E’ il giorno degli interrogatori degli indagati detenuti a Vasto. Il gip, Anna Rosa Capuozzo, pochi minuti prima delle 11 varcherà il cancello del carcere di Torre Sinello, dove ascolterà gli arrestati dell’operazione Adriatico, la prima inchiesta in cui in Abruzzo viene applicata la norma contenuta nell’articolo 416 bis del codice penale: associazione a delinquere di stampo mafioso.
Molti degli indagati si avvarranno della facoltà di non rispondere. Alcuni hanno già parlato con i loro avvocati, altri lo faranno prima degli interrogatori.
Ieri – La magistratura accelera i tempi. A due giorni dal blitz che porta il nome di operazione Adriatico, l’inchiesta sulle infiltrazioni camorristiche in Abruzzo, gli indagati detenuti a Vasto saranno chiamati a rispondere alle domande del gip del Tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, che li interrogherà per rogatoria.
Gli arrestati nell’operazione Adriatico.
Sono, in tutto, 84 gli indagati nell’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, con cui gli inquirenti ritengono di aver scoperchiato il Vaso di Pandora della camorra che aveva base nel Vastese, dove giovedì alle 2 del mattino, è stata eseguita la maggior parte dei provvedimenti restrittivi, al termine di un’indagine avviata nell’aprile 2012 dai carabinieri della Compagnia di Vasto.
L’operazione Adriatico ruota attorno alle rivelazioni di Lorenzo Cozzolino, il pentito di camorra trasferitosi a Gissi da quasi vent’anni. Dopo l’operazione Tramonto, scattata nel gennaio 2012, ha iniziato a collaborare con la giustizia. E Adriatico è il nuovo filone di un’inchiesta in cui, per la prima volta in Abruzzo, viene applicata la fattispecie di reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Diciotto persone in carcere, 11 ai domiciliari, 2 sottoposte a obbligo di dimora. Oltre 100 carabinieri impegnati a eseguire in Abruzzo, Campania e Puglia gli ordini di custodia cautelare emessi, tramite un’ordinanza di 500 pagine, dal gip dell’Aquila, Francesco Romano Gargarella. L’accusa è anche di traffico di droga, che veniva smerciata, secondo gli investigatori, in un’ampia fascia costiera compresa tra Francavilla al Mare e l’area di Vasto-San Salvo.