E’ proprio difficile non conoscerlo, anche perchè, come dice lui “un tempo ci conoscevano dal Friuli alla Sicilia”. Quando a tarda notte vuoi un caffè e un cornetto, uno dei pochi posti in cui puoi trovarlo è sulla statale 16. Tutte le notti, dal lunedì al venerdì è dietro al bancone, dalle 21 alle 6 del mattino. Entri e ti accoglie con un grande sorriso, che riesce a scuotere anche i più assonnati. Da tanti anni è il “protagonista” della notte, cerimoniere di una sorta di santuario, meta costante di generazioni di vastesi e non solo. Aldo Grano, uno dei tre fratelli che gestiscono il bar del distributore Agip (perchè nonostante abbia cambiato nome in Eni certe tradizioni non cambiano) sulla statale 16, nel territorio di Vasto. “Andiamo a prendere caffè e cornetto da Aldo?” E’ la domanda che negli ultimi 40 anni tantissimi hanno rivolto ai loro amici quando, nel cuore della notte, si sceglieva di chiudere in “dolcezza” la serata o serviva lo sprint per continuare il divertimento. Sono molti i luoghi che restano aperti fino a tardi, altri, come i forni, iniziano molto presto a distribuire cornetti caldi. Ma il bar di Aldo resta aperto tutta la notte, “l’unico sulla statale 16 da Pescara a Termoli”, spiega lui orgoglioso. Dal 2006 è sempre lui a lavorare nel turno di notte, diventando un personaggio amato da tutti. La chiave è tutta lì, nella sua gentilezza con cui accoglie chiunque passi dalla porta. “Per me la gioia più grande è vedere i clienti che sono contenti”, dice mentre passa un paio di cornetti ad un ragazzo. Nel bar c’è un viavai di gente che non lascia un attimo di tranquillità ad Aldo, io faccio avanti e indietro lungo il bancone per non perdere le sue parole. Mentre sbirciavo sulla licenza appesa al muro ho visto che è nato in provincia di Potenza, in Basilicata. “Diciamo Lucania, che è meglio -spiega lui-, i lucani sono un popolo storico”.
Nel 1965, quando aveva 4 anni, si trasferì a Vasto perchè suo padre lavorava per un’azienda di estrazioni, e da allora sono rimasti in città. Nel 1972 la sua famiglia prende la gestione del bar, lui inizia a lavorarci con assiduità qualche anno dopo, e da allora sono lui ed i fratelli Rinaldo e Sergio, a portarlo avanti. L’apertura h24 in passato era un’esigenza dettata dal grande traffico sulla statale 16. “Prima si era in due a fare il turno di notte, il benzinaio con il barista. C’era un traffico di camion impressionante, e qui era un punto di sosta preferito da tanti. Anche chi percorreva l’autostrada, usciva e si fermava qui per un buon caffè, un po’ di riposo e partiva. Oggi, con questa crisi, si è ridotto tutto”. Inutile dire che di episodi e aneddoti Aldo ne avrebbe centinaia da raccontare. Ma, alla stregua di un confessore o di un avvocato, glissa sorridendo. A parlare per lui sono i clienti che continuano ad entrare ed uscire. Impressionante come sappia il nome di quasi tutti quelli che si avvicinano al bancone. Ma non solo. A molti non serve neanche ordinare perchè Aldo, in men che non si dica, ha già preparato tutto secondo le preferenze. “Dopo anni è normale che sia così – spiega con molta semplicità-. Anche perchè alla fine trascorro più tempo qui che a casa, quindi è normale che voglia creare un ambiente familiare”. Giovani, anziani, camionisti, guardie giurate. Pescatori, operai, operatori ecologici. Gente di passaggio che vede la luce accesa e si ferma, o gente che è venuta qui apposta. Dal bar di Aldo passa ogni notte uno spaccato della società.
