Una vicenda inquietante e che potrebbe avere ulteriori risvolti se venisse appurato il collegamento con la morte sospetta di Antonio Bruno, di cui è stata effettuata l’autopsia a tre mesi dalla morte. Quella che i carabinieri hanno scoperto a Roccaspinalveti è una “casa degli orrori“, scenario di inaudite violenze familiari.
Le vittime un’anziana di 80 anni e sua figlia di 63. Gli aguzzini erano M.M., 38 anni, figlio di quest’ultima e nipote dell’anziana, e la sua compagna di 33 anni, A.L. le iniziali. A porre fine ad un anno di violenze sono stati i carabinieri della Compagnia di Vasto, che hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere richieste dal pm Giancalo Ciani ed emesse dal G.I.P. del Tribunale di Vasto, Dott.ssa Capuozzo. Per i due le accuse sono di concorso in maltrattamenti in famiglia ed estorsione.
A ricostruire i particolari della vicenda è una nota del comando provinciale dei carabinieri di Chieti. “L’anziana, lo scorso Giugno, aveva accolto in casa il nipote e la sua convivente che si erano offerti di accudire lei e suo marito 82enne, all’epoca malato e successivamente deceduto a novembre. I buoni propositi palesati dal nipote si erano però rivelati da subito falsi poiché, fin dai primi giorni, il 38enne e la sua compagna avevano iniziato a maltrattare gli anziani percuotendoli anche in modo violento, offendendoli ma soprattutto pretendendo da loro soldi e l’uso della macchina di proprietà del nonno”.
Dopo alcune settimane, la 80enne esasperata aveva chiesto aiuto alla figlia, madre del giovane, per mettere fine ai continui soprusi. Così la 63enne si era trasferita da Casalbordino, dove risiedeva, nella casa materna di Roccaspinalveti. “La situazione – proseguono i carabinieri- però non è cambiata e anche la nuova arrivata ha dovuto fare i conti con il figlio e la nuora che non le hanno risparmiato il trattamento che fino ad allora avevano riservato ai nonni”.
Nel corso dei mesi più volte i carabinieri della stazione di Roccaspinalveti erano dovuti intervenire nella casa degli anziani, dove erano state segnalate violente liti familiari. Ma la paura di subire ulteriori violenze e ritorsioni era stata talmente forte da impedire alle vittime di prendere coraggio e sporgere denuncia nei confronti della coppia di aguzzini. Solo nello scorso mese di gennaio l’anziana era stata convinta a formalizzare una denuncia e si era presentata in caserma per raccontare le violenze subite. A qualche giorno di distanza anche la figlia ha sporto denuncia contro i due.
“I Carabinieri – prosegue la nota stampa -, che fino ad allora avevano incontrato enormi difficoltà ad avvicinare le vittime a causa della loro convivenza con gli aguzzini, sono riusciti a ricostruire per bene tutta la vicenda e a venire a conoscenza di particolari sconcertanti. Tra tutti l’episodio avvenuto a dicembre dello scorso anno quando il nipote aveva scaraventato un tavolo contro la nonna, ferendola ad una gamba, tanto da costringerla al ricovero presso l’ospedale di Vasto. Segnalate ed accertate anche le continue minacce di morte e di dare fuoco all’abitazione se l’anziana non avesse consegnato alla coppia 8 mila euro e non avesse intestato loro l’auto di proprietà del nonno ormai defunto”. E il nonno defunto potrebbe essere proprio l’uomo di cui nei giorni scorsi il dottor Pietro Falco ha effettuato l’autopsia su disposizione della magistratura. Se l’esito delle analisi tossicologiche dovesse dare esiti positivi le accuse per i due potrebbero essere ben più gravi.
Quando la scorsa mattina i carabinieri si sono recati presso l’abitazione dei due giovani per trarli in arresto, hanno recuperato 17 grammi di hashish nascosti in un comodino, oltre ad un vero e proprio arsenale. “In una stanza sono stati trovati tre fucili di proprietà del nonno defunto e regolarmente denunciati all’epoca dallo stesso, un calibro 12 marca Benelli, un calibro 12 sovrapposto marca Beretta e un calibro 24 marca Beretta, che di fatto erano ormai nella materiale disponibilità del nipote. Quest’ultimo, tra l’altro, era anche gravato da un provvedimento di diniego alla detenzione di armi, esplosivi e munizionamento a seguito di un episodio di minacce avvenuto in passato. Per queste ragioni è stato anche denunciato per inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, detenzione di armi e munizioni. Nella stanza oltre ai fucili del nonno i Carabinieri hanno anche recuperato 1211 colpi calibro 12, 22 e 7,65, oltre a 58 bossoli di vario calibro, 8 frecce per balestre con punte in acciaio, 2 balestre con puntamento ottico di precisione, un arco professionale con carrucole e una Katana”.