Fiori, calcio e quella finale persa all’Aragona. Il baffo è sempre lo stesso, segno distintivo di Sebastiano D’Adamo. Per una ventina d’anni è stato uno dei riferimenti del campionato Amatori nel Vastese, con la squadra a cui non ha mai fatto mancare il sostegno. Una mattinata nel suo negozio di via Ciccarone, a due passi dall’ospedale di Vasto, è uno scorrere di aneddoti legati al calcio. Attività “storica”, nata nel 1977. “Per 5 anni ho fatto il geometra in un’impresa di costruzioni. Poi c’era mia moglie che faceva la fioraia e poi ho iniziato anche io. Abbiamo aperto il negozio nel 1977 in via Crispi. A Vasto c’erano Spadaccini, Stivaletta e Pasquale Di Credico, in piazza. Quell’anno aprimmo io e Renato Di Credico”. Dopo un paio d’anni il trasferimento nel locale attuale contraddistinto dal cuore rosso. “Quando dovevo scegliere un logo era il periodo della festa della mamma e quindi c’era questo cuore dedicato alle mamme. Ho pensato che il logo dell’attività dovesse essere una cosa che tutti potessero associare sempre alla mia attività e che fosse semplice da ricordare”. Il viavai nel negozio è diminuito rispetto al passato. “Un tempo si vendeva molto di più. Ora molto meno, c’è poco da spendere, ma noi cerchiamo di fare quel che si può, anche grazie a mio figlio, con cui stiamo cercando di apportare qualche innovazione nel lavoro”.
Dai fiori al calcio il passo è brevissimo. Anche perchè quando entri in negozio non puoi fare a meno di notare la parete piena di foto di squadre. Ovviamente tutte marchiate “D’Adamo fiori e piante”. L’attenzione di Costanzo viene subito catturata dalle foto che mostrano i segni del tempo e che sono una sorta di raccolta Panini murale, su cui riguardare tutti i giocatori che hanno militato nelle squadre di D’Adamo, i cui baffi cambiano colore man mano che la data si avvicina a quella di oggi. La prima esperienza risale alla stagione 1988/89, campionato Amatori Figc. “Venne Emanuele Puddu a chiedermi di dare una mano per la squadra. Io accettai di essere sponsor della formazione che si chiamò Agorà-D’Adamo”. E da lì partì una lunga esperienza, in cui ci furono molti anni di settore giovanile “con Giovanni Di Paolo come allenatore. Si era creato un buon movimento, per un anno abbiamo avuto anche il nome Pro Vasto”. In tanti anni, però, Sebastiano non ha mai provato la gioia di una vittoria del campionato. “Al massimo siamo arrivati secondi. Però abbiamo vinto molte volte la Coppa Disciplina. Ecco, al comportamento io ci tenevo particolarmente. La lealtà e la correttezza devono essere la prima cosa. E’ chiaro che se si va in campo si vuole vincere, ma bisogna sapere quando fermarsi. Io dicevo sempre ai miei giocatori: se un avversario vi scappa non entrate duro, piuttosto tiratelo per la maglia. Domani dovete andare tutti a lavorare e non dovete farvi male”. Comportamento e correttezza, simboleggiati anche dal mazzo di fiori, e come poteva essere altrimenti, consegnato dal capitano all’avversario prima del calcio d’inizio. “Lo abbiamo sempre fatto, anche con i ragazzi. Il calcio deve essere un divertimento. Anche se non sono mai mancati gli sfottò: come quando avversari mi hanno consegnato delle gomme da masticare prima del match (come per dire, “masticati queste!”) o dei limoni. Altre volte, invece, usciva fuori una ventricina che poi si mangiava tutti insieme”.