Un gruppo di ragazzi entra, ordinano i caffè, prendono i cornetti, qualcuno chiede dell’Estathe. Lui simpaticamente, con lo sguardo contento, dice: “Eh, non vi farà mica male?”. Ci sono i clienti di passaggio e quelli che vengono appositamente, quasi tutte le sere, per fargli compagnia, perchè in fondo quella che si è creata attorno al bar è una grande comunità, “una grande famiglia”, dice Aldo. Entrano, a distanza di qualche minuto Egidio, che fa l’autotrasportatore, e Tommaso. Con Aldo sono amici da tantissimi anni, e con loro nel bar il livello di “caciara” sale notevolmente. Poco male, tanto non si disturba nessuno. Io e Costanzo insistiamo per conoscere qualche aneddoto e allora sono i due amici (non prima di essersi messi in posa per la foto ricordo) a tirare fuori dal cassetto dei ricordi un episodio particolare. “Sulla statale continuamente passano viaggiatori a piedi, in bicicletta. E capita che qualcuno voglia sostare qui dietro, dove c’è un giardinetto. C’erano due tedeschi che si misero a dormire nei sacchi a pelo. Nel bar c’erano alcuni ragazzi un po’ alticci, che andarono sul retro per fare i loro bisogni. Tra il buio e i riflessi allentati dove iniziarono a fare pipì secondo voi?” E giù risate ripensando alla scena. Sui viandanti che transitano da queste parti Aldo si fa un po’ malinconico. “Oltre ai viaggiatori si vedono tanti senzatetto, passano spingendo i carrelli della spesa con dentro le loro cose. Sono scene che prima si vedevano solo nelle grandi città. Ora ne passano quasi tutti i giorni”. E’ bello il modo con cui si passa dal discutere di argomenti seri a quelli più leggeri, con la battuta di Aldo o uno dei presenti pronta a sdrammatizzare. Passano le ore e continuano ad arrivare persone. Diversi camionisti, tra chi fa una sosta e chi ha finito il suo turno e vuole bere qualcosa di caldo prima di rientrare a casa. E’ Tommaso a ricordare un altro episodio del passato, quando il turno di notte lo dividevano Aldo e suo fratello Rinaldo, due settimane a testa. “Ogni sera era un divertimento, questo era il luogo di ritrovo. Dalla 167 venivo qui a piedi, quando via del Porto non c’erano mica le luci come oggi! Meno male che ogni tanto si fermava qualche macchina. Mi chiamavano a casa dicendomi: vieni qui con le salsicce che arrostiamo! E io partivo. Poi la mattina quando finiva il turno notturno mi riaccompagnavano a casa”. In quasi 40 anni di lavoro a contatto con la gente è inevitabile seguire le evoluzioni, o le involuzioni della società. Su questo Aldo si incupisce. “Dico solo una cosa. Quando ero piccolo e abitavo nei vicoli di Santa Maria tutte le porte avevano la chiave fuori. Ve lo immaginate ora?”.
Ma lui sembra non rassegnarsi, affronta tutto con un sorriso, anche gli aspetti più difficili di questo lavoro. “Dietro a molti sorrisi ci sono le fatiche quotidiane. Ma come potrei non essere sempre felice quando qualcuno varca quella soglia? Spesso quando entri in un locale neanche rispondo al saluto. Non lo concepisco proprio”. Tommaso, per prenderlo in giro, spiega il perchè di tanta allegria. “Oggi è al top perchè è venerdì e domani riposa. Aldo ha le variazioni d’umore. Venite qui il lunedì sera alle 22. Lo vedi e scappi! Quando si avvicina il fine settimana è allegro”. C’è da credergli? E’ l’una ed arrivano 4 ragazzi. Ovviamente il saluto è dei più calorosi e Aldo prepara l’ordine senza farli parlare più di tanto, lui già sa. “Perchè venite qui?”. La risposta. “Perchè Aldo è Aldo”. E poi rivolti a lui, “Aldo ma perchè non resti aperto anche il sabato e la domenica? Ora facciamo un gruppo su facebook. Anzi, ora andiamo a scrivere sul gruppo di cui parlano tutti: Sei di vasto se vai a prendere il cornetto da Aldo”. Il più grande di loro, che ha 27 anni, viene qui da quando ne ha 16, gli altri li ha “contagiati” col passare degli anni. Chiacchiere prolungate, perchè Aldo è davvero quello che ti immagini come l’amico di tutti, e poi vanno via. Si è fatto ormai molto tardi e vorremmo andare via anche noi. “E no, aspettate che arrivino i cornetti caldi!”. Come poter dire di no ad un simile invito? Poco dopo, col suo furgoncino bianco arriva Maurizio Daniele, che ha il laboratorio in città (anche lui stra-consciuto da generazioni di vastesi), consegna e beve qualcosa di caldo. Ci tocca il “sacrificio” di assaggiare le sue bontà, prima di salutare Aldo. Lui resterà al bar fino alle 6 del mattino, quando arriverà uno dei fratelli a dargli il cambio. Così tutte le notti della settimana (“ma almeno il sabato e la domenica fatemi risposare”), aspettando l’arrivo di tanti amici che vengono a trovarlo, per l’immancabile cornetto (o quel che volete), accompagnato da un sorriso sincero.
Testo di Giuseppe Ritucci
Foto di Costanzo D’Angelo
Foto – Aldo Grano
Foto Costanzo D’Angelo