Due anni di accurate indagini per ricomporre l’intricato puzzle criminale nel vastese. Dall’operazione Tramonto, che nei primi giorni del 2012 accese i fari su una situazione alquanto preoccupante, ad Adriatico. Secondo le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia aquilana, nel Vastese era operante un’associazione criminale di stampo camorristico, con l’uso sistematico della violenza per la gestione del mercato di sostante stupefacenti. L’operazione Tramonto fu la conferma, come spiegò l’allora procuratore della Repubblica di Vasto, Francesco Prete, che questo territorio era il crocevia del traffico di sostanze stupefacenti. La consapevolezza che quegli arresti non avessero risolto il problema era evidente. Per questo i carabinieri della Compagnia di Vasto, guidati da settembre 2012 dal maggiore Giancarlo Vitiello, che ha preso il posto del maggiore Giuseppe Loschiavo, sono andati avanti senza sosta nelle attività di indagine.
I tanti arresti per spaccio di droga eseguiti nel corso degli ultimi 24 mesi, con le operazioni “Hot Spring” e “Car Wash“, solo per citarne alcune portate a termine dai carabinieri (a cui vanno aggiunte quelle svolte da Polizia e Guardia di finanza), hanno rappresentato l’evidenza che nel territorio del Vastese la criminalità operasse ormai a diversi livelli. Tutto questo, secondo quanto affermato oggi dall’operazione Adriatico, sotto il controllo dell’organizzazione facente capo a Lorenzo Cozzolino. L’attività principale è stata quella di ricomporre le dinamiche dell’organizzazione che tiene le fila dello spaccio nel territorio. C’erano poi una lunga serie di episodi criminali di vario genere, da attentati a persone, auto incendiate, vendette e tanto altro, da riconsiderare alla luce delle rivelazioni fatte da Cozzolino, che ha iniziato a collaborare con la giustizia. Attività che hanno visti impegnati tutti i militari della Compagnia vastese. Il blitz della scorsa settimana è solo l’ultimo passaggio in ordine di tempo nella ricostruzione del puzzle. Ora la parola passa alla magistratura, che dovrà sostenere le tesi emerse dalle indagini, mentre per i carabinieri e le altre forze dell’ordine continuerà l’attività sul campo, con la consapevolezza che non si può abbassare la guardia neanche per un istante.