Costanzo, che certamente mastica calcio meno di me, vede il poster del San Salvo accanto a quello della Pro Vasto e ne chiede conto a Sebastiano che, orgoglioso, dice: “Sono lì perchè ci sono due dei miei figli. Alessandro, che oggi gioca a Casalbordino, e Nicola, che oggi fa il personal trainer a Bologna”. Con un papà così appassionato non potevano che seguire le sue orme in qualche modo. Tra le tante squadre di calcio c’è anche una foto in bianco e nero con un gruppo di pugili. “Me l’ha portata un cugino di mia madre, che era pugile da giovane. Quando ha visto tutte le squadre ha desiderato particolarmente essere con la sua foto in questa parete sportiva. E a me non ha fatto che piacere”. Ascoltando i racconti di Sebastiano tornano spesso i concetti di rispetto, disciplina, buon comportamento. “La squadra doveva essere basata sul rispetto. Se c’era qualcuno che aveva l’ossessione di vincere o fare chissà cosa, lo facevo andare in qualche altra squadra. Però chi restava doveva essere in armonia con gli altri”. Il gruppo prima di tutto, con tanti bravi giocatori che hanno vestito la maglia con il suo marchio. “Tra i più bravi sicuramente Nicola Forte. All’epoca lo volevano a San Buono, gli avrebbero dato 100mila lire a partita e 100mila lire a gol. Ma lui decise di rimanere con noi. Era proprio bravo. Uno patito per il calcio era Pino Piccirilli. Pensa che il giorno del matrimonio di suo fratello, di cui era anche testimone, finita la cerimonia venne a giocare e poi tornò al ristorante in cui si svolgeva la festa. Poi ho avuto Gianni Piccinini, Suero, Lorenzo Russo, lo stesso Giovanni Di Paolo, che poi curò le giovanili, Giuseppe Colaneri. Il mio mister di fiducia, Raffaele Baccalà, e poi mister Schiavone. Sono stati tantissimi, in tanti per molti anni sono rimasti legati alla squadra”. E anche qualche episodio simpatico con gli avversari. “In tante occasioni c’era lo scontro, sempre simpaticamente parlando, con Luigi Sperinteo, presidente del Golfo Calcio. Anche lui era un grandissimo appassionato come me”.
Anche nelle squadre giovanili sono passati tanti ragazzi. Tra i più talentuosi Sebastiano ricorda Michele Vino. “Ha un anno più di mio figlio Nicola ed erano tutti e due alla Renato Curi, quindi tante volte li accompagnavo. Da ragazzo era già molto forte”. Ovviamente, pensando al campionato amatori, prima Figc, poi Csi, gli aneddoti non mancano. Uno, incredibile, è legato alla squadra della stagione 94/95, per Sebastiano la più forte tra quelle avute. “Eravamo all’Aragona per giocare la finale della Coppa Città del Vasto. Uno a zero per noi. Il portiere, Francesco Cianci (papà di Nicola, oggi portiere in Eccellenza), si era portato dietro il cellulare, un apparecchio enorme. E, mentre armeggiava con quello, subiamo gol da centrocampo”. Noi rimaniamo increduli sull’episodio, ma lui sorridendo ripensando magari alla rabbia di quel giorno. “E sì, Francesco era bravissimo in porta, ma era dura tenerlo a bada!”. Poi arrivò anche il 2-1 e Nicola Forte, il più bravo della squadra, dopo aver scartato metà degli avversari, “ha tirato, male, in porta invece che passare ai compagni. Arrivammo secondi per quel gol da centrocampo. Anche se, devo dire, ne abbiamo presi parecchi di gol dalla lunga distanza nel corso delle stagioni”. E ora, anche se continua a dare una mano al Vasto Sud, si è allontanato dal calcio. “Il tempo che dedicavo allo sport oggi lo dedico alla cura dell’orto. Anche se ogni tanto vengono a rubarmi polli e galline, non so come devo fare! Nel calcio oggi c’è troppa aggressività, non lo sento più un mondo adatto a me”. E continua comunque la sua attività di fioraio, nonostante la crisi che si fa sentire. Sebastiano sorride sotto i suoi baffi e chissà che prima o poi non lo ritroveremo ancora nelle vesti di presidente.
Testo di Giuseppe Ritucci
Foto di Costanzo D’Angelo