ucciso a con 111 coltellate i suoi genitori: 72 fendenti sul corpo della madre, Adele Tumini, e 39 contro il padre, Emidio Del Vecchio. La Procura ha chiesto il massimo della pena per omicidio volontario con le aggravanti della crudeltà mentale e della minorata difesa, quest’ultima in considerazione del fatto che l’atto è stato compiuto ai danni di due anziani e il padre dell’uomo era disabile.
La discussione – Quella di 15 giorni fa è stata un’udienza lunga sette ore. A porte chiuse, come sempre nei processi con rito abbreviato, nell’aula gup del piano terra del palazzo di giustizia di via Bachelet, si è svolta la decisiva discussione che precede la sentenza.
Il giudice, Anna Rosa Capuozzo, ha chiamato a testimoniare diverse persone: la sorella dell’imputato, Nicoletta Del Vecchio, suo marito e i carabinieri che hanno arrestato il 39enne. Poi la requisitoria del pm, l’arringa dell’avvocato di parte civile, Gianni Menna, per complessive due ore, quindi una pausa di una quindicina di minuti e l’arriga difensiva di 40 minuti dell’avvocato Raffaele Giacomucci.
Il legale dell’imputato ha sostenuto l’esistenza di incongruenze negli orari riferiti dai testimoni e messo in dubbio la presenza in casa di Marco Del Vecchio al momento del brutale delitto. Infine si è appellato al principio contenuto in una sentenza della Corte di cassazione, secondo cui anche un grave disturbo della personalità potrebbe diminuire la capacità d’intendere e di volere, purché esista un nesso eziologico, ossia la minorata capacità mentale abbia determinato il delitto. Sull’incapacità parziale punta la difesa per ottenere, in caso di condanna, uno sconto di pena.